Bonus sanificazione e dispositivi di sicurezza in azienda: la burocrazia e l’incertezza della quantificazione rischiano di ridurre il beneficio per le imprese
Nel Decreto Rilancio (articolo 125) è previsto un credito imposta per le aziende in merito all’attività di sanificazione e all’acquisto di dispositivi di protezione (DPI). Si tratta di una misura importante considerato che tutte le imprese, a seguito dell’emergenza Covid-19 e per adeguarsi alle indicazioni INAIL in tema di tutela del personale e dei clienti, hanno sostenuto e continueranno a sostenere tali spese.
Ampia è la lista delle voci ammesse: mascherine, prodotti detergenti e disinfettanti, termometri, pannelli divisori, sanificazione dei locali aziendali e degli strumenti di lavoro. Un provvedimento per il quale sono stati stanziati 200 milioni di euro.
Il credito d’imposta cui possono accedere le imprese è pari al 60 per cento delle spese sostenute nell’anno 2020, con un massimo di credito usufruibile di 60mila euro.
Una misura del tutto teorica, dal momento che è soggetta a ripartizione in base alle domande preventive che verranno trasmesse. Ciò è stato, infatti, reso noto dall’Agenzia delle Entrate (il 10 luglio, ndr) con l’emanazione del provvedimento attuativo e della relativa Circolare, con cui ha fornito le indicazioni alle imprese interessate ad accedere a questa misura. Le aziende quindi dovranno dare comunicazione preventiva alla stessa Agenzia delle spese sostenute e da sostenere entro il 31 dicembre 2020, inviando il relativo modello in forma telematica dal 20 luglio al 7 settembre. A questo punto si dovrà attendere l’11 settembre quanto l’Agenzia comunicherà alle imprese, con ulteriore provvedimento, le percentuali effettive di beneficio spettante.
“Come già accaduto per altri strumenti analoghi, anche in questo caso il rischio è che la burocrazia, la vasta platea dei soggetti interessati e delle spese ammesse, nonché l’incertezza di quantificare realmente il bonus, alla fine porti benefici ridotti alle imprese – spiega Gianluca Cavion, vice presidente di Confartigianato Imprese Vicenza -. Non solo, c’è da sottolineare anche la scelta delle tempistiche. Il 20 luglio, data di apertura per l’invio delle domande, coincide con altre incombenze quali il versamento delle imposte derivanti dalla dichiarazione dei redditi e dell’Irap, per le quali da più parti è stato chiesto uno slittamento a fine settembre, che a meno di una settimana dalla scadenza ancora non è certo. Si dirà, però, che c’è tempo fino al 7 settembre per la domanda: ma di mezzo per qualcuno c’è la pausa estiva, e poi di nuovo si è a ridosso di altre scadenze fiscali e tributarie”. “Infine – conclude Cavion – si chiede alle imprese di quantificare quanto prevedono di spendere entro il 31 dicembre: come è possibile fare questo tipo di previsione qualcuno dovrà spiegarlo, dal momento che attualmente nessuno è in grado di dire cosa succederà da settembre a dicembre. Insomma, come in altri casi l’idea del bonus è buona ma è la sua messa in pratica che ha più di qualche lacuna”.