2020: gli artigiani resistono strutturandosi
Tasso negativo (-1,4%) per le imprese artigiane a fine 2020. Resistono però alcuni settori (con qualche sorpresa).
Continua, inoltre, l’evoluzione verso forme di impresa più strutturate e di maggiori dimensioni occupazionali. Questo è quanto emerge dai dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza sulla dinamica delle aziende vicentine nell’anno che le ha viste colpite dalla pandemia e dai provvedimenti conseguenti.
Il commento
Il 2020 è stato un anno davvero duro per le nostre imprese. Molte delle attività soggette a restrizioni legate all’emergenza sanitaria, infatti, sono del comparto artigiano. Inoltre, la situazione di incertezza generalizzata sul fronte politico, economico e sociale, di certo non ha favorito il ‘fare impresa’. E cosa ci sia da attendersi è difficile da dire, perché le variabili in campo sono ancora molte. Confidiamo però che il governo guidato da Mario Draghi segni un momento di svolta, dedicando la giusta attenzione al mondo dell’impresa e del lavoro. L’economia del nostro Paese si fonda sulla capacità di intraprendere, e noi imprenditori siamo pronti ad agire e reagire a questo momento di contrazione economica: fondamentale è mantenere il focus sulla piccola impresa, che da sempre è il motore della produzione e che si sta adeguando con lungimiranza alle esigenze del mercato.
Ciò premesso notiamo una tenuta media delle aziende che fa ben sperare nel rimbalzo, o ripresa che dir si voglia. È indubbio che alcuni settori abbiano pagato più degli altri, mentre altri comparti hanno trovato soluzioni diverse. Penso agli operatori del settore Trasporto Persone che, praticamente fermi da febbraio 2020, attraverso un’Associazione Temporanea d’Impresa sono riusciti a vincere un bando per il trasporto scolastico. O ai tanti che hanno utilizzato i ‘social’ per intercettare i clienti di prossimità, o per mantenere vivo il rapporto con quelli di fiducia; o alle innumerevoli riunioni e contatti via web che hanno permesso di continuare rapporti di business; o ancora all’e-commerce, scoperto o potenziato da molte imprese. Tanti esempi della flessibilità e dell’adattabilità dell’artigianato, ma soprattutto del suo dinamismo”.
I numeri
Entrando nel vivo dei dati, a fine 2020 le imprese artigiane registrate nella provincia di Vicenza sono state 23.170, con un saldo negativo di 343 unità rispetto all’anno precedente, dovuto a 1.141 nuove iscrizioni e 1.484 cessazioni, registrando un tasso di variazione in negativo del -1,4%, (-0,7% nel 2019). Rispetto all’anno precedente, le iscrizioni di nuove imprese sono calate del 21%, mentre le cessazioni hanno subito un calo più contenuto, pari all’8,5%. Il dato si spiega con il fatto che le cancellazioni di attività dal Registro Imprese si concentrano nei primi tre mesi dell’anno, per cui occorrerà attendere per osservare le reali ripercussioni della pandemia. Inoltre, si prevede uno spostamento degli effetti, in quanto le aziende tendono a posticipare la chiusura dell’attività per poter ricevere i ristori. Gli effetti sulla spinta imprenditoriale, invece, sono già visibili e paiono aver colpito maggiormente gli artigiani vicentini: infatti, è nella provincia berica che si osserva la flessione più intensa di iscrizioni, -21%, mentre a livello regionale il calo è stato del 16,1%.
Se si confronta la nati-mortalità delle imprese con l’altra grande crisi degli anni Duemila, di natura completamente diversa, si nota che nel 2009 la crisi economica aveva portato un calo delle iscrizioni di imprese artigiane vicentine del 18,8%, ovvero 2,2 punti percentuali in meno rispetto al -21% registrato nel 2020 con la pandemia; discorso diverso, invece, per le cessazioni di impresa, che già nel 2009 vedevano un aumento del 2,6%, mentre nel 2020 sono risultate in calo dell’8,5%.
L’analisi dell’Ufficio Studi considera anche i diversi settori. Si osserva così una tenuta delle Costruzioni, con una diminuzione dello 0,2% rispetto al 2019, ovvero di appena 20 unità. I Servizi alle Imprese e alle Persone registrano entrambi una variazione pari a -1,7%, mentre soffre particolarmente il Manifatturiero, con un calo del 2,5% rispetto all’anno precedente (-176 imprese).
Chi ha più “resistito”
Quanto alla forma giuridica, si osserva la continua “mutazione” dell’imprenditoria artigiana: al calo dell’1,4% delle imprese artigiane, determinato da un -1,3% di ditte individuali e da un -3,2% di società di persone, si contrappone una crescita delle società di capitali dello 0,9%. Il trend positivo delle società di capitali artigiane, che negli ultimi nove anni sono cresciute del 36%, non si è interrotto, quindi, neanche nell’anno della pandemia.
Certo è che i conseguenti lockdown, totali o parziali, hanno messo a dura prova il tessuto imprenditoriale. Tuttavia, anche in un anno così funesto alcuni settori hanno registrano una crescita, seppur contenuta: essi, quindi, rappresentano gli attuali “driver”dell’artigianato, i settori-guida.
Per il 2020 se ne possono individuare undici, che con le loro 8.670 imprese registrate rappresentano oltre un terzo (37,4%) del comparto. Tali settori presentano un saldo positivo nell’anno pari a +68 unità, ovvero una variazione del +0,8% a fronte di una flessione del 2,7% registrata negli altri settori. Tra i “driver”principali, con almeno 50 imprese artigiane registrate, il più dinamico risulta quello delle Attività di servizi per Edifici e Paesaggio, che segna una variazione pari a +4,3% rispetto all’anno precedente. A seguire troviamo le Attività Creative e Artistiche, con una variazione pari a +3,7%, la Riparazione, Manutenzione e Installazione di Macchine e Apparecchiature con +2,5%, la Fabbricazione di Articoli in Gomma e Materie Plastiche con +1,4% e i Lavori di Costruzioni Specializzati con +0,2%.