IN VENETO CHIUDONO 17 IMPRESE DELLE COSTRUZIONI AL GIORNO!
13/05/2010IN VENETO CHIUDONO 17 IMPRESE DELLE COSTRUZIONI AL GIORNO!Dal 1 gennaio 2009 ad oggi, le imprese artigiane venete delle Costruzioni sono calate del 3,7% con un saldo negativo di 2.209 unità. Un fatto già di per se molto preoccupante e che peggiora se si analizza il numero delle sole cessazioni, ben 7.637. "Stiamo parlando di quasi 17 chiusure al giorno! -denuncia Paolo Fagherazzi, presidente regionale delle Costruzioni di Confartigianato-. Siamo di fronte alla perdita di un patrimonio di conoscenze e di lavoro inestimabili a cui si deve dare un freno. Non sempre infatti ". Tre le priorità che indica Fagherazzi per uscire dalla crisi: "approvare rapidamente la norma di legge che valorizzi la regolarità contributiva e la qualificazione delle imprese; approvare una modifica strutturale delle regole del Patto di Stabilità Interno che metta gli Enti locali nella condizione di realizzare gli investimenti necessari allo sviluppo e alla competitività del Paese e onorare i propri debiti nei confronti delle imprese ed infine l'introduzione di una cedolare secca sugli affitti -20%-, che avrebbe ricadute positive in termini di emersione dei contratti irregolari, di minore pressione sul mercato della compravendita e di stimolo per imprese e occupazione".Domani, in occasione dell'anniversario degli Stati Generali dell'Edilizia tenutosi 14 maggio 2009, a Roma le tre Organizzazioni degli artigiani -Confartigianato, Cna e Casartigiani-, l'Ance ed i Sindacati dei Lavoratori del settore, tutti assieme terranno una conferenza stampa unitaria per fare il punto della situazione e per presentare le proposte degli operatori del settore ai responsabili delle istituzioni ed a tutte le forze politiche, per il rilancio dell'economia. "Una importante verifica sugli impegni assunti e sugli interventi ancora da porre in essere -conclude Fagherazzi- che auspichiamo porti alla assunzione di impegni concreti da parte del Governo". Le priorità per uscire dalla crisi regolarità e qualificazione delle impreseA fronte di una eccessiva mobilità del settore, da tempo sosteniamo la necessità di una normativa che disciplini l'accesso al settore delle costruzioni, che tenga conto della correttezza e della regolarità degli operatori. L'obiettivo che si intende raggiungere è quello di garantire che, chi avvia un'attività imprenditoriale nell'edilizia, abbia la formazione e le competenze necessarie per garantire la qualità del costruito, la sicurezza dei lavoratori e il rispetto dell'utenza. Una proposta di legge con le medesime finalità è all'esame della VIII° Commissione Ambiente e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati. Auspichiamo che il consenso traversale alla proposta consenta un rapido iter parlamentare e l' approvazione della legge in tempi brevi del sistema.Patto di stabilità internoIn una fase del ciclo economico in cui è assolutamente necessario immettere liquidità nel sistema, si assiste, da mesi, ad un'attività opposta che, attraverso il sistematico ritardo nei pagamenti, sottrae liquidità alle imprese di costruzioni impegnate nella realizzazione di opere pubbliche. Questo inaccettabile comportamento è stato reso ancor più grave per effetto del Patto di stabilità interno. Le regole attualmente in vigore, infatti, costringono gli Enti locali ad allungare i tempi di pagamento oltre che a ridurre la parte più virtuosa e discrezionale della spesa pubblica, gli investimenti in conto capitale. Il Patto di stabilità interno non può essere cancellato. Tuttavia, è necessario attuare in tempi rapidi una modifica strutturale delle regole del Patto di Stabilità Interno che metta gli Enti locali nella condizione di realizzare gli investimenti necessari allo sviluppo e alla competitività del Paese e onorare i propri debiti nei confronti delle imprese.Utilizzare la leva fiscaleTra gli strumenti necessari per accelerare processi virtuosi di uscita dalla crisi c'è sicuramente l'utilizzo della leva fiscale. Tra i principali interventi proposti su questo fronte