20° RAPPORTO SUL MERCATO DEL LAVORO IN VENETO
Venzo: “in un quadro drammatico, l’artigianato si distingue. In positivo”
“Se leggessimo questi dati abbandonandoci al totale disorientamento saremmo alla disperazione, ma se usiamo queste nozioni per darci dei capisaldi da cui iniziare un percorso di ripresa, come io credo, allora possiamo aprirci alla speranza, perché solo capendo quali sono le nostre fragilità sapremo anche come superare questa crisi. Ed è grazie all’esteso monitoraggio che Veneto Lavoro e il suo Osservatorio da 20 anni ci forniscono se disponiamo di una utilissima conoscenza della dimensione reale di ciò che accade nel nostro territorio, una consapevolezza che ci permette di assumere scelte politiche attente e risolutive di molti problemi”. Lo ha detto l’assessore regionale al lavoro, alla formazione e all’istruzione, Elena Donazzan, chiudendo ieri mattina nella sede di HFarm a Ca’Tron di Roncade, in provincia di Treviso, il convegno di presentazione del 20° Rapporto sul mercato del lavoro in Veneto, curato dall’Osservatorio di Veneto Lavoro.
Il direttore di Veneto Lavoro, Sergio Rosato, ha affermato “l’Osservatorio viene apprezzato dentro e fuori i confini nazionali, perché fornisce informazioni precise e puntuali sull’andamento del mercato del lavoro, ma è anche capace di leggere le tendenze e le prospettive. Il Rapporto 2012 delinea una netta situazione di crisi generale all’interno della quale emergono tre principali criticità che rappresentano altrettanti sfide per tutti gli attori, pubblici e privati, che operano in questo scenario: affrontare con lungimiranza il problema dell’occupazione giovanile; garantire adeguato sostegno alle piccole imprese che stanno facendo notevoli sforzi per rinnovarsi, per riposizionarsi e rilanciarsi sui mercati; dare una risposta all’attuale emergenza dell’invecchiamento attivo, cioè di quei lavoratori non più giovani che perdono il posto di lavoro”. Proprio nello spirito voluto dall’assessore Donazzan, l’incontro non è stato solo una reale e impietosa fotografia di un momento davvero difficilissimo, ma anche l’enunciazione delle logiche e delle modalità per superarlo.
A dare spunti concreti, forti dell’esperienza da loro acquisita sul campo, sono stati Sandro Venzo, presidente dei Giovani della Confartigianato Veneto, Giulio Pedrollo, presidente dei Giovani Industriali del Veneto e Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl. “Ho voluto questo confronto – ha detto Donazzan – perché noi dobbiamo assumerci la responsabilità di essere classe dirigente di una regione che cambia e che deve soprattutto sostenere le imprese che garantiscono posti di lavoro”.
Venzo ha sottolineato come non basti il riconoscimento fine a sé stesso della realtà rappresentata dalle 60 mila piccole imprese del Veneto, ma siano necessarie ora più che mai azioni concrete per affrontare quella che più che una crisi appare come un cambiamento epocale e duraturo, sgravando le imprese di costi ormai insopportabili.
“Da anni –ha affermato Venzo- in nostro mondo crea occupazione. Da sempre occupazione di qualità: professionalizzante, di prossimità, di norma a tempo indeterminato. Ed oggi, di fronte a questa crisi devastante, anche una occupazione che si dissolve meno. Un valore sociale che la Politica e la Società Civile ci riconoscono molto più facilmente a parole che nei fatti. I numeri danno conto di questo: nel corso del 2011, abbiamo sentito, il saldo tra assunzioni e cessazioni per l’insieme del lavoro dipendente in regione Veneto ha dato un meno 15.000 posti di lavoro. Ma sapete per quanto ha inciso l’artigianato? Per poco più di 1.000 (il -0,6% dei lavoratori dipendenti nel nostro mondo)”.
