Dal 4 maggio l’89,1% delle imprese artigiane vicentine riapre
Bonomo: “Ci battiamo per quelle che devono attendere giugno per ripartire e pensiamo anche a come affrontare la ‘nuova normalità’ che ci attende. Al Governo chiediamo: vera liquidità, meno burocrazia”
“Le imprese che in questo momento stanno lavorando, e quelle che il 4 maggio riprenderanno la loro attività, lo stanno facendo in piena sicurezza rispetto agli accordi nazionali del 14 marzo, poi rivisti il 24 aprile. Purtroppo, però, ci saranno alcune categorie di imprese, da quelle dell’acconciatura ed estetica a quelle della ristorazione e del turismo, che ancora non potranno riprendere dovendo aspettare, inspiegabilmente, fino a 1° giugno”. Sono queste le parole del il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Agostino Bonomo, in vista della Fase 2 che nel Vicentino dal 4 maggio vedrà aperte 21.173 imprese artigiane su 23.766, pari all’89,1%; tra quelle che rimarranno chiuse invece l’88,3% sono imprese di acconciatori ed estetica (2.289).
“Proprio a supporto delle imprese che dovranno attendere fino a giugno per poter riprendere a lavorare, Confartigianato si sta battendo a livello nazionale con la solidarietà della Regione Veneto dei sindaci dei nostri territori – continua Bonomo- affinché ci sia la possibilità di anticipare quella data. Il 1° giungo, infatti, vuol dire un altro mese di stop e creare quindi ulteriori difficoltà alle aziende, alcune delle quali potrebbero anche non essere più in grado di aprire”.
Il presidente di Confartigianato Vicenza però guarda anche più in là: “C’è apprensione per come questa emergenza sanitaria avrà cambiato, inevitabilmente, le abitudini dei consumatori. Si tornerà certo alla normalità ma sarà una “nuova normalità” ben diversa da quella che abbiamo conosciuto fino a febbraio. Rispetto a questi cambiamenti le imprese si dovranno adattare e dovranno mettere in campo anche nuove procedure nella filiera delle lavorazioni. Come sempre, gli artigiani hanno voglia di ricominciare, di lavorare, e molte imprese stanno già cercando di mettere in campo quelli che erano i driver di crescita anche prima dell’emergenza sanitaria: digitalizzazione, ricerca di mercati esteri, approccio all’export anche in settori che fino a ieri non lo avevano fatto.”
Fin qui quello che le imprese possono, e debbono, fare per ripartire e recuperare il terreno perduto, a cui vanno affiancate alcune misure per non rimanere fermi al palo.
“C’è un assoluto bisogno di una vera e massiccia iniezione di liquidità – spiega Bonomo- e della certezza che lo Stato possa mettere da parte, meglio ancora cancellare, tutta quella serie di pratiche burocratiche che già prima non ci si poteva permettere. Questo è quello che si chiede al Governo affinché ci sia una ripresa che abbia davvero e concretamente al centro l’impresa e il lavoro, serve davvero un sostegno per la riapertura anche per dare serenità al Paese. Perché l’obiettivo di tutti deve essere davvero portare piena occupazione nei nostri territori e quel benessere al quale eravamo abituati”.