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ANZIANI E SOCIETÀ: UNA NUOVA RELAZIONE. SUCCESSO DELL’INCONTRO ORGANIZZATO DA ANAP CONFARTIGIANATO VICENZA E AVMAD

«L’invecchiamento offre l’opportunità di un incontro decisivo con la capacità di pensare il divenire ed accettarlo, e con la volontà di costruire un divenire migliore».
Con questa frase si sintetizza la conversazione dello psicologo Mirko Balbo, intervenuto a Vicenza il 6 febbraio al Centro Congressi di Confartigianato in occasione dell’incontro organizzato dall’ANAP Pensionati di Confartigianato Vicenza in collaborazione con AVMAD.

Ha ricordato Balbo: «Nel 1998 un’intervistatore chiedeva a Vittorio Gassman: “Cosa farai da vecchio?”. “Spero di non mettermi i calzoncini alla zuava. Vorrei non diventare macchietta… Non ho più molta voglia di lavorare – è anche comprensibile – semmai più che fare spettacoli faticosi, credo che dedicherò il resto del mio tempo alla ricerca. In fondo anche i vecchi hanno diritto a fare sperimentazione, ricerca. Ci vuole anche qualche vecchio sperimentatore”. È bella l’immagine del vecchio sperimentatore – ha concluso Balbo – che non si lascia sommergere dalla vita precedente, si apre al nuovo e al pensiero del limite. Sperimentare significa cercare qualcosa che sappiamo di non possedere e forse mai raggiungeremo conclusivamente, come la saggezza, la verità».
L’età anziana è un’occasione per ricapitolare la propria vita, il proprio percorso, rielaborare il proprio passato  dove i grandi capitoli di questo inventario sono la vita di coppia, il lavoro e i figli.
«L’esito positivo di questa ricapitolazione porta alla saggezza, che nasce dall’accettazione di ciò che è stato. È dimostrato – ricorda Balbo – che una vita intellettualmente e fisicamente attiva allontana la comparsa di eventi negativi, sia sul versante somatico che su quello della salute mentale e delle capacità cognitive. L’avere interessi ed attività coinvolgenti previene il rallentamento delle funzioni cognitive. È fondamentale adottare un atteggiamento positivo per evitare che la vita diventi un’attesa senza fine, un presente che sfugge e scompare, davvero una malattia indotta dal tempo che non si riesce a fermare. È importante saper cogliere il qui e ora. È cosa saggia costruire la flessibilità psichica necessaria ad accettare le perdite e rivolgere le nostre motivazioni ad altri oggetti, senza fissarsi sul passato. È cosa saggia ripensare alla propria vita. Pensare alla volontà, alla progettualità,  alla competenza, alla fedeltà verso se stessi, all’amore, al prendersi cura e ricomporre questi temi in forme nuove, accettando le scelte fatte e le opportunità mancate, il dolore patito e quello procurato».
Per dare senso alla propria terza età, secondo Balbo, bisogna prendersi cura di sé e affidare alle nuove generazioni un bel segno di decentramento dall’individualità e di solidarietà. Per “mantenersi vivo” chi invecchia non deve rifugiarsi nel passato ma nel futuro.
«Con l’invecchiamento si passa dal narcisismo sano – una forza fertile e fondante (pulsionale) – originariamente centrato sul sé (e che alimenta l’autostima attraverso la visibilità: lavoro, potere, denaro, seduzione, maternità, paternità) può approdare al narcisismo cosmico, che si decentra dal sé per allargarsi e iniziare la ricerca di un senso complessivo della vita individuale e dell’esistenza del cosmo». L’orizzonte, secondo Balbo, è un’idea di civitas che «ci porta oltre l’individuo, oltre la famiglia, verso un’etica del rispetto e della responsabilità che include non solo la cura di mio figlio ma di tutti i figli, non solo dei miei genitori, ma di tutti i genitori, non solo dei miei anziani ma di tutti gli anziani».
Uno sguardo quindi in solidarietà con tutte le generazioni, proprio per celebrare – con questo primo incontro – l’Anno europeo dell’Invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni.