Skip to main content







A RISCHIO LA QUALIFICA DI RESTAURATORE DI BENI CULTURALI. IN VENETO POTREBBERO SPARIRE 1.500 IMPRESE

Una raffica di emendamenti al Senato rischiano stravolgere i contenuti del DDL

Sono ben 35 le proposte emendative presentate nei giorni scorsi da PDL, Lega e PD al testo di legge per il riconoscimento della qualifica di restauratore di beni d’interesse artistico e culturale, attualmente in discussione nella VII commissione del Senato. Il testo licenziato dal Comitato Ristretto era stato predisposto tenendo conto delle diverse proposte di legge presentate, un testo su cui fino poco tempo fa sembrava esserci ampia convergenza bipartisan, anche perché era molto equilibrato e basato su un impianto analitico che si muove tra attività formativa ed esperienza lavorativa.

“Nei mesi scorsi avevamo raggiunto con molto lavoro e molta fatica un equilibrio che permetteva agli oltre 1.500 restauratori artigiani con oltre 10 anni di anzianità aziendale alle spalle iscritti nelle Camere di Commercio del Veneto (sono oltre 13mila a livello nazionale), di veder riconosciuta la loro professionalità e di poter così continuare la propria attività. Oggi, per le 35 proposte emendative, si rischia di fare parecchi passi indietro. La denuncia arriva da Luigi Miazzo, Presidente dei restauratori aderenti alla Confartigianato Imprese Veneto che sottolinea come alcuni emendamenti, se accolti, stravolgerebbero il senso del provvedimento vanificando il lavoro di anni”.
A oggi, per acquisire la qualifica professionale di ‘restauratore’ o ‘collaboratore restauratore di beni culturali’ occorre diplomarsi presso una delle scuole di alta formazione riconosciute oppure dimostrare, tramite documenti e certificazioni, di aver lavorato nel settore per almeno 8 anni, fino al 2001.
Ed è proprio sull’assurdità di questo “fino al 2001” che si concentra l’attenzione di Confartigianato. “Siamo nel 2012 –spiega Miazzo- e tutto ciò che si è fatto in più di un decennio rischia di essere cancellato, dimenticando che quei lavori i restauratori li hanno svolti su assegnazione delle Sovrintendenze che per quei lavori hanno poi certificato il buon esito. Il testo del provvedimento del Comitato Ristretto sui cui tutti finora erano d’accordo, allarga la forbice temporale per la presentazione della documentazione e per l’acquisizione dei titoli formativi al 2014, ricomprendendo così anche tutti i restauratori che hanno incominciato a operare nel nuovo millennio. A sorpresa, un emendamento rimette tutto in discussione proponendo di riportare il termine al 2001. La motivazione ufficiale è di evitare una pericolosa sanatoria, anche se la modifica sembra piuttosto non voler riconoscere il lavoro svolto per conto delle Sovrintendenze a tutto vantaggio di quei pochissimi restauratori diplomati presso una delle scuole riconosciute dal ministero. Ma non finisce qui, la scure si abbatte anche sulla figura del ‘collaboratore restauratore di beni culturali’ che viene cancellata da un emendamento”.
L’invito di Confartigianato Restauro del Veneto ai Senatori è di non introdurre modifiche peggiorative a un testo che riesce a tenere insieme doveri e diritti di tutti gli operatori del settore.