Rovigo, a Palazzo Roverella “I nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia” fino al 14 gennaio
In questi giorni si sono riaccesi i riflettori sulla piccola e dinamica città di Rovigo. A renderla punto di attrazione culturale, oltre alle sue bellezze di sempre, è stata l’apertura di una suggestiva mostra d’Arte a Palazzo Roverella dal titolo “I nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia”, mostra voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che rimarrà aperta fino al 14 gennaio 2017.
Una carrellata di opere che offrono al visitatore l’idea di un percorso fatto da artisti che esprimono emozioni e colori, fitto di storie diventate leggende o anticipatore di tendenze e mode. Un intrecciarsi di percorsi tematici che si sono dipanati e fusi in tutta Europa, dall’Oceano alla Laguna veneziana.
Un’impaginazione di circa cento dipinti accuratamente selezionati da Giandomenico Romanelli.
I nabis, che significa “profeti” nell’antico ebraico, come tali hanno segnato con il loro nuovo linguaggio pittorico il punto di partenza dell’Arte Moderna (Paul Sérusier, Emile Bernard, Maurice Denis,Cuno Amiet e Félix Vallotton), con colori intensi, profili marcati e rinuncia del dettaglio. Una pittura sintetica che è stata spunto per molte correnti artistiche del Novecento: dai Fauves all’Espressionismo, dall’Art Nouveau all’Astrattismo.
Un’innovazione artistica che ha contaminato tutta l’Europa; ma è proprio sul versante nazionale che si concentra la seconda parte di questa inedita rassegna.
I quadri, che più catturano l’attenzione e la curiosità dei visitatori della mostra, sono senza dubbio quelli di Paul Gauguin, il pittore più noto dei nabis. Era giunto a Pont Aven, sulla costa della Bretagna, nel febbraio del 1888, quando il sodalizio con Van Gogh era già finito e i due avevano preso strade diverse: l’Olandese aveva preferito il sud della Francia e lui la Bretagna. E proprio in quest’ultima regione si era andato formando un eden primitivo e quasi incontaminato, popolato da una comunità internazionale di giovani artisti che dipingevano spesso insieme al maestro, traendo ispirazione dal paesaggio e dalle loro comuni esperienze e riflessioni. Molti cercavano la semplicità della vita come nell’Arte; semplicità fortemente creativa e tesa all’essenziale, decantata dai fumi tardo-impressionisti, pur in una visione assolutamente suggestiva. Questa stagione artistica bretone dell’Arte, a cavallo del Novecento, la si incontra in varie opere esposte nella mostra. Come si potrà notare, gli autori sono pittori che, in molti casi, avevano anche vissuto a Parigi e che nella capitale francese, o comunque Oltralpe, avevano acquisito caratteri e cadenze linguistiche di inequivocabile qualificazione gauguiniana.
L’ultima parte della rassegna è un grande capitolo dedicato agli eredi di questo universo artistico.
Il Sintetismo, calato nella nuova sensibilità borghese e moderna grazie a protagonisti come Paul Sérusier, Emile Bernard, Paul Elie Ranson, Maurice Denis e gli svizzeri Cuno Amiet e Felix Vallotton (presenti in mostra con celebri capolavori), visse una stagione straordinaria anche in Italia: Gino Rossi, Felice Casorati, Oscar Ghiglia, Cagnaccio di SanPietro, Mario Cavaglieri.
Sarà una scoperta per molti poter leggere, sotto una nuova luce e grazie a un insolito e rivelatore punto di vista, opere e artisti in grado di affacciarsi senza complessi d’inferiorità sul palcoscenico dell’Arte mondiale in anni di rivoluzionarie esperienze culturali e morali.
