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Comunità energetiche: l’impegno di Confartigianato

Possono installare impianti da fonti rinnovabili e fare auto-consumo, decidendo le tariffe di “compravendita”.

Si tratta di una novità che può coinvolgere le imprese come fruitrici, come protagoniste tecniche (Installatori, ICT) e promotrici nei Distretti territoriali.Per combattere i cambiamenti climatici e affrontare l’emergenza in atto c’è bisogno di obiettivi concreti: a partire dallo sviluppo di un nuovo modello energetico basato sull’uscita dalle fonti fossili e su una strategia di adattamento e rigenerazione che parta dalle città. In particolare, per abbandonare le fonti fossili è necessario puntare su quelle rinnovabili, su accumuli e “smart grid” (reti elettriche intelligenti) in cui i consumatori assumano un ruolo attivo attraverso pratiche di autoproduzione e scambio di energia su piccola scala: le cosiddette Comunità Energetiche. In pratica si tratta di un modello che porta benefici ambientali ma anche sociali, perché: esso spinge gli utenti a essere più virtuosi; mira a sviluppare aggregazione a livello locale; contribuisce al raggiungimento di almeno quattro Obiettivi (SDG) dell’Agenda 2030: assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni (Obiettivo 7); incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti (Obiettivo 8); garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo (Obiettivo 12); promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico (Obiettivo 13).
Su questi temi anche Confartigianato Imprese Veneto si è interrogando portando il proprio contributo.

L’impegno di Confartigianato

Quella della produzione distribuita di energia è un’idea che accompagna Confartigianato sin dai primi anni 2000 e che oggi, grazie anche all’evoluzione tecnologica, è matura per una discussione più estesa, che porti a riflettere sui cambiamenti che avvengono per effetto di applicazioni e soluzioni orientate a migliorare la qualità dei luoghi in cui viviamo, sull’impatto e all’efficienza ambientale delle attività che svolgiamo e anche sui risvolti di possibile business per le piccole imprese. Per rendere concrete le Comunità Energetiche, come tanti altri interventi di Economia Circolare, sono necessari comportamenti coerenti in una filiera diffusa. Se negli anni passati è prevalsa l’enfatizzazione delle decisioni etiche e volontarie, adesso serve che la politica crei condizioni strutturali diverse risalendo, ad esempio, a monte dei processi produttivi (scelta dei materiali) o incentivando la “sharing economy” (e dandole valore). 

Tutto questo richiede interventi su due piani. In primo luogo la Semplificazione: rendere cioè semplice l’accesso/adozione/uso e la convenienza /incentivi/risparmi). In particolare, per la Semplificazione significa intervenire su diversi livelli: quello delle procedure amministrative necessarie; quello dell’accesso ai finanziamenti/leve fiscali; inoltre, dando la massima divulgazione dell’utilità; rendendo le opportunità semplici da gestire in modo individuale (la domotica può assistere sotto tale aspetto, con elettrodomestici “intelligenti” eccetera); infine, favorendo la neutralità tecnologica (no a barriere di accesso, ma software e interfacce “open source”). 

Da una analisi dei dati da parte di GSE, emerge un’Italia ferma da anni nello sviluppo delle fonti rinnovabili. Al boom del fotovoltaico degli anni 2010-2012 ha fatto seguito la cancellazione completa degli incentivi in conto energia, che invece ad esempio in Germania continuano a garantire gli investimenti da parte delle famiglie. Si sta quindi procedendo a ritmi del tutto inadeguati per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030 dal Piano Energia e Clima, con una media di installazioni all’anno dal 2015 a oggi di appena 459 MW di solare. Per capire la dimensione della svolta che il nostro Paese deve imprimere, si pensi che dobbiamo arrivare a installare almeno 3/4 GW all’anno di solare fotovoltaico. 

Il Veneto fa il punto

Un faro sulle Comunità Energetiche lo ha acceso Confartigianato Imprese Veneto chiamando al confronto esperti e politici all’M9, il Museo del 900 a Mestre, attraverso un webinar a cui sono intervenuti Siro Martin (presidente Confartigianato Imprese Città Metropolitana di Venezia), Fabrizio Renzi (consigliere Delegato M9 District), Dario dalla Costa (presidente nazionale Federazione Impianti Confartigianato), Stefano Munarin (docente Università Iuav di Venezia), Francesco Causone (docente al Politecnico di Milano), Gianni Pietro Girotto (presidente Commissione Industria Commercio Turismo del Senato), Roberto Marcato (assessore allo Sviluppo Economico ed Energia della Regione Veneto), Massimiliano De Martin (assessore a Urbanistica, Edilizia Privata e Ambiente del Comune Venezia) e Roberto Boschetto (presidente Confartigianato Imprese Veneto), moderati da Martina Zambon del “Corriere del Veneto”.

