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QUALIFICA RESTAURATORI. MIAZZO: “UNA NORMA ATTESA DA ANNI MA DA MIGLIORARE”

“Ad una attenta riflessione sul testo del disegno di legge che stabilisce i requisiti professionali per ottenere la qualifica di restauratore, recentemente varato dalla Commissione Beni Culturali della Camera in sede referente, a parte l’importanza di avere, dopo molti anni, una legge che regola il settore, emergono alcune carenze che devono essere recuperate”. Ad affermarlo Luigi Miazzo, Presidente dei restauratori aderenti alla Confartigianato Imprese Veneto, che spiega: “Innanzi tutto il nuovo testo “cestina” le 15.750 domande (inoltrate tra il 2009 ed il 2010) presentate dagli aspiranti restauratori/collaboratori entro la scadenza prevista dall’ultimo Bando. Non solo, la norma esclude anche la facoltà di integrare le stesse pratiche sia per coloro che ritengano di voler aggiungere ulteriori documenti successivi al 2001 (e fino alla data stabilita del 2014) sia per chi intende richiedere la qualifica come restauratore invece che come collaboratore”.
“Inoltre –prosegue il Presidente Miazzo- la nuova legge ha introdotto ben 12 settori di competenza troppo specifici. Ad esempio: Materiali lapidei, musivi e derivati distinto da Superfici decorate dell’architettura. Oppure, Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile distinto da Manufatti scolpiti in legno, arredi e strutture lignee e così via”. “Una suddivisione eccessiva –denuncia Miazzo- che penalizza in particolare le aziende che operano al di fuori dei grandi centri storici, in territori che non dispongono di un così elevato numero di opere d’arte per ognuno dei 12 settori di competenza stabiliti dal testo. Molti restauratori perciò saranno penalizzati in quanto, i lavori fatti in passato, indispensabili per ottenere la qualifica, varranno per una unica competenza anche se fatti su più ambiti”.  
“Non avendo tenuto conto di ciò, il legislatore rischia seriamente di minare la solidità di migliaia di imprese che, da decenni, operano nel settore senza queste cavillose distinzioni. Serve una maggiore semplicità. Noi proponiamo al massimo 3 settori: il primo che derivi dall’accorpamento dei primi 5 settori di competenza (quelli in cui tipicamente opera un restauratore artigiano), il secondo che ricomprenda i settori 6-7-8 ed infine un  terzo che metta insieme i restanti quattro”.
“Lavoreremo da subito –conclude Miazzo- affinché il prossimo Governo metta mano a questi due aspetti assolutamente non banali, al fine di tutelare le imprese che già operano nel restauro evitando che queste vengano di fatto escluse dal mercato”.