ARTIGIANATO VENETO: TIENE L’OCCUPAZIONE NEL 2011
Sbalchiero: “Funzione sociale anticiclica anche a fronte di cali di fatturato!”
Meno 0,6%. Nel 2011 l’occupazione nell’artigianato veneto è rimasta quasi stazionaria; ha registrato una flessione, ma senza crollare. Il dato emerge dalla periodica indagine congiunturale sull’occupazione nell’artigianato della regione, realizzata dalla Confartigianato del Veneto che elabora oltre 50mila cedolini paga delle aziende socie. Si tratta del calo più basso degli ultimi quattro anni: nel 2008 il saldo fu negativo per 3,2 punti, che arrivarono a 5,2 nel 2009 e a 1,3 nel 2010.
“Il dato, numericamente appena negativo, è però straordinario in termini sociali -commenta il presidente della Confartigianato del Veneto, Giuseppe Sbalchiero-, soprattutto se paragonato alla perdita di oltre 15mila posti di lavoro registrata in regione ed ascrivibile a questo punto al commercio ed all’industria”. Quest’ultima in particolare sta rilasciando occupazione a fronte di ordini e fatturati in campo positivo (secondo Veneto Congiuntura rispettivamente +5,5% e +7,8% per le aziende con più di 250 addetti). Cosa che non è successa nelle aziende sotto i 9 addetti che hanno avuto, nel 2011, cali marcati (attorno al’1,7/% sempre secondo le stime di VenetoCongiuntura).
“Possiamo affermare –prosegue Sbalchiero- che l’anno scorso per l’occupazione l’artigianato ha avuto una funzione anticiclica, positiva, conservando i dipendenti esistenti. L’andamento sarebbe stato addirittura positivo, senza la pesante crisi che continua ad investire il settore delle costruzioni. Va anche detto che le previsioni per quest’anno sono tutt’altro che positive: se non ci sarà una ripresa del mercato interno, i fatturati del comparto potrebbero continuare a calare, con ripercussioni negative per il numero di imprese e di addetti, visto che molte attività sono ormai al limite di sopravvivenza”.
Vedi tabella
I dati
A condizionare negativamente l’occupazione nell’artigianato veneto è stato il comparto delle costruzioni: meno 3,4%, che sale al 4,4% nel settore edile, mentre l’impiantistica ha avuto una flessione di 2,2 punti. Stazionario, invece, il manifatturiero: meno 0,1. All’interno di questo comparto, alcune tipologie di attività hanno chiuso il 2011 in positivo, per quanto riguarda l’occupazione: alimentari più 0,3%, tessile- abbigliamento- calzature più 0,8%, ceramica e chimica più 1,0%, meccanica più 0,4%. Saldo negativo, invece, per grafica (meno 3,5%), legno (meno 2,1), e manifatture di vario genere (meno 1,6%).
Infine, il 2011 si è chiuso bene per l’occupazione nei servizi. Segno più per la riparazione di auto (più 0,7%) e per i trasporti (più 3,9%). Stazionari, invece (più 0,1%) i servizi alla persona.
“La vitalità e le difficoltà del nostro settore sono ben fotografate anche dall’andamento dell’occupazione per genere, per qualifica, per nazionalità -spiega Sbalchiero- Ad esempio, l’anno scorso la percentuale di dipendenti italiani è cresciuta dello 0,4%, mentre è calata quella di dipendenti stranieri, soprattutto a causa della crisi nell’edilizia, dove gli stranieri sono più numerosi. Ancora, la dimensione media dell’impresa con dipendenti è rimasta quasi invariata, con un leggero aumento da 4,5 a 4,6 addetti, come conseguenza dell’evolversi dei trasporti e della tendenza di tenere all’interno delle aziende lavorazioni che prima venivano affidate all’esterno. E va anche aggiunto che sono cresciute del 6,3% le imprese a responsabilità limitata, mentre sono calate le ditte individuali e le società di persone. Il calo occupazionale, invece, non ha riguardato il genere dei lavoratori, perché donne e uomini hanno avuto quasi la stessa flessione; anzi, le donne sono diminuite dello 0,5%, contro lo 0,6% dei maschi. La tenuta del comparto produttivo, inoltre, trova riscontro nella crescita dei dipendenti tra gli operai (più 0,5%) e tra gli impiegati (più 0,9%). Purtroppo, è stato penalizzato pesantemente l’apprendistato, con cali del 23,2% per i giovani sotto i 18 anni e del 6,1% per quelli sopra i 18”.