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Bonomo sulla situazione delle imprese. “Molti hanno chiuso, molti prevedono cali significativi di fatturato. Gli imprenditori non vogliono gli ‘aiutini’ ma misure che permettano loro di tenere e ripartire”

Chiuso per Coronavirus. È il cartello che campeggia sulle porte di molte strutture anche a Vicenza. In questi giorni si iniziano a raccogliere gli effetti dell’emergenza sulle attività produttive artigiane. I dati raccolti da Confartigianato Vicenza dicono che in città e provincia sono chiusi, come stabilito dalla norma, 332 alberghi e strutture recettive; 4473 tra ristoranti, pasticcerie e bar (salvo quei pochi che si sono attrezzati per le consegne a domicilio); 2954 tra estetiste e parrucchiere (Dati CCIAA consistenza imprese al 13.12.2019). 

Ancora, dalle indagini fatte dall’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza prima del Decreto Sicurezza (del 16 u.s.) risulta che il 59% delle imprese del Sistema Casa (Affini Edilizia, Dipintori, Edili, Elettricisti e Antennisti, Imprese del Verde, Imprese di Pulizia, Marmo e Pietra, Movimento Terra, Posa Pavimenti, Termoidraulici e Altri Installatori) per il momento abbia chiuso totalmente o parzialmente l’attività mentre un ulteriore 21% del Comparto stia pensando se chiudere. Nello stesso periodo il 30% delle  imprese del Sistema Produzione (Chimica e Plastica, Elettromeccanica, Meccanica, Opere Metalliche in Ferro e PVC) registrava la cancellazione degli ordini, mentre il  74% prevedeva un calo di fatturato nei prossimi 3 mesi.
“Che ci fosse uno sforzo gigantesco da fare a fronte di una situazione eccezionale e mai vissuta prima lo si è capito subito. Con grande senso di responsabilità i nostri artigiani hanno agito sin da subito avendo a cuore la salute dei propri collaboratori e della comunità. Le imprese, con il supporto richiesto a distanza attraverso i nostri consulenti sia nelle sedi (aperte solo su appuntamento per motivi urgenti o indifferibili ma operative) che in smart working, hanno quindi attivando i protocolli di sicurezza per mettere tutti nella condizione di poter lavorare limitando al minimo i rischi come previsto dalle autorità sanitarie. Mentre per le imprese che hanno dovuto sospendere l’attività, quelle che hanno maggiori contatti con l’utente finale, si è cercato di non creare tensioni e dare un sostegno al reddito – spiega Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza-. Ci siamo attivati inoltre, con Associazione nei tavoli istituzionali di ogni livello, affinché si provvedesse allo slittamento dei termini e delle scadenze di diversi adempimenti fiscali e tributari, e si ponesse attenzione alla concessione del credito, ricorrendo a fondi sia nazionali che regionali, perché in questo momento la liquidità è un problema”.
Poi sono quei 600 euro al mese destinati a quelli che la norma definisce ‘lavoratori autonomi’ (cioè agli iscritti alle gestioni speciali INPS, non titolari di pensione) che nel mese di marzo non hanno potuto lavorare.  “A fare bene i conti sono 20 euro al giorno, meno di quanto, sempre al giorno, percepisce chi accede al reddito di cittadinanza. Sarebbe, poi, – continua Bonomo- interessante sapere su quali basi è stata calcolata la cifra che comunque riteniamo insufficiente”.
“Arriviamo così alla burocrazia, ribadiamo aggiunge Bonomo-, la necessità di disposizioni e indicazioni chiare e semplici sui criteri di chi può accedere a quei 600euro, prevendendo anche meccanismi rapidi di risposta. Fermo restando che rappresenti un primo provvedimento che tenga conto dell’evolversi della situazione che tutti ci auguriamo migliori”.