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IL TAVOLO REGIONALE DI COORDIAMENTO DEL SISTEMA MODA VENETO HA INCONTRATO IL GOVERNATORE ZAIA

I Presidenti Bocchese e Fascina: “abbiamo chiesto alla Regione supporto diplomatico per far sbloccare le norme Ue sul Made In”

C’era il tutto il sistema moda veneto la mattina del 6 agosto scorso all’incontro promosso dal Tavolo di coordinamento regionale della Moda, con il Governatore Luca Zaia. L’appuntamento si è tenuto nella sede della Scuola Enologica Cerletti di Conegliano, ed oltre al Presidente di Confindustria Moda Bocchese erano presenti per Confindustria Veneto: il vicepresidente del Raggruppamento, Roberto Bottoli e Pietro Pin Presidente Commissione Tessile e Abbigliamento – UNI; per Confartigianato Veneto: il Presidente della Federazione Moda, Gianluca Fascina ed il delegato al Tavolo di Coordinamento Giuliano Secco. Per la CNA Veneto, la Presidente di Federmoda, Rosanna Toniazzo e Matteo Ribon.
Tanti i temi in discussione, in particolare l’urgenza di una regolamentazione comunitaria che imponga l’obbligo di indicare l’origine dei prodotti tessili importati. Oggi il settore Moda Veneto conta 23 mila imprese: 5 mila industriali, 7 mila artigiane, pari al 20% del manifatturiero e quasi 11 mila del commercio. Numeri di tutto rispetto che meritano di essere sostenuti. Una realtà che si sente minacciata dall’affermarsi di pratiche sleali, la contraffazione dei prodotti e del design ed il disinvolto uso di informazioni fuorvianti e di prodotti anche dannosi per la salute.

Nel triennio 2008-2010, in base ai dati Euratex, sono stati 580.000 i posti di lavoro persi dal manifatturiero tessile europeo. Molti di questi posti di lavoro sono stati persi dall’industria italiana e veneta, ultimo baluardo europeo all’avanzata dei prodotti di importazione. Dal 2011 ad oggi le cose sono certamente peggiorate, anche come conseguenza della crisi profonda che sta attraversando l’Europa. Difendendo il manifatturiero si difende il lavoro e la capacità di creare ricchezza e sviluppo. Lo spostamento fuori della UE delle filiere tessili sta già producendo effetti nefasti sulla confezione e ne avrà in futuro anche sulla progettazione del prodotto tessile. Pensiamo dunque a strategie non dissimili a quelle che vengono finalizzate alla protezione delle tipicità agroalimentari, con il duplice obiettivo di difendere le nostre manifatture ma anche promuovere il consumo di qualità e la sicurezza dei prodotti. Con queste consapevolezza e raccogliendo l’allarme lanciato da tanti colleghi, abbiamo da tempo intrapreso una battaglia di sensibilizzazione della politica nazionale e comunitaria sull’opportunità di cambiare rotta. Come coordinamento veneto abbiamo presentato lo scorso novembre al Vice Presidente della Commissione Europea, On. Tajani, un documento con delle precise richieste. Abbiamo voluto incontrare il Governatore Zaia per chiedere anche il supporto della Regione del Veneto.
“Il Parlamento Europeo sta dedicando attenzione a questi temi – sottolineano i Presidenti Bocchese, Fasciana e Secco – e in più occasioni, ha manifestato larghissime maggioranze a favore dell’adozione di provvedimenti da noi auspicati, prima fra tutti il regolamento che dovrebbe imporre l’obbligo di indicare l’origine dei prodotti tessili importati. L’iter al momento è bloccato. E’ stato dato un l’incarico ad una società londinese, Matrix, di predisporre una relazione su quelle che potrebbero essere le soluzioni da adottare per implementare gli obblighi di etichettatura e per meglio garantire la tutela del consumatore finale. Non conosciamo bene Matrix ma la natura di questa società, il paese che rappresenta (è uno di quelli che maggiormente contrasta l’adozione del regolamento), non ci incoraggia, abbiamo la sensazione che questa società stia procedendo senza preoccuparsi di sentire le categorie interessate. Siamo preoccupati ma non siamo ancora scoraggiati – aggiungono i tre Presidenti -. La strada che stiamo cercando di intraprendere è quella delle alleanze con gli altri distretti manifatturieri tessili europei con l’idea che la forte crisi che stiamo condividendo ci aiuti a vincere i particolarismi, e su questa strada un efficace aiuto può venirci anche dalla Regione. La presenza a Bruxelles di una collaudata struttura di rappresentanza, potrà esserci di aiuto nello svolgere un’efficace azione di lobby. Chiediamo azioni finalizzate ad orientare la Commissione a garantire la competitività delle nostre imprese, non attraverso privilegi protezionistici ma attraverso una coerente applicazione dei principi di reciprocità commerciale ed industriale, contro il dumping sociale ed ambientale che ci penalizza, come produttori. C’è un manifatturiero tradizionale, capace di creatività, e di produrre soprattutto tanti posti di lavoro che merita di essere supportato, anche finanziariamente, nel suo sforzo di migliorare la propria competitività e di internazionalizzarsi sempre più.
La nostra idea è quella quindi di metterci a disposizione dell’Ufficio del Veneto a Bruxelles, nelle forme che la Regione riterrà più utili ed efficaci, eventualmente individuando uno o più interlocutori con i quali progressivamente creare un tavolo di lavoro finalizzato ad obiettivi condivisi. La giornata di oggi segna un altro passo importante per il sistema moda veneto – concludono Bocchese, Fascina e Secco – Siamo l’unica regione che si sta muovendo in maniera compatta, siamo allineati con tutte le associazioni di categoria, vogliamo creare al più presto un tavolo regionale e proseguire con convinzione il dialogo propositivo avviato con il decisore regionale. Per superare questa difficile fase serve un dialogo a tutto campo, serve la condivisione di scenari, strategie e strumenti”.
Sono ottimisti i tre dirigenti: “da veneti abbiamo saputo costruire un modello – sistema moda – che molti ci invidiano; sono certo che, con la stessa concretezza, sapremo gestire i problemi, superare le insidie e cogliere le opportunità di miglioramento che ogni cambiamento porta con sé”.