INDUSTRIA, 2 TRIMESTRE 2012 ANCORA IN CALO -5,3% RISPETTO AL 2011 E -2,1% CONGIUNTURALE. LE MICROIMPRESE SOFFRONO, IN FLESSIONE ANCHE L’EXPORT (-1,8%). MERCATO INTERNO IN CADUTA LIBERA. AUMENTA LA SFIDUCIA
Nel secondo trimestre 2012, sulla base dell’indagine VenetoCongiuntura, la produzione industriale ha registrato una flessione del -5,3% rispetto allo stesso periodo del 2011, mentre la variazione congiunturale destagionalizzata è stata del -2,1%. L’analisi congiunturale sull’industria manifatturiera di Unioncamere del Veneto, con la collaborazione della Confartigianato Imprese Veneto, è stata effettuata su un campione di 2.807 imprese con almeno 2 addetti.
Vedi grafico
«I dati del secondo trimestre mostrano una nuova contrazione dei livelli produttivi sia rispetto allo scorso anno (-5,3%) che rispetto al primo trimestre dell’anno (-2,1% il dato destagionalizzato) e un peggioramento di fatturato e ordini. Non è facile commentare questi dati – sottolinea Alessandro Bianchi, presidente Unioncamere del Veneto – dopo la nuova fiammata speculativa che da un lato ha fatto schizzare lo spread e dall’altro ha fatto precipitare la Borsa. L’economia reale non gode certamente di ottima salute e la ripresa sembra allontanarsi: lo confermano sia la flessione della domanda interna, il vero punto debole del sistema industriale, sia la perdita di slancio della domanda estera rispetto ai mesi precedenti. Le previsioni degli imprenditori continuano a risentire del generale clima di incertezza e dell’evoluzione dello scenario internazionale, prefigurando scenari negativi anche per i mesi estivi. Ci saranno inevitabili ricadute anche sulle stime del Pil regionale: secondo l’ultimo scenario di previsione, la riduzione dei livelli produttivi, comune a tutte le regioni, risulta più grave di quanto inizialmente previsto e per il Veneto comporterà nel 2012 una riduzione del Pil pari al -2% (era -1,5% la previsione precedente). I segnali d’allarme che giungono dai mercati finanziari sono pesanti per le nostre imprese e diffondono pessimismo e impotenza proprio perché “esterni” al controllo delle imprese e dell’economia reale. Ma la maggior parte delle nostre imprese sono in buona salute e pronte a riprendere l’attività produttiva nel momento in cui dovessero cogliere i segnali di un’inversione di tendenza del ciclo economico. Ma non possono fare niente per modificare le dinamiche dei mercati finanziari e speculativi che le condizionano così pesantemente».
Produzione industriale
Sotto il profilo settoriale l’andamento negativo della produzione risulta generalizzato. Il calo più marcato riguarda le microimprese (2-9 addetti) con -8,2%, seguite dalle medie imprese (50-249 addetti) con -5,4% e dalle piccole (10-49 addetti) con -4,8%. La dinamica negativa si registrasia per le imprese che producono beni intermedi (-7,3%) sia beni di consumo (-4,1%) e strumentali (-3,4%). Per quanto riguarda i settori le diminuzioni più marcate sono state rilevate per i comparti del tessile, abbigliamento e calzature (-10,2%), del marmo, vetro, ceramica e altri metalli non metalliferi (-8,6%), del legno e mobile (-7,7%) e della carta e stampa (-7,1%). L’unico comparto che ha registrato un andamento pressoché stabile è quello dell’alimentare, bevande e tabacco (+0,2%).
Fatturato interno ed estero
Il trend negativo è confermato dalla diminuzione del -5,1% del fatturato su base annua. La peggior performance è ascrivibile alle micro (-7,7%) e medie imprese (-5,6%). Sotto il profilo settoriale spicca la variazione negativa del marmo, vetro e ceramica (-9,7%) e dei mezzi di trasporto (-9,0%). L’alimentare, bevande e tabacco si riconferma l’unico settore con una variazione stabile del fatturato, pari a +0,3%. La variazione negativa è ascrivibile a una forte diminuzione del fatturato interno rispetto a una sostanziale stabilità di quello estero, insufficiente a bilanciare il trend complessivo. Il fatturato estero ha registrato una stazionarietà del -0,2% (+0,4% le medie imprese, -1,1% le microimprese) grazie soprattutto ai settori della gomma e plastica (+2,8%), dei metalli e prodotti in metallo (+2,3%) e dell’alimentare, bevande e tabacco (+1,7%). Segno meno per l’industria dei mezzi di trasporto (-9,5%). Il fatturato interno ha mostrato una forte contrazione del -7,3% (-9,8% le medie imprese) dovuta in primis ai comparti del tessile, abbigliamento e calzature (-12,8%), del marmo, vetri, ceramica e altri metalli non metalliferi (-11,6%) e al comparto legno e mobile (-9,1).
Ordinativi
Gli ordinativi hanno segnato un calo del -6,0% su base annua (-8,2% le microimprese). La performance peggiore è stata registrate nel comparto tessile, abbigliamento e calzature (-10,8%). Leggera flessione degli ordinativi dal mercato estero (-1,8%), determinata dalle grandi imprese (-2,4%). Il settore con la performance migliore è l’alimentare, bevande e tabacco (+1,7%), mentre risulta negativa la dinamica del tessile, abbigliamento e calzature (-5,1%). Continua la tendenza negativa per gli ordinativi dal mercato interno (-7,9%) relativamente a tutte le dimensioni d’azienda, in particolare alle medie imprese (-10,6%). I settori più colpiti sono tessile, abbigliamento e calzature (-14,7%), mezzi di trasporto (-12,6%) e marmo, vetro, ceramica e altri metalli non metalliferi (-11,3%).
Occupazione
L’occupazione è segnata da una lieve flessione pari a -0,8% su base annua (uguale al trimestre precedente), che interessa principalmente le imprese di maggiori dimensioni (-2,7%). Sotto il profilo settoriale il calo maggiore è stato registrato nel comparto del marmo, vetro, ceramica e altri metalli non metalliferi (-3,1%), mentre gli altri settori hanno evidenziato una dinamica stazionaria.
Previsioni
Continua il pessimismo degli imprenditori per i prossimi tre mesi con un saldo pari a -36,6 punti percentuali ( -22,8 p.p. nel trimestre precedente) per la produzione. Perdita di fiducia anche per l’indicatore del fatturato (-35,1 p.p. contro il -20,8 p.p. del trimestre precedente). Negative le attese per gli ordinativi dal mercato interno (-40 p.p.). Peggiorano anche quelle per il mercato estero (-19,2 p.p. contro il -3,6 p.p. del trimestre precedente). Cresce la sfiducia anche per l’occupazione (-14,0 p.p., -12,9 p.p. nel trimestre precedente).