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Impiantisti e nuovi (non giustificati) requisiti professionali: Confartigianato si rivolge ai Ministeri dell’Interno, del Lavoro, delle Politiche Sociali e dello Sviluppo Economico per sollecitare il ritiro della proposta Decreto Controlli

Comunicato 53 – 26 marzo 2021

Si chiama “Decreto Controlli” l’ennesimo provvedimento che detta i criteri generali per il controllo e la manutenzione degli impianti, delle attrezzature e degli altri sistemi di sicurezza antincendio. “Si tratta di un provvedimento – commenta il vicentino Dario Dalla Costa, presidente provinciale, regionale e nazionale di Confartigianato Impianti-

– che non va certo nella direzione della semplificazione e dell’efficacia della norma in vigore perché introduce un ulteriore, e inutile, sistema di accertamento delle competenze dei professionisti, particolarmente oneroso e senza evidenti elementi di miglioramento delle condizioni di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro”.

Nel dare attuazione a una indicazione contenuta nel Testo Unico della Sicurezza, il legislatore, anziché definire le procedure tecniche organizzative per effettuare i controlli e le manutenzioni degli impianti antincendio introduce, infatti, ulteriori criteri di selezione di imprese e operatori inutili e ridondanti non tenendo in considerazione che il settore degli impianti è già ampliamente regolato da oltre trent’anni, e che esiste una precisa disciplina relativa ai requisiti che le imprese devono possedere per poter essere “abilitate” a lavorare sugli “impianti di protezione antincendio”.
Proprio per tutelare il comparto, messo a rischio da un provvedimento che introduce nuovi e aggiuntivi requisiti professionali, Confartigianato e CNA (le sigle più rappresentative del settore impianti) si sono rivolte al Ministero dell’Interno, al Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali e al Ministero dello Sviluppo Economico, chiedendo che la proposta di Decreto sia ritirata.

“Il problema – continua Dalla Costa – non è solo degli impiantisti, ma anche di tutti i ‘datori di lavoro’ che devono dare attuazione alle disposizioni di prevenzione incendi nei luoghi di lavoro. Se il decreto dovesse essere emanato, così come in bozza, solleverebbe potenzialmente diversi dubbi circa la regolarità dei requisiti tecnico professionali degli operatori e di chi dovrebbe verificarli, con il rischio anche di far decadere il valore della dichiarazione di conformità dell’impianto”. 

“La grave carenza di coordinamento può quindi di provocare molti problemi di interpretazione per il contrasto tra le discipline, con le immaginabili ripercussioni in termini di complessità regolatoria e sanzionatoria. La proposta di decreto l’abbiamo contestata in diverse sedi, alla Commissione Tecnica presso il Comitato Nazionale Prevenzioni Incendi e ai Ministeri competenti. Nonostante ciò oggi siamo costretti a sottoporre, un parere pro veritate, con l’auspicio che la proposta di decreto venga ritirata o corretta. Se l’iter normativo dovesse procedere senza i necessari aggiustamenti, saremo costretti, nostro malgrado, a procedere con l’eventuale impugnazione del decreto”, conclude Dalla Costa.