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Sulle modalità di riapertura dei ristoranti interviene Christian Malinverni (Confartigianato)

“Sfugge la logica delle scelte che non aiutano le aziende a ripartire, né a incentivare il turismo, ma solo ad aggravare per molti una situazione già negativa”

22 aprile 2021

Sul nuovo Decreto che stabilisce la tabella di marcia delle riaperture, i titolari di ristoranti, bar ma anche pasticcerie e altri esercizi con tavola calda, di Confartigianato Imprese Vicenza non possono che dissentire.
Il piano di riaperture recentemente reso noto dal Governo, che prevede in zona gialla per bar e ristoranti “il consumo al tavolo esclusivamente all’aperto, a pranzo e a cena”, tra gli operatori del settore lascia, a dir poco, amarezza e disappunto.

Come da mesi a questa parte, sfugge la ratio di tali provvedimenti e le motivazioni tecnico-scientifiche, di fronte a un settore in crisi da oltre un anno e che attende regole semplici e chiare per poter riavviare la propria attività. Le ultime scelte del Governo sono quindi ritenute, dal comparto, insufficienti e addirittura penalizzanti e condizioneranno negativamente sia la stagione attuale che il periodo estivo.
“La sensazione è che queste scelte vengano sistematicamente prese senza comprendere né conoscere la realtà delle nostre attività – spiega Christian Malinverni, presidente categoria Ristoranti e Bar in Confartigianato Imprese Vicenza – perché non si può credere, ad esempio, che fino al 31 luglio sia confermato il coprifuoco fino alle ore 22.00. Questo significa disincentivare completamente il turismo e tutto l’indotto che esso comporta: con l’avvicinarsi della bella stagione ci attendavamo risposte diverse e più efficaci. Ogni volta abbiamo la speranza di misure utili e sensate, per rimanere poi sistematicamente delusi. A questo punto siamo stanchi ed esasperati”.
I punti del nuovo Decreto che lasciano senza parole gli operatori del settore sono molti. Il primo è la possibilità di garantire il servizio ristorante solo all’aperto. Questo, spiegano, favorirà solo chi potrà permetterselo, forse la metà del settore, nonostante l’impegno già dichiarato dei Comuni di favorire i plateatici per i pubblici esercizi. Si crea così una situazione di concorrenza sleale, i più fortunati potranno lavorare, altri staranno a guardare: si pensi ad esempio ai piccoli bar e ristoranti nei centri cittadini.
Secondo. La stagione fredda non incentiva i consumi all’aperto. I ristoranti hanno bisogno di favorire l’accoglienza verso i clienti, senza essere condizionati dalle intemperie che in questa stagione sono ancora frequenti. Questo sistema non favorirà le prenotazioni e la scelta di recarsi al ristorante.
Ancora, chi potrà offrire spazi all’aperto, dovrà dotarsi di sistemi di riscaldamento e quindi ancora investimenti, dopo quelli fatti finora, alla prova dei fatti inutili. Senza considerare che, nel mezzo di un pranzo o cena, il meteo può cambiare.
Allora che si fa?
“Ci sarebbero poi molte cose da chiedersi relativamente agli spazi aperti: cosa significano esattamente? Essere in balia dell’incertezza è il contrario di ciò che le imprese chiedono, da sempre, al Governo”, aggiunge Malinverni.
Infine, il coprifuoco alle 22. Se si vuole scoraggiare la movida, bastava ampliare di un’ora e consentire gli spostamenti fino alle ore 23.00. Il tutto con i dovuti controlli verso i trasgressori e non con la penalizzazione di chi lavora seguendo le regole.
“Appare illogico – chiude Malinverni – che non vengano mantenute le regole già chiare e note nei precedenti Decreti, relativi alla zona gialla. Considerata la campagna vaccinale e l’avvicinarsi della stagione estiva, ci aspettavamo ben altre decisioni. Ci chiediamo ancora una volta se vengono considerate le istanze delle imprese, unico e vero modo per realizzare un piano credibile per la ripartenza”.