“Partiamo da questo dato per alcune considerazioni –ha proseguito Venzo-. Primo: abbiamo svolto uno straordinario ruolo sociale; secondo: l’industria, quella manifatturiera in particolare, sta rilasciando occupazione a fronte di ordini e fatturati in campo positivo (secondo Veneto Congiuntura rispettivamente +5,5% e +7,8% per le aziende con più di 250 addetti). Cosa che non è succede nelle aziende sotto i 9 addetti che hanno avuto, nel 2011, cali marcati (attorno all’1,7/%). Quindi, terza considerazione, l’anno scorso, per l’occupazione, l’artigianato ha avuto una funzione anticiclica, positiva, conservando i dipendenti esistenti. L’andamento sarebbe stato addirittura positivo, senza la pesante crisi che continua ad investire il settore delle costruzioni. Ma cosa significa tutto ciò? –si è chiesto Venzo-. Che nonostante cali la produttività e, di conseguenza, la redditività dell’impresa e del titolare, gli imprenditori artigiani cercano di resistere. Ma a che prezzo? Il fenomeno dei suicidi può essere inserito in questa analisi”?
“Pongo quindi la domanda –ha concluso Venzo- ma è più utile per la nostra economia, in un momento di recessione così lungo, la solidarietà artigiana o la fredda razionalità imprenditoriale? A me pare oggettiva la considerazione sulla utilità, anche sociale, di aiutare a mantenere le posizioni un comparto come quello artigiano che, per le sue caratteristiche strutturali di flessibilità, di adattamento ai mutamenti ciclici e storici, per il valore aggiunto di una manifattura spesso irripetibile, riesce a rappresentare la speranza della tenuta occupazionale. Se registriamo che le aziende con oltre 250 dipendenti aumentano ordini e fatturato pur in presenza di un calo occupazionale, si evidenzia in modo solare la spiegazione del fenomeno: si delocalizza, si incrementa la marginalità, si riduce la manodopera locale. Ma allora, cosa intende fare il Paese per noi artigiani ad esempio in tema di: tempi di pagamento certi (anche tra privato non solo dalla PA); accesso al credito; un fisco equo; minore burocrazia; aiuti alla internazionalizzazione e difesa del made in Italy”?
Pedrollo ha parlato di quattro linee guida su cui concentrarsi, cioè l’attività di orientamento nelle scuole, gli investimenti nella formazione, la valorizzazione dell’istituto dell’apprendistato e la promozione dell’imprenditorialità giovanile. Santini ha detto a chiare lettere che tirocini e orientamento, per gli ottimi risultati che hanno dato, dovrebbero essere resi obbligatori e che il rilancio della nostra economia e dell’occupazione non può passare che attraverso una “coalizione operosa” tra tutti i soggetti pubblici e privati, purché fortemente orientata alla sperimentazione.
“Sburocratizzare e semplificare la vita alle imprese, queste debbono essere le parole d’ordine delle amministrazioni – ha aggiunto Donazzan –: se non possiamo intervenire con risorse perché non ce ne sono, almeno togliamo lacci e lacciuoli che rendono la vita difficile alle aziende”.
“Ma il tema dei temi se vogliamo creare buona occupazione – ha concluso l’assessore regionale – è il rapporto tra scuola e lavoro. Disponiamo di un ottimo tessuto perché tra mondo dell’istruzione e quello dell’impresa vi è piena consapevolezza dell’utilità di ragionare insieme: gran parte delle riforme sia sull’apprendistato nazionale sia sulla scuola sono state scritte basandosi sull’esperienza del Veneto”.
Il Rapporto 2012 fotografa una realtà veneta alle prese con una pesante crisi occupazionale e produttiva: alla fine del 2011 si constata un’ulteriore diminuzione dei posti di lavoro di 15 mila unità rispetto al 2010. Dall’inizio della crisi, nel 2008, la riduzione complessiva è stata di 80-85 mila posti di lavoro dipendente. Sono aumentati parallelamente gli interventi di sostegno al reddito: a febbraio del 2012 erano circa 80.000 i disoccupati che usufruivano di ammortizzatori sociali (indennità ordinaria di disoccupazione, indennità di mobilità e mobilità in deroga). A soffrire di questa situazione sono in particolare i giovani, per i quali si registra tra il 2008 e il 2011 una variazione negativa dei posti di lavoro dipendente superiore al 10%.