Terminato il percorso artistico a Palazzo Roverella, non dimenticate di visitare il vicino Palazzo Roncade, prestigiosa dimora del Cinquecento, in cui sono esposti i capolavori della Collezione Centanini, recentemente donata alla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
In questi giorni si sono riaccesi i riflettori sulla piccola e dinamica città di Rovigo. A renderla punto di attrazione culturale, oltre alle sue bellezze di sempre, è stata l’apertura di una suggestiva mostra d’Arte a Palazzo Roverella dal titolo “I nabis ,Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia”, mostra voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che rimarrà aperta fino al 14 gennaio 2017. Una carrellata di opere che offrono al visitatore l’idea di un percorso fatto da artisti che esprimono emozioni e colori, fitto di storie diventate leggende o anticipatore di tendenze e mode. Un intrecciarsi di percorsi tematici che si sono dipanati e fusi in tutta Europa, dall’Oceano alla Laguna veneziana.
Un’impaginazione di circa cento dipinti accuratamente selezionati da Giandomenico Romanelli.
I nabis, che significa “profeti” nell’antico ebraico, come tali hanno segnato con il loro nuovo linguaggio pittorico il punto di partenza dell’Arte Moderna (Paul Sérusier, Emile Bernard, Maurice Denis,Cuno Amiet e Félix Vallotton), con colori intensi, profili marcati e rinuncia del dettaglio. Una pittura sintetica che è stata spunto per molte correnti artistiche del Novecento: dai Fauves all’Espressionismo, dall’Art Nouveau all’Astrattismo.
Un’innovazione artistica che ha contaminato tutta l’Europa; ma è proprio sul versante nazionale che si concentra la seconda parte di questa inedita rassegna.
I quadri, che più catturano l’attenzione e la curiosità dei visitatori della mostra, sono senza dubbio quelli di Paul Gauguin, il pittore più noto dei nabis. Era giunto a Pont Aven, sulla costa della Bretagna, nel febbraio del 1888, quando il sodalizio con Van Gogh era già finito e i due avevano preso strade diverse: l’Olandese aveva preferito il sud della Francia e lui la Bretagna. E proprio in quest’ultima regione si era andato formando un eden primitivo e quasi incontaminato, popolato da una comunità internazionale di giovani artisti che dipingevano spesso insieme al maestro, traendo ispirazione dal paesaggio e dalle loro comuni esperienze e riflessioni. Molti cercavano la semplicità della vita come nell’Arte; semplicità fortemente creativa e tesa all’essenziale, decantata dai fumi tardo-impressionisti, pur in una visione assolutamente suggestiva. Questa stagione artistica bretone dell’Arte, a cavallo del Novecento, la si incontra in varie opere esposte nella mostra. Come si potrà notare, gli autori sono pittori che, in molti casi, avevano anche vissuto a Parigi e che nella capitale francese, o comunque Oltralpe, avevano acquisito caratteri e cadenze linguistiche di inequivocabile qualificazione gauguiniana.
L’ultima parte della rassegna è un grande capitolo dedicato agli eredi di questo universo artistico.
Il Sintetismo, calato nella nuova sensibilità borghese e moderna grazie a protagonisti come Paul Sérusier, Emile Bernard, Paul Elie Ranson, Maurice Denis e gli svizzeri Cuno Amiet e Felix Vallotton (presenti in mostra con celebri capolavori), visse una stagione straordinaria anche in Italia: Gino Rossi, Felice Casorati, Oscar Ghiglia, Cagnaccio di SanPietro, Mario Cavaglieri.
Sarà una scoperta per molti poter leggere, sotto una nuova luce e grazie a un insolito e rivelatore punto di vista, opere e artisti in grado di affacciarsi senza complessi d’inferiorità sul palcoscenico dell’Arte mondiale in anni di rivoluzionarie esperienze culturali e morali.
Terminato il percorso artistico a Palazzo Roverella, non dimenticate di visitare il vicino Palazzo Roncade, prestigiosa dimora del Cinquecento, in cui sono esposti i capolavori della Collezione Centanini, recentemente donata alla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.