Bassano del Grappa dedica una retrospettiva a Federico Bonaldi
Sono molti gli artisti ceramisti che si sono formati lungo il Brenta e sono diventati, negli anni, dei punti di riferimento nel panorama culturale internazionale. Tra essi spicca Federico Bonaldi, bassanese, morto l’11 agosto 2012. Proprio in questi giorni si è inaugurata una sua mostra postuma, che si chiuderà il 18 ottobre.
Federico Bonaldi, alchimista della conoscenza, incessantemente impegnato ad amalgamare, nelle sue creazioni, gli elementi delle più disparate culture e tradizioni, di cui era appassionato, spaziò dai bestiari medievali alla Cabala ebraica, dalla mitologia andina alla religiosità barocca, dalle iconografie Pop alle immagini paleolitiche.
A dare vita alle sue creature, che si tratti di piccoli cuchi, di grandi sculture in ceramica o di incisioni di tradizione remondiniana, ha contribuito il baluginare della luce riflessa delle acque del Brenta dentro la sua fucina.
Nella prima sede espositiva del Museo Civico (oltre 130 opere datate tra il 1951 e il 2012), la mostra si apre con una sezione dedicata alla produzione degli anni ’50 e ’60, che rielabora le lezioni dei maestri della Scuola d’Arte di Nove e dell’Accademia di Venezia. Fa seguito la seconda, quella del “lavoro felice”, coincidente con la scelta di ignorare le dinamiche del mercato dell’arte, per ritirarsi nel proprio laboratorio, dove lasciare libero spazio alla felicità creativa e dar voce al suo universo di memorie, ricordi, emozioni, valori umani ed affettivi. La terza sezione è riservata alle grandi sculture, in cui la ceramica dimostra una valenza signicativa, lontana da quella di semplice arte minore, capace di reggere il confronto con le opere create in pietra, marmo o bronzo.
Un discorso a parte riguarda i geroglfici: segni che appaiono come grafemi di una inesauribile ironia, ma anche moniti di una dimensione arcaica, primitiva, ancestrale, se non addirittura limpidi giochi infantili. L’itinerario si chiude con la quinta ed ultima sezione, riservata alle installazioni su pannelli, assemblaggi, apparentemente casuali, di tessere di ceramica, create su suggestioni visive di volta in volta emerse dalla memoria, dalla cronaca, dall’emotività.
Nella seconda sede espositiva di Palazzo Sturm (Museo della Stampa e della Ceramica) sono esposti oltre 50 fogli e incisioni, mentre nel Museo della Ceramica di Nove sono in mostra, in una sequenza giocosa, ben 200 cuchi di varie dimensioni.