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Confartigianato Vicenza, Assemblea Soci 2014: il dibattito sul peso della tassazione locale e sui vantaggi che deriverebbero dalle semplificazioni amministrative

Il presidente Agostino Bonomo all'Assemblea dei Soci 2014 di Confartigianato Vicenza

“Ho sognato di presentarmi a Palazzo Chigi, di mattina presto come piace al premier Renzi, per dirgli come vediamo le cose noi da qua”. È partita da questa singolare immagine la relazione che il presidente Agostino Bonomo ha tenuto all’affollata Assemblea dei Soci 2014 di Confartigianato Vicenza, svoltasi questa mattina al Centro Congressi di via Fermi.  

Grande partecipazione all'Assemblea dei Soci 2014 di Confartigianato Vicenza

“E a Renzi – ha proseguito Bonomo – ho spiegato che, nonostante gli sforzi del suo Esecutivo e dei quali forse un giorno vedremo i frutti, noi artigiani intanto facciamo fatica ad avvertire i segni del cambiamento. Gli ho ribadito che le tasse non calano, anzi, e nemmeno le carte da compilare ogni giorno; gli ho ripetuto che, di fronte a leggi astruse, nemmeno gli esperti sanno dare una risposta univoca. Insomma, mi sono chiesto e gli ho chiesto: perché questo Paese continua a farsi del male da solo? Perché nella terra della manifattura, nel Paese di quel Made in Italy che tutto il mondo apprezza e richiede, bisogna aspettare mesi per avere un allacciamento elettrico in laboratorio? Perché per qualsiasi cosa manca sempre il timbro di un qualche ufficio, mentre all’estero si può aprire un’attività in 48 ore? Perché per ottenere giustizia si devono attendere anni, tanto che ormai conviene rinunciarci in partenza? E perché, mentre continuiamo ad ascoltare proclami contro gli sprechi della spesa pubblica, il nuovo tribunale di Bassano, costato 12 milioni di euro, non è stato nemmeno aperto? Che razza di Stato è, quello Stato che è prontissimo a bastonarti per un giorno di ritardo se hai tralasciato qualche adempimento, o hai commesso una minima imprecisione formale, mentre lui se la prende comoda, comodissima, se deve darti una risposta o pagarti una fattura? E ancora: in che cosa dobbiamo credere, di fronte a certe cronache? Dobbiamo continuare a batterci per sostenere l’etica d’impresa, l’onestà nei comportamenti, il senso del dovere civico, o dobbiamo cambiare mestiere perché, tanto, gli affari li fanno i furbetti di ogni risma, i truffatori, gli abusivi, gli ammanicati con i politicanti, gli amici degli amici?”  
Sul tema della burocrazia e di una Italia resta sempre troppo ostile a chi fa impresa, Bonomo ha ricordato che “questo è un Paese capace di passare settimane a dibattere ideologicamente sull’articolo 18, ma non di verificare se i contratti di lavoro rendono ancora troppo complicato e troppo poco conveniente assumere un apprendista. Questo è un Paese che inneggia alla nascita delle start-up, le piccole imprese innovative, ma poi gli rende il cammino difficile appena devono rivolgersi a uno sportello pubblico. Questo è uno Stato che impone tasse su tasse, richiede sacrifici, ma in cambio offre servizi pubblici scadenti, esattamente il contrario di quanto avviene nei Paesi con i quali dobbiamo competere”.
Contro tutto questo, ha osservato il presidente, ogni giorno il sistema Confartigianato si batte a livello nazionale e regionale, riuscendo a ottenere spesso risultati concreti: come nel recentissimo caso della cosiddetta “piccola mobilità”, per la quale – grazie a un emendamento di cui si è fatto promotore l’on. vicentino Federico Ginato – sono stati finalmente riconosciuti alle imprese artigiane gli incentivi per le assunzioni di lavoratori espulsi altrove ed effettuate ancora nel 2012.
