CONFARTIGIANATO VICENZA, BONOMO: «NORME SPESSO PENSATE PER LE GRANDI AZIENDE, CHE NELLE PICCOLE SI TRADUCONO IN ULTERIORI COSTI E RALLENTAMENTO DELLE ATTIVITÀ»
Con il 31 dicembre 2012 cessa la possibilità, finora riservata alle aziende che occupano fino a 10 lavoratori, di avvalersi dell’autocertificazione in sostituzione del documento della valutazione dei rischi in materia di sicurezza e salute sul lavoro.
È quanto previsto dalla normativa in vigore, peraltro in continua evoluzione e che deve ancora definire la standardizzazione del nuovo documento. La scadenza, però, sta mettendo allarmando molte imprese, che con questo passaggio avranno nuovi costi aggiuntivi.
«Cosa costava al Governo lasciare le cose come stavano ancora per qualche anno? In fin dei conti, la valutazione dei rischi veniva autocertificata dal titolare d’azienda che garantiva il rispetto delle norme – spiega Agostino Bonomo, Presidente di Confartigianato di Vicenza – . Perché spendere denaro, e non poco, per predisporre documenti che danno solo il senso della burocrazia e che nella realtà impoveriscono le imprese con i loro costi? La sensazione di noi piccoli imprenditori è quella di essere costantemente “bastonati”, e questo spiace soprattutto perché stiamo facendo di tutto per tenere in piedi le nostre aziende e mantenere l’occupazione, sempre nel rispetto delle normative».
Confartigianato Vicenza, è da anni impegnata nel cercare di contrastare l’eccesso di burocrazia. Ricorda il presidente Bonomo: «Ogni giorno escono norme che, anziché favorire lo sviluppo imprenditoriale, comportano appesantimenti alle attività. Sui temi della sicurezza sul lavoro e dell’ambiente le imprese hanno fatto e continueranno a fare il loro dovere, ma a questo punto ci domandiamo se non sia il momento di cambiare qualcosa nella mentalità di chi predispone leggi e decreti. Siamo passati dal fallimento del Sistri, all’annullamento dell’autocertificazione della valutazione dei rischi; per gli installatori e gli autoriparatori, poi, verrà avviato a breve il nuovo obbligo di iscrizione a un registro e di formazione per l’utilizzo dei gas fluorurati. Da sempre gli imprenditori formano i loro dipendenti, spiegando loro le attenzioni da porre nel caso di eventuali rischi, badando più alla sostanza che alle formalità. Ora siamo al paradosso di una normativa che entra in ritardo, e a gamba tesa, nelle aziende. La questione della formazione sulla sicurezza ai dipendenti merita di essere rivista perché sono previste ore di formazione del tutto immotivate per alcune attività. È il un caso di un’ azienda con un solo dipendente che svolge, da anni, la mansione di cerista, cioè esegue dei calchi in cera e lavora con un piccolo iniettore che arriva al massimo ai 70 gradi centigradi, nulla di più. Ora, per svolgere questa attività l’azienda deve effettuare 16 ore di formazione obbligatoria. Ma per formare su cosa, vista la specifica situazione? Siamo sicuri che ciò abbia un senso? Non è forse il momento che qualcuno si interroghi seriamente sull’impatto che certe normative hanno sulle imprese e su quali effettivi benefici comportano?».