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1° SEMESTRE 2011: STABILE L’OCCUPAZIONE NELL’ARTIGIANATO VENETO (-0,3%)

Ci sono le stime, i sondaggi, gli opinion panel e gli indicatori di previsione. Poi però c’è la realtà dei fatti dell’economia quella vera. Concreta. E’ il caso dell’occupazione nell’artigianato veneto che, a fronte di previsioni molto pessimiste, si riscopre in realtà un po’ più in salute.
“Non siamo ancora in campo positivo ma la tendenza ci conforta -così Giuseppe Sbalchiero presidente della Confartigianato Imprese Veneto commenta i dati dalla ventiseiesima analisi congiunturale della Confartigianato del Veneto sull’occupazione dipendente curata da BS consulting che elabora 50mila cedolini paga di aziende artigiane -. Meno 0,3% il dato dei primi sei mesi dell’anno”. “Si tratta della flessione più leggera degli ultimi sette semestri, da quando la crisi ha cominciato a “mordere”il settore artigiano: “Il calo è iniziato nel primo semestre del 2008, con l’1,3% ed è cresciuto fino al secondo semestre del 2009, quando sin perse il 5,2% dei posti di lavoro -prosegue Giuseppe Sbalchiero- Da allora, i cali sono stati sempre più contenuti, e fanno pensare ad una crisi ad U, che potrebbe essere prossima alla fine. Certo, nel primo semestre è diminuito in Veneto anche il numero delle imprese artigiane, quindi è bene essere molto prudenti. Ma anche per il numero di imprese, si è trattato di un calo frazionale, un meno 0,4% che sembra confermare l’andamento che registriamo nell’occupazione”.
Il calo degli addetti nei primi sei mesi è dovuto all’andamento negativo del comparto delle costruzioni: meno 2,4 punti. All’interno di tale comparto, è soprattutto l’edilizia a soffrire, con la diminuzione degli occupati del 3,7%.
Andamento leggermente positivo, invece, per manifatturiero e servizi. Il manifatturiero ha chiuso il semestre in terreno positivo per lo 0,2%,  con una buona crescita dell’alimentare (più 2,6%), della meccanica (più 1,5%) e della ceramica- vetro (più 1,6%); segno meno, invece, per il legno(meno 2,5%). Quanto ai servizi, l’occupazione è cresciuta dello 0,8% grazie all’attività di riparazione di auto (più 2,2%) e ai trasporti (più 3,1%). In quest’ultimo settore, peraltro, l’incremento occupazionale è determinato dal processo di fusione tra imprese in corso, in base alla normativa entrata in vigore nel 2008. “L’andamento positivo del manifatturiero è importante, perché il nostro settore in Veneto si caratterizza per una forte presenza di aziende di produzione, che sono anche quelle di dimensione maggiore, rispetto alla media del comparto: infatti il manifatturiero artigiano ha mediamente 6,1 addetti, che scendono a 3,8 nelle costruzioni. Si tratta di dimensioni occupazionali rimaste invariate rispetto a cinque anni fa, mentre il settore dei servizi ha avuto un leggero incremento, da 2,9 (primo semestre 2006) a 3,2 addetti” spiega Sbalchiero.
Un altro dato conferma che la tenuta dell’occupazione è dovuta soprattutto al settore manifatturiero: nel primo semestre sono cresciuti gli operai: dopo tre anni di saldi negativi, nei primi sei mesi di quest’anno sono aumentati dello 0,8%. Leggero aumento (più 0,3%) anche per gli impiegati. Note negative, invece, per l’apprendistato, e più in generale per l’occupazione giovanile. Gli apprendisti sotto i 18 ani di età sono calati del 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e del 4,3% sono calati gli apprendisti over 18. Più in generale, gli occupati sotto i 18 anni scendono di 22,6 punti e di 4,5 punti scendono quelli tra 19 e 29 anni. Crescono, invece, gli occupati oltre i 50 anni: più 9,2%.
“Non esistono ricette facili per risolvere l’emergenza della disoccupazione, soprattutto giovanile, nel nostro Paese: l’unica strada seria è attivare immediatamente politiche del lavoro efficaci e moderne -conclude Sbalchiero-, costruite sulla formazione professionale, sull’istruzione tecnica, basate sul rapporto stretto scuola lavoro, e sulla flessibilità. C’è bisogno di un lavoro duro e dell’impegno di tutti per ottenere risultati concreti e non abbandonare definitivamente un’intera generazione di giovani. Accanto a ciò  la riduzione del costo del lavoro è una operazione imprescindibile se vogliamo tornare ad essere competitivi e a crescere”.