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L’Autorità di Regolazione Energia Reti e Ambiente (ARERA) raccoglie l’invito di Confartigianato sull’opportunità di ripensare la TARI 2020.

Dalla Vecchia: “Un costo per quelle aziende che, chiuse, non hanno fatturato e quindi nemmeno prodotto rifiuti”

Imprese ferme, attività ai minimi, minor quantitativo di rifiuti. Proprio seguendo questa “filiera” Confartigianato Imprese Vicenza si è subito mossa affinché si individuassero strumenti volti a mitigare degli effetti economici, per gli utenti e le categorie produttive, derivanti dall’emergenza epidemiologica, tenendo conto del periodo di sospensione delle attività.
“Progressivamente hanno riaperto tutte le imprese alcune, è bene ricordarlo, dopo un fermo anche di due mesi. É il caso del settore della ristorazione e dei servizi alla persona – ricorda Nerio Dalla Vecchia, delegato alle politiche territoriali dell’Associazione -. Da qui la richiesta di Confartigianato Vicenza di rinviare, rimodulare, annullare, tutte quelle tasse a scadenza periodica. La TARI è una di queste. Ci siamo così rivolti ad ARERA, Autorità per la RegolazioneEnergia Reti e Ambiente, che ha accolto la nostra richiesta, segnalata a Governo e Parlamento, ed emanato una apposita delibera che disciplina la riduzione della TARI 2020 per le utenze non domestiche colpite dalla crisi determinata dall’emergenza Covid19”.
Nel documento, ARERA invita i Comuni ad applicare uno scontoalla quota variabile della TARI, quella commisurata alla effettiva produzione di rifiuti urbani e/o assimilati, applicando una distinzione che ricalca quella proposta proprio da Confartigianato. Due le misure suggerite. La prima riguarda tutte le tutte attività soggette per DPCM a sospensione, per lorolo sconto dovrà essere proporzionale ai giorni di chiusura, il cui conteggio spetta all’ente territorialmente competente, e sui quali si applica il fattore di riduzione. In sostanza, per queste utenze è prevista una riduzione “obbligatoria”, da applicare alla parte variabile delle tariffe e da calcolare in modo proporzionato al periodo di chiusura. 

La seconda misura tocca le attività che hanno chiuso spontaneamente, o che abbiano fatto ricorso allo strumento dello “smart working”, e per le quali la riduzione della TARI è facoltativa. In questo caso, Comune o Autorità d’ambito possono decidere se prevedere o meno agevolazioni e sono liberi anche nell’identificarne il funzionamento. L’unica indicazione di ARERA è che i tagli in bolletta siano commisurati ai minori quantitativi di rifiuti prodotti (attestazione che spetta all’utente).
“Alcuni Comuni, comprendendo le difficoltà delle aziende, hanno rinviato il pagamento della prima rata della TARI dovuta. Ma questo non basta perché le cartelle fanno riferimento ai dati dell’anno precedente quindi a quanto prodotto, in termini di rifiuti, nel 2019. Per quest’anno invece, considerato il calo di fatturato dovuto alla chiusura, che avrà conseguenze anche la seconda parte del 2020, la TARI rischia di essere un costo in più e pesante per le aziende ma anche ‘non giustificato’. Infatti, se si tratta di una tariffa sui rifiuti prodotti logica vuole che se non vengono prodotti non li si paghi”, continua Dalla Vecchia.
Spiegano bene la situazione un paio di dati. Nel 2019 il gettito TARI (parte fissa e variabile) delle utenze non domestiche in tutta la provincia di Vicenza si aggirava sui 35,1 milioni di euro. A seguito delle chiusure forzate causa Covid 19 è stato stimato che le aziende abbiano registrato un calo del 56,5% e 71,1% nei soli mesi di marzo e aprile, come ha rilevato un’indagine di Confartigianato sulle PMI. Con le aperture le imprese, si spera, inizieranno lentamente a riprendersi. Dalle proiezioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato, nel caso in cui a dicembre 2020 le aziende riuscissero a raggiungere i livelli di produzione del dicembre 2019, comunque il calo annuo complessivo del fatturato sarebbe di circa i 26,3%.
“Ciò premesso, anche la produzione di rifiuti per il 2020 va a diminuire. Applicando la stessa percentuale di flessione del fatturato alla TARI 2020 le imprese potrebbero risparmiare fino a di 9,2milioni di euro – aggiunge Dalla Vecchia -. E ai Comuni che fossero preoccupati delle minor entrate, ricordo che a fronte di minor rifiuti da raccogliere e conferire in discarica hanno, con buone probabilità, ridotto la spesa di chi fornisce questo servizio”.