Proprio il vicentino Dalla Costa spiega: “Siamo davanti a una sfida che può essere vinta proprio grazie anche alle Comunità Energetiche. Lo scenario previsto recentemente da The European House Ambrosetti, con una penetrazione del 5% delle 500mila Comunità Energetiche potenziali (stime del Politecnico di Milano), prevede, per il nostro Paese, una riduzione delle emissioni di CO2 di 3,6 milioni di tonnellate l’anno. E, per i membri delle Comunità, il beneficio economico complessivo potrebbe essere di 2 miliardi di euro l’anno”.
“Ma cosa serve per garantirne un futuro? – si chiede Dalla Costa- Innanzitutto, bene il via libera al Senato della Legge di Delegazione Europea 2019 – 2020, che contiene i principi e i criteri specifici per l’esercizio della delega relativa a 18 Direttive, tra le quali la RED II. Fra le modifiche approvate nel testo della Legge, c’è anche lo scorporo diretto della quota di energia condivisa, che semplifica le modalità di contabilizzazione in bolletta a vantaggio dei consumatori che fanno parte di Comunità di Energia Rinnovabile. Entro fine giugno il nostro Paese, per evitare infrazioni, dovrà recepire definitivamente la RED II prevedendo, speriamo, alcuni punti fondamentali: premiare i consumi istantanei da fonti rinnovabili; differenziare gli incentivi delle Comunità Energetiche sulla base delle dimensioni degli impianti e delle fonti, oltre a semplificare l’approvazione dei progetti e rendere possibile l’accesso al credito”.
“Anche ai Comuni spetta un ruolo fondamentale per accelerare la prospettiva della generazione distribuita e della condivisione di energia da rinnovabili – aggiunge Dalla Costa-. Gli enti locali debbono rendersi protagonisti nell’accelerazione dei processi, promuovendo e favorendo la nascita di Comunità Energetiche che coinvolgano soggetti e strutture diverse: edifici pubblici e imprese private, strutture del Terzo Settore, e accelerando i processi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico e privato”.

Il webinar, come detto, si è svolto al M9 District, e non a caso. Il Polo M9, infatti, si sta proponendo come esempio concreto di rigenerazione e di transizione energetica secondo un modello che l’iniziativa di Confartigianato sta ponendo come nodale nel processo di virtuosa trasformazione del territorio. Il Museo M9 è infatti un’assoluta eccellenza dal punto di vista energetico fin dalla sua genesi. Oggi l’impegno è fare in modo che l’eccellenza possa essere ulteriormente affinata, trasformando il tetto del Museo, attraverso 995 metri quadri di pannelli fotovoltaici senza impatto visivo, in una foresta virtuale di 15.142 alberi, in perfetta simbiosi con l’installazione “Foresta M9” e con i veri alberi portati al terzo piano del Museo. In questo grande impianto, realizzato da RnB4culture, sta il cuore del progetto M9 “impatto zero”, capace di generare quasi 6 milioni e mezzo di kWh e in cui tecnologia e innovazione sono al servizio di un presente e di un futuro più a misura d’uomo e di ambiente, così come lo sono le Comunità Energetiche attraverso una nuova modalità di produrre e consumare energia in chiave sostenibile.

I risvolti per le imprese

“Per capire davvero l’enorme importanza di questa novità nell’ambito delle piccole e medie imprese – spiega Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto – bisogna pensare su tre livelli”. Vediamo quali sono.
Il primo livello è come fruitori. Le Micro e Piccole Imprese (MPI) con consumi inferiori a 20 MWh all’anno, che addensano il 90,1% dei punti di prelievo del mercato non domestico, potrebbero ridurre in parte lo spread che oggi subiscono sul costo dell’energia, che con i 29,52 c€/kWh è superiore del 43,6% alla media dell’Unione, il 34,6% in più della media in Eurozona.
Il secondo livello riguarda il ruolo di Installatori e Imprese dell’ICT potenzialmente coinvolti nella progettazione di installazione di questi sistemi: quasi 12mila imprese, di cui 6mila 400 artigiane (53,3%) solo in Veneto.
Terzo livello, e forse il più importante, è il ruolo che le imprese artigiane potranno avere come promotori di uno sviluppo di Distretti produttivi che, facendo leva sulle caratteristiche delle imprese artigiane (“problem solving” e servizi “on demand” su misura dell’utente) intercettino i bisogni e trovino soluzioni dedicate alla maggior diffusione possibile dell’opportunità. Si parla oggi di 379 aziende venete, di cui 112 a carattere artigiano, a cui si potranno aggiungere nuove professioni.

“La rivoluzione avviata dalle Comunità Energetiche e dall’autoconsumo collettivo – aggiunge Gianni Pietro Girotto, presidente della Commissione Industria Commercio Turismo del Senato – è una grande opportunità per le Piccole e Medie Imprese, perché ne favorisce la competitività e la produttività, con vantaggi diretti e indiretti. I Distretti industriali di cui è ricco il Veneto possono infatti inserirsi nel processo di transizione ecologica in corso e giocare da protagonisti questa partita: oltre a produrre le tecnologie necessarie alla transizione innescata dalle CER, saranno loro stessi a realizzare gli impianti e a goderne di tutti i benefici”.

Cosa sono le Comunità Energetiche

Una Comunità Energetica è la costituzione di un soggetto giuridico, senza scopo di lucro, (associazione, cooperativa, impresa commerciale) che ha la possibilità di installare impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile e di auto-consumarla, decidendo nello scambio di energia le tariffe di “compravendita”. Nascono dalla direttiva Red II (2018/2001/UE) e sono di fatto uno strumento nato per consentire a cittadini, imprese, amministrazioni di condividere e scambiarsi energia all’interno di un determinato distretto. Una novità che è stata introdotta in Italia, in forma sperimentale, attraverso la Legge Milleproroghe del 2020.

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