LA FILIERA MODA DI CONFARTIGIANATO VICENZA HA INCONTRATO LA GRANDE COMMITTENZA: INDUBBIA L’ECCELLENZA DEGLI ARTIGIANI, MA VA COMUNICATA. E INTANTO SI CERCANO GIOVANI
L’Italia, se confrontata con i sistemi manifatturieri degli altri Paesi, è l’unica e sola “fabbrica” che possiede l’intera filiera della Moda all’interno dell’Europa, l’unico vero “laboratorio” in grado di creare prodotti di fascia alta e altissima a livello mondiale. Una filiera che si distingue, ai vari livelli, per l’elevato grado di creatività: non per caso, dunque, molti dei brand più noti si approvvigionano nel nostro Paese, e non pochi nel Vicentino, dove trovano aziende all’altezza. Sono questi alcuni dei dati emersi dallo studio realizzato dalloStudio Ambrosetti per Confartigianato Vicenza, e presentati daFlavio Sciuccati, dello stesso Studio, in occasione della tavola rotonda “Artigianato nella Moda” che ha riunito, a Vicenza, i nomi del top management di grandi committenti come Klaus Bierbrauer(PPR Luxury Group), Lorenzo Bolcato (Staff International),Giuseppe De Mori (Bottega Veneta) e Claudio Ronco (Gruppo Ermenegildo Zegna); assieme ai rappresentanti artigiani delle filiere Confezioni, Pelletteria e Maglieria, ovvero Stefano Stenta(presidente anche di Sistema Moda Vicenza), Stefano Artuso eMatteo Giorio. Dopo i saluti di Agostino Bonomo, presidente provinciale di Confartigianato, il dibattito è entrato nel vivo partendo proprio dal commento dei dati e dalle sollecitazioni del moderatore Cristiano Seganfreddo, direttore di Fuoribiennale. Cosa cercano i grandi committenti dai loro fornitori? Soprattutto qualità del prodotto, puntualità, creatività e innovazione, perché questi sono i valori aggiunti che essi trovano nel Vicentino (il brand da solo non basta), accanto alla flessibilità (la stagionalità oramai non esiste quasi più…si producono capi estivi adesso per venderli in altre parti del mondo) e alla disponibilità a sperimentare. Le eccellenze, secondo i rappresentanti della grande committenza, esistono, così come esistono realtà che invece hanno larghi margini di miglioramento magari attraverso una migliore strutturazione interna delle loro aziende, introducendo figure di competenza tanto nella fase progettuale che in quella produttiva. Il limite del sistema? La poca capacità di promuoversi, di mettere in evidenza tali eccellenze, e spesso la non consapevolezza, in buona fede, di far parte di una filiera “fashion” di portata globale, che può essere motivo di orgoglio e quindi di promozione. Da parte degli artigiani, che da tempo hanno posto la loro attenzione sulle lavorazioni particolari e i livelli alti di servizio, invece è stata evidenziata la difficoltà che talora incontrano nell’intercettare i grandi committenti, così come, viste le dimensioni delle loro attività, di poter aver al loro interno tutte quelle figure- tanto nel settore progettazione che nella produzione (cosiddetto “modello verticale”)- che sarebbero necessarie. Di sicuro, i tre rappresentanti di Confartigianato Vicenza hanno riconosciuto la grande importanza del processo creativo in ogni fase della lavorazione, aspetto su cui l’intenzione è quella di continuare a investire magari anche interessando, come formule inedite, professionalità diverse. Punto in comune tra grande committenza e artigianato del settore Moda la difficoltà a reperire manodopera e tecnici qualificati (l’Italia occupa un terzo dei lavoratori europei del settore, senza tener conto degli addetti nel settore distributivo) e la necessità di “ricostruire” maestranze e saperi artigianali che rischiano di scomparire. A tal proposito ogni grande committente ha le proprie strategie interne, e anche l’artigianato si sta attrezzando per far fronte al problema. «Dobbiamo far sapere ai giovani, e alle loro famiglie, le potenzialità del settore e anche raccontarne il fascino – ha aggiunto Stefano Stenta-, considerate anche le commesse che potranno arrivare dal mercato e dai marchi asiatici. Così come – altro elemento importante per la filiera- è la capacità di aggregarsi per fare massa critica, per meglio promuovere le nostre eccellenze, per intercettare la grande committenza. La quale, accanto alle sue comprensibili esigenze, deve comprendere anche le nostre». Temi sui quali anche la politica può fare la sua parte. Come infatti ha ricordato all’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro, Elena Donazzan: «Le istituzioni posso intervenire su tre fronti: quello della formazione con una comunicazione più efficace ed esaustiva (la Riforma Gelmini, il nuovo apprendistato e l’autonomia scolastica sono strumenti di cui avvalersi), quello delle imprese, che tanto più sanno raccontarci i loro bisogni in modo corale e preciso, tanto meglio la Regione saprà raccoglierli e studiare strumenti adatti, e quello, appunto, degli strumenti che possono essere meglio calati nella realtà di riferimento».