
15 aprile, Giornata del Made In Italy
Artigianato protagonista. Cavion (Confartigianato): “Mai come ora la qualità delle nostre produzioni va tutelata e promossa”
Martedì 15 aprile è Giornata nazionale del Made in Italy, promossa dal Ministero delle Imprese e del made in Italy, quest’anno alla seconda edizione. Una data scelta non a caso essendo il giorno della nascita di Leonardo Da Vinci, simbolo del genio e del talento italiano per eccellenza.
“Mai come in questo momento deve essere forte l’impegno per tutelare la nostra qualità manifatturiera e le competenze che sono diretta espressione delle tradizioni produttive dei nostri territori – spiega il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion-. Per questo Confartigianato continuerà a battersi per garantire che il nuovo quadro normativo, che dal 1° dicembre 2025 dovrà iniziare ad essere applicato in tutta Europa, risponda alle esigenze degli artigiani italiani”.
In questo contesto a Roma, il Ministero delle Imprese e del made in Italy, è stata lanciata la campagna “Artigianato, futuro del made in Italy” promossa da Confartigianato, con le altre Confederazioni artigiane e con Fondazione Symbola, per comunicare un’immagine moderna dell’artigianato.
“Va raccontato ai giovani, con linguaggi e strumenti a loro vicini, cos’è l’artigianato e come ha saputo nel tempo crescere abbracciando aspetti, come digitalizzazione, sostenibilità e internazionalizzazione, ambiti in cui ci sono interessanti margini di crescita – continua Cavion-. Al contempo vanno valorizzate le competenze già presenti in azienda e che rischiano di non trovare chi ne raccolga il testimone. Per questo, ed è l’altro aspetto importante, va anche spiegato al consumatore qual è la differenza tra un prodotto realizzato da un’impresa artigiana e uno diffuso a larga scala. Qualità, rispetto delle norme anche in tema di tutela dei lavoratori, attenzione alle nuove esigenze del consumatore, ricerca della sostenibilità (un prodotto artigiano non è ‘usa e getta’) anche sociale, ricadute positive sul territorio in cui l’azienda opera, valorizzazione di lavorazioni e competenze uniche. E’ quanto offrono gli artigiani mettendoci, di più, anche la faccia”.
Tra le iniziative promosse da Confartigianato anche la presentazione de ‘L’Abbecedario del made in Italy’, i nuovi linguaggi dell’artigianato’ progetto editoriale per raccontare il passato e il futuro dell’artigianato italiano. Tra gli eventi collaterali l’allestimento “Made In Italy al femminile” che vede protagonista, assieme ad altre 100 imprenditrici che si sono affermate nei loro settori, l’azienda Nanis Italian Jewels srl (Trissino) che partecipa con una propria creazione orafa.
La giornata del 15 aprile è anche l’occasione per fare il punto per capire come sta il Made in Italy. Nel caso di quello vicentino, nel quinquennio 2019-2024 il comparto dell’artigianato manifatturiero ha perso 805 imprese. Un dato che suona come un campanello d’allarme per il futuro del Made in Italy anche se non sempre si tratta di imprese che abbassano la saracinesca ma, in circa un caso su tre, di imprese che crescono, si evolvono e perdono le “caratteristiche” di artigianalità in senso stretto.
Se il Made in Vicenza frena in termini di prodotto immesso sul mercato (in 5 anni il comparto perde il 12,4% delle imprese) parallelamente l’export dimostra una vitalità importante con un +22% rispetto al pre-covid per un valore di volumi esportati pari a 22,4 miliardi di euro. A fare da traino gioielleria, bigiotteria, pietre preziose con un +79,8 %, seguono alimentari e bevande (+63,9%), elettronica e informatica (+45,8%) e legno e arredo (+35,8%). C’è da tenere in considerazione però che tra il 2019 e il 2024 i prezzi alla produzione nel settore manifatturiero sono aumentati del 18,3%.
In alcuni settori il comparto ha perso un’impresa su 10, in altri (macchinari, moda, elettronica) si arriva fino ad 1 impresa su 5 in meno. I dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto evidenziano il segno negativo per tutte le realtà artigiane della provincia, nessun settore escluso: se nel pre-covid le imprese del manifatturiero vicentino erano 12.704, di cui 6.485 artigiane, in 5 anni il comparto artigiano ha perso 805 attività. Un trend che, nonostante la ripresa post pandemia non accenna a fermarsi: nel 2023 le imprese artigiane si erano attestate a 5.889 unità, in un anno (2024) il comparto ha perso il 3,7%, fermandosi a 5.680 aziende. Negli ultimi 5 anni, il calo maggiore del numero di imprese riguarda il comparto macchinari (-20,5%), moda (-17,6%), elettronica ed informatica (-17,1%).
Colpisce il dato legato alle competenze: gli addetti del made in Vicenza sono aumentati (+2,7%) in totale; per il mondo artigiano, invece, la percentuale di lavoratori scende del 14,9% negli ultimi 5 anni, a conferma anche le imprese che perdono il “titolo” di artigiane” sono quelle di maggiori dimensioni. Si conferma sempre il problema della difficoltà di reperire nuovo personale. Dai dati di Unioncamere-MLPS nel 2024 a Vicenza il 57,2% delle micro e piccole imprese ha difficoltà di reperimento del personale, quota più elevata della media regionale (55,0%) e di quella nazionale (51,3%). Inoltre, risulta un peggioramento del problema con un aumento di 1,3 punti percentuali della quota di entrate di difficile reperimento rispetto al 2023.