Ma anche l’attività portata avanti a livello locale dà i suoi frutti: Confartigianato Vicenza ha calcolato in 1.451 euro il risparmio medio che ogni sua impresa iscritta ha potuto realizzare nel 2013 grazie a risultati che hanno portato a diminuire vari oneri a carico delle aziende (premi Inail, vertenze di lavoro, contenzioso tributario, norme ambientali, recupero delle accise) e a favorire guadagni in termini, ad esempio, di agevolazioni sui finanziamenti, assistenza sanitaria, consulenze, contributi per formazione e internazionalizzazione, accordi sindacali.
“Inoltre, uno dei nostri doveri come Confartigianato provinciale – ha aggiunto Bonomo – è anche quello di guardare l’ambito territoriale in cui operiamo, sempre per cercare di rendere meno onerosa la vita delle nostre imprese. Per questo l’Assemblea dei Soci 2014 riprende il tema sviluppato l’anno scorso, quando una nostra ricerca dimostrò che, se i Comuni vicentini ottemperassero a quanto previsto dalla legge regionale sulle fusioni e la gestione associata dei loro servizi, si potrebbero risparmiare 30 milioni di euro. Da allora a oggi, si è visto qualcosa di buono in questo senso, qui da noi? Mica tanto. Anzi, certi timidi tentativi di aggregazione si stanno sfaldando. Ed ecco che le tasse, anziché diminuire, aumentano”.
Lo dimostrano i calcoli dell’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza circa l’impatto di Imu e Tasi sulle piccole imprese della provincia, frutto di una analisi delle delibere comunali sugli immobili produttivi. Ne emerge che, rispetto al 2013, quest’anno il rincaro del tributo immobiliare per una piccola impresa tipo è in media del 6,5%, il che comporta un aggravio complessivo di 12 milioni e 830mila euro in più. In soli due anni – cioè dal 2012, primo anno di applicazione dell’Imu – l’incremento è stato del 12,3%, pari a 22 milioni e 912mila euro.
Inoltre, la ricerca ha stilato anche una “classifica” dei Comuni in base all’aliquota Imu e Tasi media per gli immobili produttivi, suddividendoli in quattro gruppi a seconda del grado di tassazione: ce ne sono 9 con tassazione “bassa”, cioè inferiore o uguale al 7,6 per mille; 46 con tassazione “media”, compresa tra 7,7 e 9 per mille; 54 con tassazione “medio-alta”, compresa cioè tra 9,1 e 10,5 per mille, e 12 con tassazione “alta”, ovvero con aliquota dal 10,6 per mille in su.
“C’è il rischio che si possano avere ulteriori aumenti, considerato il trend di calo dei trasferimenti ai Comuni da parte dello Stato? Lo vedremo quando sapremo in cosa consisterà l’annunciata ‘local tax’ destinata a riunire l’imposizione a livello territoriale” ha aggiunto Bonomo, precisando che “l’intento della nostra indagine non vuole essere un atto d’accusa nei confronti dei Comuni, bensì quello di fornire elementi concreti su cui ci si possa confrontare con gli amministratori per vedere come sia possibile, da parte loro, adottare delle economie di scala, portare maggiore efficienza nella gestione della macchina pubblica e, quindi, farla costare meno a tutti noi, non di più”.
A tale scopo, il monitoraggio registra anche “come” i Comuni spendono i proventi delle tasse (al netto di quel che devono mandare a Roma, sostenendo l’ingrato compito di “sceriffo-esattore” da parte dello Stato nei confronti dei cittadini). Alcuni numeri di sintesi dicono già molto: la spesa dei Comuni in conto capitale, ovvero quella diretta agli investimenti, nella media provinciale è di 263 euro per abitante, mentre se si va ad analizzare la spesa corrente, quella cioè che ogni Comune impiega per far  funzionare la propria “macchina”, essa è in media di 663 euro per abitante.
“Qual è il primo commento – si è chiesto Bonomo – che se ne può trarre? Che per investire di più all’esterno, i Comuni dovrebbero spendere di meno al proprio interno. Per questo è necessario sviluppare un pensiero comune sugli spazi di miglioramento della gestione amministrativa pubblica. Un pensiero comune, ribadisco, e non contrapposto, perché siamo tutti – cittadini, imprese, Comuni – nella stessa barca, egualmente disorientati nei confronti di uno Stato che è riuscito a farci diventare matti anche solo con lo stillicidio delle sigle tra Ici, Imu, Tares, Tasi, Tia, Tarsu, Iuc, Trise, corrispondente nei fatti a un delirio di alchimie contabili. Se lo Stato centrale si comporta così, se nemmeno la volontà politica riesce a scalfire la macchinosità e l’astrusità degli apparati burocratici ministeriali, una delle poche armi che ci restano in mano è quella di migliorare sempre di più le cose in casa nostra, perseguendo la massima efficienza e la lotta agli sprechi”.
