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CONFARTIGIANATO VICENZA: L’ “AFFITTO DELLA POLTRONA” NEI SALONI DI ACCONCIATURA ED ESTETICA NON È PREVISTO DALLA LEGGE

acconciatori

Torna alla ribalta la questione della “poltrona/cabina in affitto”, una proposta di legge che aveva l’obiettivo di consentire a esercizi di acconciatura ed estetica di affittare ad altri professionisti una o più postazioni di lavoro all’interno del proprio salone.

Doveva essere un importante traguardo da raggiungere entro il 2011, quando la proposta di legge – sostenuta da Confartigianato Vicenza – era arrivata fino alla X Commissione Attività produttive in Parlamento, salvo poi vedere interrotto il suo percorso per la caduta del governo. Da allora non si è verificato più nulla, eppure negli ultimi mesi si sono ascoltate dichiarazioni – anche da parte di Cna – che spacciano per tecnicamente già possibile questa forma contrattuale di lavoro.
«È chiaro tali affermazioni – sottolineano Renata Scanagatta e Valeria Sylvia Ferron, presidenti delle categorie Acconciatori e Estetica di Confartigianato Vicenza – rischiano di essere pericolose. L’affitto della poltrona/cabina è un salto nel buio che può solo creare danni se non esiste una specifica normativa di riferimento».
Mancano, infatti, tutti i presupposti per permettere l’accordo tra concedente e affittuario, che non può essere arbitrariamente definito tra le parti come fosse una constatazione amichevole, e altre perplessità sorgono in merito agli obblighi di sicurezza nella gestione del salone, che non possono ricadere su due attività distinte. Con queste condizioni si creano le premesse per contenziosi tra le parti, nonché situazioni che possono essere sanzionate dagli ispettori del Lavoro.
Inoltre, per quanto l’affitto della postazione di lavoro possa ritenersi una misura che accresce l’occupazione, in assenza di una legge che la disciplini non è permesso l’esercizio dell’attività a un semplice libero professionista senza i requisiti dell’imprenditore artigiano, svolgendo attività di servizi alla persona e quindi una professione artigiana.
«È necessario – aggiungono Scanagatta e Ferron – che i nostri colleghi siano esattamente informati sullo stato delle cose e non si lascino condizionare dalle false interpretazioni. Ripetiamo: senza una legge che regolamenti il campo di attività, gli accordi “fai da te” generano danni sia per l’imprenditore, sia per la sua attività».
Altrettanto va detto per la tendenza diffusa di liberi professionisti che, dotandosi della sola partita Iva, prestano lavoro nei saloni di bellezza. All’interno di un’attività imprenditoriale artigiana questa prassi non è consentita ed è soggetta ai controlli degli organismi preposti.
«Purtroppo molti non sono consapevoli del rischio a cui vanno incontro – aggiungono le dirigenti di categoria – a causa di disinformazione e di interpretazioni scorrette delle normative. A quanti intendono assumere personale o lavorare nei saloni, consigliamo di chiedere le necessarie istruzioni ai nostri sportelli Confartigianato Puntoimpresa diffusi nel territorio provinciale».