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Fotovoltaico: c’è un’alternativa al consumo di suolo, secondo uno studio condotto dal Digital Innovation Hub di Confartigianato Vicenza e ARPAV

Basta installare i pannelli sui tetti dei capannoni industriali e artigianali

8 settembre 2021

È stato recentemente presentato il rapporto nazionale “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2021”, curato da ISPRA – Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale e dalle agenzie regionali per la protezione ambientale. Nel rapporto non manca il capitolo dedicato al Veneto e curato da ARPAV, nel quale ampio spazio viene dedicato al tema del fotovoltaico e a uno studio condotto al riguardo dal DIH di Confartigianato Vicenza.

Il Rapporto fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo e rappresenta la base tecnico-scientifica su cui possono essere prese le decisioni dalle istituzioni a livello locale e nazionale.
Quello dell’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili è un aspetto fortemente incentivato dalle politiche energetiche e ambientali previste nel PNRR.
Ciò nonostante i dati del 2020 mostrano una situazione in cui ben 788 ettari di territorio veneto risultano occupati da impianti fotovoltaici a terra. Per quanto gli impianti a terra presentino indubbi vantaggi di convenienza economica, tutto questo si scontra con una adeguata valutazione dell’ecosostenibilità degli stessi e del loro impatto sul suolo, risorsa già fortemente intaccata e compromessa. “In una regione come il Veneto, si legge nel rapporto, che presenta un tasso netto di consumo di suolo tra i più alti in Italia, sacrificare ulteriore territorio agricolo risulta difficile da accettare, anche se la produzione da energia solare è sicuramente un obiettivo importante nella lotta ai cambiamenti climatici indicato a livello mondiale ed europeo.”
Nel capitolo dedicato al Veneto, come detto, sono riportati i risultati di un recente studio effettuato dal Digital Innovation Hub di Confartigianato provinciale nell’ambito del progetto InnovationLab del Comune di Vicenza (finanziato dalla Regione Veneto). L’analisi si è posta l’obiettivo di stimare la quantità dell’insolazione delle superfici costruite e non, con finalità di determinare l’ammontare dell’energia elettrica che potrebbe essere generata sfruttando le sole superfici dei tetti. L’analisi ha interessato il territorio dei comuni di Vicenza, Creazzo, Sovizzo, Altavilla Vicentina e Torri di Quartesolo, ovvero i territori aderenti al progetto InnovationLab, e si è basata sullo sfruttamento dei dati forniti dal geoportale del Veneto, i big data satellitari e la scansione sul suolo ricavata dalle scansioni laser aeree.
Emerge quindi dallo studio che “se tutti i tetti del Comune di Vicenza con una superficie superiore ai 30 mq venissero usati per la produzione fotovoltaica, si potrebbero generare 543 gWh all’anno, sufficienti a soddisfare circa la metà del fabbisogno energetico delle città. Lo studio inoltre conferma che edifici di maggiori dimensioni tendono ad avere un potenziale di produzione più elevato rispetto ai piccoli edifici residenziali per una maggior efficienza nello sfruttamento della superficie disponibile.”
“Studi come quello effettuato dal nostro DIH, dimostrano come la tecnologia e l’innovazione possano essere utili per gli amministratori, consentendo loro di fare scelte più ponderate e basate sui numeri – commenta al proposito il presidente di Confartigianato Vicenza, Gianluca Cavion-. Incentivare l’installazione dei pannelli sui tetti degli edifici già esistenti, specie quelli relativi alle aree produttive, può, e secondo il nostro parere deve, rappresentare una seria alternativa al consumo di suolo perché coniuga la necessità di tutelare una risorsa scarsa e non rinnovabile – appunto il suolo – alla necessità di produrre energia da fonti rinnovabili.”
“L’alternativa che emerge dallo studio del DIH andrebbe sostenuta con adeguate politiche – aggiunge Cavion -. Si dovrebbe, infatti, rendere più conveniente il posizionamento degli impianti fotovoltaici sui tetti delle strutture produttive le quali, tra l’altro, potrebbero beneficiare dell’energia autoprodotta, dar via a comunità energetiche, e contestualmente implementare misure di efficientamento energetico secondo gli indirizzi del Green Deal europeo e del PNRR”.
“Gli impianti fotovoltaici hanno notevoli vantaggi in quanto fonti energetiche a zero impatto sull’ambiente, questo però non deve andare a danno del tessuto imprenditoriale locale. Lo abbiamo ribadito più volte – commenta in merito Nerio Dalla Vecchia, vice presidente con delega alle politiche territoriali-. L’idea di utilizzare la superficie dei tetti, in effetti spazio ‘sprecato’, per i pannelli credo possa suscitare l’interesse di molte attività produttive perché così facendo hanno l’opportunità di prodursi energia con risparmi sulle bollette. La soluzione emersa dai dati del DIH permette di preservare il suolo, e il paesaggio, dall’occupazione con sovrastrutture che, se pure temporanee, possono comportarne nel lungo periodo un’alterazione ambientale. Una tutela del territorio che, non dimentichiamolo, incide anche su un’altra importante voce economica: il turismo, settore nel quale anche molte delle nostre imprese sono impegnate”.