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CLAUDIO MIOTTO, PRESIDENTE DI CONFARTIGIANATO VENETO: TRA LUGLIO E SETTEMBRE -149 IMPRESE ARTIGIANE IN MENO NELLA NOSTRA REGIONE (-0,10%)

28/10/2009CLAUDIO MIOTTO, PRESIDENTE DI CONFARTIGIANATO VENETO: TRA LUGLIO E SETTEMBRE -149 IMPRESE ARTIGIANE IN MENO NELLA NOSTRA REGIONE (-0,10%)L'artigianato veneto questa volta non ce l'ha fatta.A differenza di quanto avvenuto in Italia (+0,11%) e nella gran parte delle regioni, per la prima volta da oltre quindici anni, i tre mesi centrali del 2009 registrano un saldo negativo tra le iscrizioni e le cessazioni all'Albo delle imprese artigiane. Caliamo di -149 ditte (risultato dalla differenza tra 2.074 iscrizioni e 2.223 cessazioni) che portano il patrimonio regionale a 144.408 imprese.Veneto-149 imprese: terzo peggior saldo in termini assoluti dopo Emilia Romagna (-180) e Calabria (-159);-0,10%: quarto calo percentuale dopo Calabra (-0,42%), Liguria (-0,14%) e Em.Romagna (-0,12%). Risultato molto inferiore alla media nazionale (+0,11%);Calano il manifatturiero (-0,48%) ed i Trasporti (-0,48%);La meccanica è il comparto maggiormente colpito (-102 imprese)Tiene l'edilizia (+0,04%) anche se calano le costruzioni (-0,35%) e crescono gli installatori di impianti (+0,15%);Crescono i servizi alle imprese (+1,64%), quelli di comunicazione (+0,98%), i servizi innovativi (+0,56%) ed alla persona (+0,40%). "La natimortalità delle imprese è un dato un po' grossolano -commenta Claudio Miotto, Presidente regionale di Confartigianato- ma importantissimo per misurare la "temperatura" dell'artigianato. E questo terzo calo consecutivo (che ha portato la riduzione di imprese a -2.655 da inizio anno -1,8%), ci dice con chiarezza che soprattutto nella nostra regione ci sono decine di migliaia di imprese in forte debito di ossigeno e che stanno pagando più degli altri la crisi. Bisogna fare presto per sostenere queste imprese perché il tempo a disposizione è oramai davvero poco". "E' indispensabile -prosegue Miotto- agire su tre direttrici prioritarie: sul fronte della liquidità, attuando reali moratorie e cominciando ad obbligare i committenti a pagare a trenta giorni i propri subfornitori come avviene comunemente nel resto d'Europa e del Mondo; su quello dell'export, sostenendo il vero Made in Italy; su quello dei consumi, promuovendo tutte quelle strategie che possono contribuire a rilanciare la domanda interna, a partire dalla riduzione delle tasse sul lavoro". Tornando ai numeri.Va innanzi tutto precisato che da questo trimestre Infocamere ha adottato la nuova classificazione delle attività economiche Ateco 2007. Una maggiore precisione nelle definizioni che però complica i confronti con le rilevazioni precedenti.L'artigianato del Veneto risulta essere tra i più penalizzati dalla situazione di crisi soprattutto se lo si confronta con le regioni del Nord Italia. Lombardia, Piemonte e Trentino hanno tutte un saldo positivo, solo in Friuli registra un calo anche se molto più limitato (-18 imprese).Se entriamo nel merito dei singoli settori troviamo però delle novità interessanti: per quanto riguarda il manifatturiero positiva la crescita dell'installazione di impianti, della fabbricazione di prodotti chimici e la tenuta dell'alimentare. Mentre per quanto riguarda la grande famiglia dei Servizi, i segni positivi superano di gran lunga quelli negativi. Bene infatti tutto quello che va a supporto delle imprese come noleggio e consulenza informatica. Una conferma importante viene poi dai servizi alla persona che, pur in un momento di contrazione della capacità di spesa delle famiglie, vedono comunque una crescita delle imprese.