PROVINCE SI’, PROVINCE NO…
Intervento di Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza,
sulla ri-definizione delle province venete
“A tempo ormai scaduto sui termini di presentazione al Governo delle proposte ‘dal basso’ di riordino delle amministrazioni provinciali, è grande il senso di stupore di chi ha il compito di rappresentare l’economia di una delle regioni trainanti del Paese nell’assistere ai balletti con l’aggravante poi di non decidere, di chi pensa alle convenienze di collegio piuttosto che a trovare, con coraggio, assetti amministrativi direttamente funzionali agli obiettivi di competizione con altre aree altamente dinamiche d’Europa, come Francoforte, Londra, l’Ile de France.
Se guardiamo l’orizzonte della competitività veneta salendo su una sedia, la miriade di piccoli Comuni e Province diverse a distanza di una pedalata e mezza può accontentare solo una politica miope, ma se usiamo la scala di un mondo economico ormai allargato, forse la semplificazione di confini amministrativi non indica se Treviso dev’essere accorpata con Padova o Vicenza, o se Vicenza deve creare una seconda città metropolitana con Verona.
Nonostante tutte le insidie connesse alla profonda trasformazione produttiva, economica e sociale cui assistiamo quotidianamente, la nostra regione si pone ancora ai vertici per capacità di innovazione, di grande capitale umano, presenza sui mercati esteri, e l’opportunità di creare nuovi assetti amministrativi è troppo ghiotta per essere sprecata.
L’economia veneta ha bisogno di fare sintesi di troppi poli fieristici, università, centri di eccellenza solo locali, organismi che moltiplicano azioni uguali tra loro, regolamenti comunali differenti che fanno impazzire cittadini e imprese residenti a distanza di una breve passeggiata.
L’area metropolitana coincidente con la città diffusa del Centro Veneto è una utopia? Allora è meglio pensare che nascano almeno due poli amministrativi che possano semplificare e collaborare tra loro per la gestione del territorio. Da una parte la città metropolitana di Venezia, e dall’altra un ambito che veda accorpare Vicenza con Verona”.
Se guardiamo l’orizzonte della competitività veneta salendo su una sedia, la miriade di piccoli Comuni e Province diverse a distanza di una pedalata e mezza può accontentare solo una politica miope, ma se usiamo la scala di un mondo economico ormai allargato, forse la semplificazione di confini amministrativi non indica se Treviso dev’essere accorpata con Padova o Vicenza, o se Vicenza deve creare una seconda città metropolitana con Verona.
Nonostante tutte le insidie connesse alla profonda trasformazione produttiva, economica e sociale cui assistiamo quotidianamente, la nostra regione si pone ancora ai vertici per capacità di innovazione, di grande capitale umano, presenza sui mercati esteri, e l’opportunità di creare nuovi assetti amministrativi è troppo ghiotta per essere sprecata.
L’economia veneta ha bisogno di fare sintesi di troppi poli fieristici, università, centri di eccellenza solo locali, organismi che moltiplicano azioni uguali tra loro, regolamenti comunali differenti che fanno impazzire cittadini e imprese residenti a distanza di una breve passeggiata.
L’area metropolitana coincidente con la città diffusa del Centro Veneto è una utopia? Allora è meglio pensare che nascano almeno due poli amministrativi che possano semplificare e collaborare tra loro per la gestione del territorio. Da una parte la città metropolitana di Venezia, e dall’altra un ambito che veda accorpare Vicenza con Verona”.