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Nuovo colpo per l’estetica: liberalizzate le professioni bionaturali. Ferron: “Professionalità mortificata e poca sicurezza per il cliente”

Valeria Sylvia Ferron

“Siamo di fronte all’ennesimo provvedimento che danneggia le imprese della categoria e dimostra leggerezza nei confronti della salute dei cittadini”.

Così la vicentina Valeria Sylvia Ferron, presidente provinciale e regionale di Confartigianato Estetica, commenta la una recente sentenza del Consiglio di Stato con cui si riconosce alle professioni cosiddette “bionaturali” (naturopati, shiatsu e ayurveda, tuina, ecc.) la legittimità di svolgere trattamenti di benessere in regime di attività libera e in forma indipendente dall’attività di estetica. Quanti si definiscono bionaturalisti, perché svolgono trattamenti anche fisici ispirati magari a particolari filosofie, potranno quindi “mettere le mani addosso” ai clienti per i trattamenti senza dover rispettare i rigorosi requisiti di sicurezza e igiene che sono scrupolosamente prescritti per i centri estetici. La sentenza però lascia un vuoto operativo. Infatti sono le Regioni e i Comuni che debbono tracciare i regolamenti a disciplina di tali attività. Ciò però avviene a macchia di leopardo in tutto il Paese con interpretazioni il più delle volte permissive.
“Non si può calpestare in questo modo la dignità della nostra professione – spiega Ferron – che, ricordo, è frutto di anni di formazione e costanti aggiornamenti proprio per garantire la massima qualità del servizio e la tutela della salute ai nostri clienti. Ė inaudito che altri operatori abbiano corsie preferenziali per esercitare gli stessi trattamenti. E ancor più grave è che volutamente si continui a disattendere a interpretare le leggi in modo sbagliato e senza contraddittorio”.
Il riferimento è alla Legge 4/2013, cui si appella il Consiglio di Stato, che permette il libero esercizio dell’attività alle professioni intellettuali e che non dovrebbe intaccare le professioni artigiane e quelle già disciplinate da leggi di settore: e invece in questo caso non solo queste professioni si rivelano prevalentemente manuali, ma invadono anche la sfera di competenza dell’estetista. Trattasi poi di figure professionali che spesso vantano benefici terapeutici, ma che vengono costantemente smentite dalla medicina: tant’è che il Ministero della Salute respinge puntualmente le richieste affinché queste vengano individuate come professioni sanitarie.
“In questo modo – prosegue Valeria Sylvia Ferron – si favorisce in maniera selvaggia un mercato, come quello del benessere, che in Italia è fiorente senza per altro garantire il benessere ai cittadini. Sono la qualità dei servizi e le competenze di valore che determinano il successo delle nostre attività. Ed è qui la beffa: figure che svolgono un’attività apparentemente simile alla nostra, in forma privilegiata, senza preparazione certificata e senza prescrizioni igienico sanitarie. In questo modo a mio avviso ciò che è a rischio è la salute delle persone”.
Un nuovo colpo quindi per tutti quei centri estetici artigiani che, rispettosi delle norme e attenti a garantire la salute di quanti si rivolgono a loro per trattamenti estetici, già devono combattere con un fenomeno dell’abusivismo a dir poco dilagante. Si calcola, infatti, che il volume d’affari degli esercizi a domicilio sia il doppio di quello delle imprese regolari.
“Di fronte a questa situazione che si fa? Si allargano le maglie della normativa liberalizzando un settore che invece richiederebbe semmai più controlli. In queste condizioni qualcuno potrebbe anche essere invogliato a cessare l’attività e svolgere trattamenti di estetica in altre forme andando a impoverire anche il tessuto produttivo”.
Come se non bastasse, poi, da tempo Confartigianato ha presentato al Governo una soluzione al tema: una proposta di legge che preveda percorsi intermedi di accesso alla professione estetista, consentendo ad esempio a singoli professionisti, attraverso percorsi più brevi, di acquisire l’abilitazione necessaria a svolgere singoli trattamenti estetici. Permettendo così, a chi volesse, di svolgere unicamente trattamenti di trucco, massaggio, manicure o dermopigmentazione. Proposte che si sono più volte arenate per il susseguirsi delle legislature.