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TUTTO ESAURITO AL TEATRO COMUNALE DI VICENZA PER LA SERATA CON ERMANNO OLMI E PAOLO CREPET IN OCCASIONE DEL VIA AL 10° ANNO DELLA SCUOLA PER GENITORI DI CONFARTIGIANATO

Paolo Crepet, Ermanno Olmi ed Elisa Santucci - Foto Tommy Ilai

Tutto esaurito al Teatro Comunale di Vicenza, e tanti fuori a sperare in qualche defezione dell’ultimo minuto, in occasione della serata di presentazione del 10° anno della Scuola per Genitori promossa da Confartigianato Impresa Famiglia che ha visto protagonista d’eccezione il regista Ermanno Olmi.

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Proprio per festeggiare l’importante traguardo dei dieci anni, infatti, Confartigianato ha invitato alla proiezioni del film-documentario “Come voglio che sia il mio futuro” girato da Ermanno Olmi con Ipotesi Cinema e il contributo della Banca Popolare di Vicenza per la Cineteca di Bologna.
Una pellicola in cui ragazzi di varie età raccontano – senza che vi siano commenti fuori campo – cosa sia per loro il futuro, inteso non solo in termini di strada lavorativa ma anche come scoperta e realizzazione di sé.
Al termine della proiezione il colloquio tra Olmi e Paolo Crepet, psicologo e psichiatra da sempre protagonista della Scuola, sollecitato dalle domande della giornalista Elisa Santucci.
«Abbiamo perso la capacità di ascoltare» ha esordito il maestro ricordando quanto oggi siamo ormai abituati ai “ritmi televisivi” che ci rendono impazienti anche nel dialogo con i figli. E invece, ha ricordato Olmi, va lasciato spazio ai ragazzi, anche quello per sognare perché «sognare vuol dire avere un progetto per il futuro».  Parole condivise da Crepet che ha spronato i tanti in sala a trasmettere ottimismo ai ragazzi che hanno ancora tanta voglia di fare e che, mai come ora, «hanno strumenti e possibilità a noi sconosciute».
Alla fine, Olmi ha esortato i genitori a lasciare liberi i figli: liberi di soffermarsi sulle cose che piacciono, liberi di farsi le proprie opinioni perché è inutile crescerli come la brutta copia di noi stessi.  E libertà, ha sottolineato Crepet, «anche di sbagliare, vuol dire anche dar loro fiducia, riconoscere le loro capacità e potenzialità, e soprattutto responsabilizzarli».