Da questo 2024 le imprese vicentine si aspettano stabilità
Dalla ricerca della Confartigianato provinciale emerge che, nel campo delle piccole aziende, c’è la volontà di reagire ai segnali recessivi tutelando in particolare il capitale umano e investimenti.
Nonostante la stretta monetaria in corso, che rallenta la domanda interna, e la flessione del commercio internazionale, prevalgono le opinioni di chi prevede una crescita nonostante le preoccupazioni per gli aumenti dei prezzi, la carenza di manodopera e il calo della domanda.
L’indagine su “Le attese degli imprenditori vicentini per il 2024”, realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza per capire cosa essi si aspettino dall’anno appena iniziato, si è svolta online nelle scorse settimane, con le risposte di 558 ditte artigiane e micro e piccole imprese.
“La loro voce è molto importante per noi – ha commentato il presidente Gianluca Cavion. Tra fine e inizio anno, di studi e analisi in campo economico e sociale se ne leggono molti, ma noi abbiamo sempre bisogno di ‘calare’ il tutto nella nostra realtà, diversa dalle altre e unica per molti aspetti. Un’analisi tra le imprese del nostro territorio, quindi, è quanto mai utile per capirne punti deboli e punti di forza, sia in generale che dei diversi settori. Questo ci consente di capire dove e come intervenire a sostegno delle imprese, non solo in termini di attività e servizi, ma anche a livello sindacale, per la tutela del comparto nelle sedi istituzionali”.
Venendo ai dati “anagrafici”, l’artigianato vicentino nel III trimestre 2023 contava 23.023 imprese registrate, cifra sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo del 2022 (-0,1%), con un’attenuazione della dinamica negativa (-0,5%) rispetto al 2021. Esaminando la demografia d’impresa, si nota che è cresciuto il numero di iscrizioni (+45 unità) e sono calate le cessazioni non d’ufficio (-10), con un saldo positivo di 44 unità tra le 285 nuove iscrizioni e le 241 cessazioni.
Tornando all’indagine, Cavion sottolinea: “Sono aziende alla cui guida ci sono imprenditori che hanno visto negli ultimi dodici mesi numerosi cambiamenti, in particolare sullo scenario internazionale: per questo sono molto cauti nelle previsioni per il nuovo anno. Infatti, in generale, circa 2 imprenditori su 3 prevedono una stazionarietà per gli indicatori economici indagati. I saldi tra ottimisti e pessimisti sono in favore di questi ultimi per fatturato, produzione e ordini, mentre risultano essere in prevalenza gli ottimisti per l’occupazione e, di poco, per gli investimenti”.
Nel dettaglio il 61,6% degli intervistati ha fornito indicazioni di stabilità per il fatturato, il 15,4% scommette su un andamento in aumento, mentre i pessimisti si sono assestati al 23% del totale. Analogamente, per la produzione un 64,4% di imprenditori ha previsto stabilità, un 15,1% si è dichiarato ottimista, il 20,5% si attende una diminuzione.
Anche in materia di ordini la percentuale degli imprenditori che si attendono una sostanziale invariabilità è stata alta (63,4%) a fronte del 21,4% dei pessimisti (che prevedono un calo) e degli ottimisti (15,2%). Come detto, in tema di occupazione risulta positivo il saldo tra il 9,1% di imprenditori che prevedono una crescita e il 6,6% che propendono per una diminuzione, ma la quota più alta è quella di coloro che si sono dichiarati per la stabilità nel primo semestre (84,3%). Per quanto riguarda invece le previsioni sugli investimenti, gli ottimisti (il 17,4% delle imprese) hanno superato di poco la quota dei pessimisti (16,9%), mentre il 65,6% non prevede cambiamenti.
Quanto alle difficoltà che si pensa di dover affrontare nei prossimi mesi, ecco l’aumento prezzi delle materie prime (61%), la mancanza di manodopera (39,4%) e l’insufficienza della domanda (29,4%); seguono la persistenza dell’alto prezzo di energia elettrica e gas (28,7%), l’incremento dei tassi d’interesse (25,6%), il costo dei trasporti (17,1%), le incertezze per la crisi israelo-palestinese (8,1%), la scarsità di materie prime (6,7%) e l’embargo russo per il conflitto Russia-Ucraina (4,9%). Insomma, molta parte dell’eredità del 2023 si farà sentire anche nel 2024.
L’analisi ha rilevato inoltre che le imprenditrici sono maggiormente “positive” su tutti gli indicatori economici, soprattutto per l’occupazione, dove il saldo tra ottimiste e pessimiste sale a 6,7 punti percentuali; inoltre, esse sono le uniche a prevedere un andamento positivo per gli ordini (+4,3 punti). Più ottimisti rispetto alla media anche i giovani imprenditori, con saldi ampiamente positivi per gli investimenti (+22,2 punti percentuali), il fatturato (+14,3 p.p.) e la produzione (+13,1 p.p.), mentre prevalgono i pessimisti riguardo all’andamento dell’occupazione (-5,1 p.p.).
Infine, le imprese che esportano mostrano il saldo maggiore tra ottimisti e pessimisti per quanto riguarda l’occupazione (+8 punti percentuali).
Nel dettaglio dei macrosettori di attività, tra le imprese dei Servizi gli ottimisti superano i pessimisti in tutti gli indicatori economici indagati, in particolare per gli investimenti dove il saldo è pari a +12,6 punti percentuali, e anche nella Produzione il saldo delle previsioni positive è pari a +7,1 p.p..
“In tale contesto, gli imprenditori vicentini dimostrano di voler affrontare il 2024 tutelando le risorse del capitale umano e gli investimenti – spiega Francesco Tibaldo, segretario generale di Confartigianato Vicenza-. Nella Manifattura, gli indicatori di produzione e ordini sono in linea con la media nazionale (indagine Fiducia Imprese dell’Istat), mentre sono migliori per l’occupazione. Le fonti di preoccupazione per le nostre imprese rimangono in gran parte quelle che hanno segnato il 2023 e i conseguenti rallentamenti dell’economia. Alcuni di questi problemi possono e devono trovare la strada della collaborazione per soluzioni efficaci; l’esempio è la mancanza di personale, su cui è necessario agire su più fronti: il rafforzamento del dialogo tra scuola e imprese, sia in ottica di un migliore orientamento che di diminuzione della distanza tra formazione ed esigenze delle imprese, il rilancio di percorsi di aggiornamento del personale, e un accompagnamento degli imprenditori anche a essere più ‘attrattivi’ verso l’esterno. Su altri fronti le imprese possono trovare il supporto operativo dell’Associazione: si pensi agli interventi in tema di costi dell’energia e di gestione aziendale, all’accesso al credito con l’attività dei confidi, al supporto in tema di contributi agli investimenti e ai bandi; altri ancora necessitano di un impegno del mondo politico, con scelte coraggiose che aumentino l’attenzione sull’impresa”.