Per superare il difficile momento, il settore orafo punta su competenze e mercati europei, e guarda ai prossimi appuntamenti fieristici autunnali con fiducia
Zen: “Servono comunque, da parte delle diverse istituzioni, energie e risorse necessariamente straordinarie”
La crisi economica conseguente all’emergenza legata al Coronavirus sta lasciando pesanti segni. L’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato degli indici della produzione manifatturiera nei primi venti settori per occupazione nelle imprese artigiane, evidenzia che a marzo, tra i comparti della moda che presentano i cali più pesanti di produzione, c’è il settore della gioielleria con un -57,4%. Un calo della produzione effetto della sospensione delle attività e dell’interruzione delle filiere nazionali e internazionali che, a seguito dell’emergenza sanitaria, hanno assottigliato la domanda.
“A marzo le condizioni della domanda e le misure, anche drastiche come il lock down, di contenimento dell’epidemia di Covid-19 hanno determinato una forte flessione del fatturato e degli ordinativi – commenta di Onorio Zen, presidente della categoria Metalli Preziosi di Confartigianato Imprese Vicenza-. Ora il sistema orafo italiano, e vicentino in particolare, rischia di essere penalizzato due volte, essendo l’Italia il primo paese colpito dall’epidemia in Europa e di conseguenza con una marcata contrazione del mercato interno, e successivamente per la progressiva chiusura dei mercati esteri, con il blocco di ordini e distribuzione”.
I mercati di riferimento del sistema orafo delle piccole imprese che si rivolgono prevalentemente alla distribuzione, sono ancora bloccati, Hong Kong, gli Emirati Arabi, gli Stati Uniti; e le imprese che hanno riaperto stanno lavorando prevalentemente su ordinativi precedenti, e preparando nuove collezioni, incoraggiate da qualche timido segnale di ripresa dei mercati UE.
Cambiano le modalità e gli strumenti: saltate le fiere in programma in primavera, Basilea, Hong Kong, OroArezzo, molte aziende si sono attivate con strumenti digitali per “incontrare” i clienti proponendo “vetrine virtuali”, ma il passaggio non è scontato e non è per tutti. In questa situazione non tutte le imprese hanno riaperto e l’impiego della forza lavoro è stimato in un 20/30%.
“La ripresa dei mercati condiziona la produzione – prosegue Zen- e pertanto il nostro pensiero va al mantenimento dell’occupazione, sia per mantenere competenze preziose, che se uscissero dal settore non sarebbero facilmente reperibili, sia per preservare un indotto economico e sociale.”
Infine uno sguardo ai grandi eventi vicentini: “Un segnale importante è quello che potrà venire da Vicenzaoro a settembre, favorita dalla riapertura nel frattempo delle frontiere di molti paesi, che porterebbe ossigeno alle imprese in vista degli acquisti per le Festività natalizie”. “Per il sistema orafo vicentino unbranded le fiere internazionali rimangono ancora uno strumento fondamentale per l’export per questo auspico che IEG assieme a ICE e alle istituzioni, possano convogliare energie e risorse necessariamente straordinarie per sostenere le imprese e un rilancio del gioiello Made in Italy sui mercati internazionali. Un’occasione unica che non possiamo fallire”, conclude Zen.