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L’EQUITA’ DEGLI STUDI DI SETTORE SARA’ DECISA DA QUESTIONARI “ANONIMI E VOLONTARI”, PER CLAUDIO MIOTTO: “SCELTA CONDIVISA, STRATEGIA ADOTTATA DEBOLE E INAPPLICABILE”

06/02/2009L'EQUITA' DEGLI STUDI DI SETTORE SARA' DECISA DA QUESTIONARI "ANONIMI E VOLONTARI", PER CLAUDIO MIOTTO: "SCELTA CONDIVISA, STRATEGIA ADOTTATA DEBOLE E INAPPLICABILE"Un questionario: ecco lo strumento che, almeno nelle intenzioni dei proponenti (in questo caso la Sose, Società per gli studi di settore che fa capo al Ministero delle Finanze), dovrebbe ricomporre la frattura che in tema fiscale da sempre si è verificata tra questo strumento impositivo, gli studi di settore per l'appunto, e il mondo della piccola impresa.Ma di che cosa si tratta e perché si è giunti a tale decisione?"Semplice -afferma Claudio Miotto, Presidente della Confartigianato del Veneto-. Il punto di partenza è stato la protesta delle associazioni di categoria artigiane (e non solo) nei confronti degli Studi, giudicati uno strumento spesso "astratto", che non tiene conto delle reali situazioni delle aziende, soprattutto in questo momento di crisi straordinario"."A questo punto -ricorda Miotto- il Ministero ha deciso di chiedere la collaborazione proprio degli imprenditori e delle associazioni, mettendo loro a disposizione on-line da ieri, 5 febbraio, un questionario, anonimo da consegnare volontariamente entro il 5 marzo (cioè tra meno di un mese), sulla base del quale poi il Sose potrà sviluppare tutte le considerazioni, "fotografando" in maniera più reale lo stato della difficile congiuntura"."Alla prova dei fatti, -dichiara Miotto- su come sono state definite le modalità di intervento abbiamo forti e motivate perplessità"La prima. Quanti saranno gli artigiani che "perderanno" una fetta importante del proprio tempo (magari facendosi aiutare a pagamento, ovvio, da consulenti o commercialisti) per compilare tali questionari?Questo compito potrebbe essere assolto dalle associazioni di categoria: forse. Ma si tratta di un intervento oneroso, pesante, troppo impegnativo. Dalle prime prove che abbiamo fatto stimiamo in almeno 1 ora/ 1 ora e mezza il tempo necessario per la compilazione di un questionario. E stiamo parlando del caso favorevole in cui imprenditore e consulente collaborano assieme alla compilazione.Non entriamo poi nel merito (e questo è un altro elemento di perplessità) della disponibilità e dell'attendibilità dei dati sulla situazione, che probabilmente fanno riferimento all'anno scorso, mentre i problemi congiunturali più complicati si stanno rivelando in questi mesi."Insomma -conclude Miotto-: dati precari (o quanto meno non utili allo scopo), poco tempo a disposizione, operazione onerosa e difficile da organizzare, mettiamoci pure la possibilità che qualcuno si metta a "barare" (i questionari sono strumenti talora pericolosi, soprattutto se anonimi), attribuzione di un compito difficilissimo alle associazioni di categoria. A pensare male potrebbe sembrare che una soluzione condivisibile e da noi a suo tempo condivisa, sia stata confezionata apposta per metterci in difficoltà"."Se è la tempestività resa necessaria dagli eventi, la condizione da soddisfare principalmente -precisa Miotto- sull'andamento dell'economia, SOSE poteva acquisire informazioni precise, sia territorialmente che settorialmente, e certamente rapide da numerose e autorevoli indagini (ISTAT, Banca D'Italia, Unioncamere etc). Per quanto riguarda invece il necessario approfondimento sulla crisi e sugli effetti negativi che avrà  sugli Studi di Settore, la Confartigianato, non si sottrae di certo al dialogo; ma chiede come minimo più tempo per la raccolta dei questionari affinché la collaborazione "politica" si fondi su strumenti non solo condivisi ma anche realizzabili nei tempi, nei costi e nell'impegno reciproco".