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2017 – Le intellettuali

Compagnia “Accademia Teatrale Francesco Campogalliani” (Mantova) diretta da Maria Grazia Bettini – di Molière

TRAMA

Filaminta, donna colta e raffinata, moglie dispotica del mite Crisalo, ha una sola aspirazione: dimostrare la superiorità intellettuale e mentale delle donne. Forte di questa convinzione, ha trasformato la propria casa in un “salotto filosofico e letterario” e, insieme alla cognata Belisa e alla figlia maggiore Armanda, la mette a disposizione di un poetastro affarista: Trissottani, il quale desidera solo arrivare a possedere le ricchezze della famiglia; a lui vuol dare in moglie la figlia minore Enrichetta, che però non ha aspirazioni intellettuali e ama, riamata, il giovane Clitandro, come lei poco incline alle esagerazioni culturali. Dopo varie vicissitudini, sarà il saggio Aristo a far ragionare il fratello Crisalo e ad escogitare un innocuo tranello che porterà la pace e l’ordine in famiglia.
Les femmes savantes fu rappresentata per la prima volta a Parigi, al Palais Royal, l’11 marzo 1672: Molière vi recitava la parte di Crisalo. La pièce piacque e fu replicata per dieci volte con ottimi incassi. Protagonista delle Intellettuali è il teatro: il teatro che non sta mai fermo, dove ad ogni parola è concesso di litigare e di contraddirsi. La prima impressione è di movimento, una conversazione dove tutti non fanno che togliersi la parola di bocca lasciando parlare gli altri con molta civiltà. Il ritmo da saloon si accompagna ad uno scompiglio di ricchi, il reddito cospicuo ad una fiera di nevrosi privilegiate, esaltante e raffinato concerto finale dove Molière riassume tutti i connotati del suo teatro, irriducibile avversario degli snobismi culturali e mode del momento. Molière non è forse mai stato così acuto scienziato della società come ne Le Intellettuali, una pièce che si alza come un polverone in attesa di una bufera che non scoppia o esplode solo per passare via ripristinando un nuovo ordine. Les femmes savantes è una girandola di idee, un fuoco d’artificio fatto di temi quali la condizione e istruzione femminile, il problema della coppia e quello sessuale, l’antagonismo maschio-femmina, il rapporto tra cultura e stato, l’impegno e il disimpegno. (Cesare Garboli)

STORIA DELLA COMPAGNIA

L’Accademia Teatrale “Francesco Campogalliani”, associazione culturale senza scopo di lucro, si intitola al nome del celeberrimo burattinaio che aveva tratto l’arte sua dal padre, dal nonno e da chi sa quanti altri ascendenti, autentico figlio d’arte e artista di schietta umanità, che insieme ai segreti del mestiere aveva ereditato dagli avi i canovacci che andava recitando “a braccio”, ora togliendo ora aggiungendo, a seconda delle esigenze e delle opportunità. Autore lui stesso, scrisse poesie in vernacolo, farse, canzonette e commedie in dialetto mantovano, avendo nell’ultima parte della sua vita preso fissa dimora a Mantova, dove lo legavano gli affetti più cari e dove morì nel 1931, all’età di 59 anni.
La compagnia teatrale a lui dedicata viene fondata nel 1946 dal figlio Ettore, musicista e docente di chiara fama per essere stato l’educatore principe di tante voci del melodramma italiano.
L’Accademia Teatrale “Francesco Campogalliani” ha sede dal 1953 nel Teatrino di Palazzo D’Arco, in pieno centro storico della città di Mantova, dove allestisce stagioni teatrali da ottobre a maggio, presentando spettacoli di prosa del repertorio classico e moderno, offrendo all’intera comunità un servizio culturale fruibile da larghissima parte della popolazione con il solo contributo di volontari che svolgono la propria attività con impegno di tipo professionale. Partecipa annualmente ai più importanti Festival e Rassegne Nazionali del Teatro Amatoriale ricevendo prestigiosi premi e riconoscimenti anche a livello individuale. È già stata vincitrice nel 2002, nel 2003 e nel 2013 del Premio Faber Teatro.

NOTE DI REGIA

Commedia salace, svincolata da tematiche legate alla corte e al potere, ma segnata da riflessioni che l’autore sviluppò liberamente, indagando su situazioni che minavano dall’interno la società francese, specie di quella classe borghese che doveva costituire la struttura portante della società e tendeva invece a un disfacimento dettato da false ambizioni, malintese finalità culturali, degrado di rapporti parentali.
Il tipo di critica che Molière pone a segno lo ritroviamo in parte oggi. Ma la materia è sempre quella, e la modernità del testo emerge nell’interpretazione registica che ha impresso nei ruoli la caratterizzazione dei tanti vizi e delle poche virtù che animano la drammaturgia molierana. Ho lavorato con gli attori tenendo conto delle qualità di ognuno, attingendo dalla loro fantasia e incanalando ogni interpretazione nel suo progetto espressivo, lavorando sulla traduzione di Cesare Garboli, dal linguaggio schietto, che a tratti lascia intravedere i versi dell’originale, ma privilegiando una parlata in prosa, nella quale far emergere poi i momenti di leziosa letteratura che costituiscono uno dei temi dell’opera su cui si appunta la critica dell’autore. La caratterizzazione spinta dei personaggi “intellettuali” mette in risalto la critica dell’autore ad un falso mondo culturale, anche oggi rintracciabile nella società moderna.