va segnalato il ripristino dell'IVA per le cessioni di abitazioni poste in essere dalle imprese di costruzioni anche dopo i 4 anni dall'ultimazione dei lavori. In sostanza, con tale soluzione, si riconoscerebbe la neutralità dell'IVA, che non deve incidere sui costi di costruzione. Un fattore importante per combattere la crisi. Stesso discorso vale per l'attuazione dei piani urbanistici.In un momento congiunturale come quello attuale, è infatti essenziale reintrodurre le agevolazioni per i trasferimenti di immobili finalizzati all'attuazione di tutti i programmi urbanistici (imposta di registro all'1% ed imposte ipotecarie e catastali in misura fissa), superando le attuali limitazioni di ambiti applicativi e subordinando l'applicazione dei benefici alla realizzazione degli interventi edilizi entro i successivi 10 anni (periodo che, tra l'altro, costituisce il termine ordinario di attuazione dei programmi urbanistici).Un'ulteriore misura particolarmente significativa, è costituita dalla introduzione di una cedolare secca sugli affitti del 20%, che avrebbe ricadute positive in termini di emersione dei contratti irregolari, di minore pressione sul mercato della comprevendita e di stimolo per imprese e occupazione.Piano casa 1 per l'housing socialeAnnunciato nel giugno del 2008 solo in questi giorni, con un ritardo superiore ad un anno sui tempi preventivati, potrebbe decollare una fase pre-operativa del Piano Casa 1. Infatti si è ancora in attesa della pubblicazione del decreto 8 marzo 2010 che ripartisce le risorse tra la regioni e da allora inizieranno a decorrere i 180 gg per la presentazione delle proposte di intervento. È essenziale che Regioni ed enti locali rispettino tale scadenza definendo sollecitamente un quadro di regole che consentano di attivare proposte in grado di coinvolgere l'imprenditoria privata avviando un'azione di riqualificazione urbana che ha come centralità l'abitare sostenibile. Nello stesso tempo il Ministero delle infrastrutture deve impegnarsi per definire con altrettanta celerità le procedure per l'attivazione delle proposte tramite gli accordi di programma in una logica di snellimento procedurale ed evitando inutili appesantimenti amministrativi.Piano casa 2Il piano casa 2, sul quale erano state riposte molte aspettative per la ripresa del settore, non riesce a decollare. E' necessario quindi dare concretezza a quegli snellimenti procedurali che dovevano trovare spazio in un decreto legge, promesso dal Governo più di un anno fa, in occasione dell'Accordo sul Piano Casa 2, del quale si sono perse le tracce.Al riguardo avevamo formulato al governo alcune proposte, tra cui:eliminazione del vincolo della sagoma originaria nell'ambito della demolizione e ricostruzione;approvazione da parte della giunta comunale dei piani attuativi conformi al piano urbanistico generale;attribuzione al responsabile dello sportello unico, in caso di inerzia delle amministrazioni esterne tenute a pronunciarsi nel procedimento entro un termine perentorio, del potere di sostituirsi ad esse assumendo la qualifica di commissario ad acta;I NUMERI DELLA CRISI EDILE IN ITALIAInvestimenti in costruzioni-18% gli investimenti in costruzioni in 3 anni; 29 miliardi di mancata produzione-30% la nuova edilizia abitativa-23% l'edilizia non residenziale privata-16% i lavori pubbliciOccupazione137.000 posti di lavoro persi nel 2009 nelle costruzioni210.000 nel sistema delle costruzioni (costruzioni e settori collegati) FallimentiOltre 2.000 imprese di costruzioni fallite nel 2009; 30% in più rispetto al 2008Ulteriore aumento del 30% nel primo trimestre 2010Imprese di costruzioni9.000 imprese in meno nel 2009 e altre 7.800 nel primo trimestre 2010Bandi di gara per lavori pubbliciDal 2003 al 2009 l'importo dei lavori posti in gara è diminuito del 24% in termini reali; il numero dei bandi si è ridotto del 55%. Ulteriore flessione del 25% del numero e del valore nel primo trimestre 2010Compravendite Riduzione in tre anni del 30% del numero di compravendite di abitazioni e del 25% di immobili non residenziali