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CEAV: TIMIDI SEGNALI DI INVERSIONE DI TENDENZA NELLA CRISI DELL’EDILIZIA VENETA

Il tavolo dei relatori alla conferenza stampa

I dati relativi al settore edile nel Veneto, nei primi due trimestri 2013, contenuti nell’Osservatorio congiunturale sull’edilizia artigiana veneta realizzato da CEAV in collaborazione con CRESME-UNIONCAMERE del Veneto, mettono in evidenza due elementi apparentemente contrastanti. Infatti, se da un lato si evidenzia un proseguimento della dinamica negativa nel primo semestre dell’anno, in particolare con dati relativi all’occupazione molto pesanti, dall’altro emerge un netto miglioramento delle aspettative delle imprese per i prossimi sei mesi, segno di un sentore di inversione di tendenza che, nelle costruzioni, ha tempi di reazione più lunghi rispetto a quelli dell’economia.

Alla luce dei dati generali dell’economia – europea, nazionale e veneta –vi si può cogliere una tendenza che, con tutte le cautele del caso, fa intravedere i primi segnali di una possibile inversione di tendenza della dinamica negativa dell’edilizia nel prossimo futuro.
I dati salienti della prima metà dell’anno e le previsioni per il II° semestre del 2013 sono stati illustrati nella sede di Ceav a Marghera, presente fra gli altri il presidente, il vicentino Virginio Piva.
«A livello europeo sono evidenti i segnali positivi – ha detto Piva -. Purtroppo, come sempre, l’Italia tarda e stenta a riprendersi. Il nostro osservatorio raccoglie però, nelle ipotesi di previsione delle imprese, alcuni segnali positivi, e questo fa ben sperare. È importante, tuttavia, che si esca dalla crisi con un indirizzo diverso rispetto a quello fino ad oggi seguito dal Governo. L’austerity non ha pagato, se non in termini di riequilibrio dei conti pubblici, ma oggi c’è necessità di agevolare le imprese a investire, bisogna ridare fiducia ai mercati e agli investitori, i privati e le famiglie in primo luogo, spingendo il sistema bancario e finanziario a mettere in gioco la tanta liquidità presente e oggi dormiente. Il sistema di incentivi (il 50% e il 65%) oggi a disposizione – ha concluso – non è mai stato così interessante. Ma come sempre ha il difetto di una scadenza troppo corta. Non c’è tempo di programmare bene gli interventi e gli investimenti. Il piano casa ha dimostrato che una logica di lungo periodo è premiante».