“Sinceramente – ha sottolineato Bonomo –  io credo che le imprese abbiano fatto e stiano facendo tutto quello che possono fare in termini di riorganizzazione, miglioramento degli standard produttivi, taglio dei costi. Lo stesso sforzo lo chiediamo agli amministratori che abbiamo e sentiamo più vicini, ovvero i sindaci, le loro giunte, i loro consigli comunali, perché trovino la convinzione e il coraggio di portare avanti una politica delle aggregazioni, delle economie di scala, della semplificazione, liberando risorse e senza più dovere appesantire la leva dei tributi. Quei 13 milioni in più pagati da un anno all’altro per Imu e Tasi significano una cifra pesante sottratta agli investimenti delle piccole imprese, e quindi a maggiori possibilità di sviluppo e occupazione.
Non è questo che vogliamo, e siamo sicuri che non lo vogliono nemmeno i sindaci. Tra l’altro, il governo ha annunciato una norma secondo la quale i Comuni che si accorpano potranno derogare per cinque anni dal Patto di Stabilità. Sul Corriere della Sera, Dario Di Vico l’ha definita ‘una occasione d’oro’ per tagliare i costi, ridurre l’impatto della burocrazia e migliorare i servizi. E ha portato come esempio quello di undici Comuni del Camposampierese, nella vicina provincia di Padova, dove grazie alle unioni amministrative si realizzano 700mila euro l’anno di risparmi, si è ridotta la spesa corrente del 12% – con positivi effetti sul contenimento della tassazione – e dove, grazie all’unificazione degli sportelli, dai 300 giorni di attesa per una autorizzazione complessa si è passati a 89 giorni, con ulteriori prospettive di diminuzione. Tutto questo mentre da noi un’azienda del comparto delle costruzioni è costretta a confrontarsi con un regolamento edilizio diverso a seconda del Comune in cui opera, persino sui requisiti minimi di una portanza strutturale”.
Dopo la relazione di Bonomo, è toccato al sociologo e politologo Paolo Feltrin illustrare quelli che sarebbero “I vantaggi di fare subito le semplificazioni amministrative”. Al proposito, lo studioso ha presentato una simulazione degli effetti, in termini di spesa, di una riorganizzazione territoriale delle funzioni dei Comuni della provincia di Vicenza con aggregazioni in base agli attuali distretti sanitari: ne emerge un ammontare di risorse teoricamente liberabili, per effetto della gestione associata, nell’ordine dei 33 milioni di euro.
Sul piano della spesa per il personale, è stato inoltre simulato l’effetto del progressivo pensionamento del personale in forza ai Comuni della provincia: considerando che vi lavorano (dato al 2012) 789 addetti con età superiore ai 55 anni, si può stimare che a regime, a turn-over bloccato, vi sia una riduzione della spesa annua per il personale nell’ordine dei 32 milioni di euro.
Su tutti questi temi si è poi aperta una tavola rotonda moderata da Luca Ancetti, direttore di TvA Vicenza, cui hanno preso parte Roberto Ciambetti, assessore regionale al Bilancio e agli Enti Locali, Achille Variati nella sua duplice veste di presidente della Provincia di Vicenza e di sindaco della città, e i sindaci Milena Cecchetto (Montecchio Maggiore), Paola Fortuna (Pojana Maggiore), Morena Martini (Rossano Veneto) e Valter Orsi (Schio).
A chiudere la mattinata è stato l’intervento di Giorgio Merletti, presidente nazionale di Confartigianato: “Il premier Renzi – ha commentato Merletti – ieri ha detto che i piccoli imprenditori sono degli eroi. Ne prendiamo atto, visto che fino a ieri ci davano degli evasori. E a Renzi ricordo che gli eroi sono coloro che lavorano tanto ma parlano poco”.