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Auto elettrica o a benzina, chi vince il confronto?

A benzina, ibrida, full elettrica? Chi oggi si appresta ad acquistare una vettura si trova di fronte a questo dubbio.

E in più c’è qualche altra domanda sui costi del mezzo, sui possibili incentivi a disposizione, alla possibilità di ricarica. Sulla questione “Sostenibilità auto elettrica vs auto a combustione” ci si è interrogati anche nel corso di CI.TE.MO.S. Un tema peraltro che, sin dalla prima edizione della manifestazione, ha sempre suscitato interesse tanto negli addetti ai lavori, tra i ricercatori, le imprese del settore, che nel pubblico, che quelle auto poi le mette su strada. Allora, vale la pena di vedere qualche dato: 33milioni sono le vetture oggi in circolazione in Italia, auto che hanno una media di 10 anni di vita. Un parco mezzi vetusto e il cui ricambio avviene molto lentamente.

Il punto di partenza

A “dare i numeri” è stato Marc Aguettaz managing director di Gipa srl, che così spiega la situazione: “É ormai evidente e necessario che gli idrocarburi fossili, fonte delle emissioni di gas a effetto serra nell’atmosfera terrestre e all’origine del riscaldamento in atto, devono rimanere sotto terra. Ma su un pianeta popolato da 10 miliardi di essere umani da nutrire, riscaldare, vestire, spostare, è estremamente difficile raggiungere la ‘neutralità carbone’ da un punto di vista tecnico, senza considerare il costo di questa trasformazione”.

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“L’automobile – ha spiegato Aguettaz – è percepita come fonte di inquinamento (PM, NOx, HC…) e di gas clima alteranti (CO2). Per quest’ultimi, l’Europa con 28 Paesi produce l’8% del totale del pianeta da attività umane, di cui il 3,1% per la sola Germania. Ai trasporti viene attribuito il 25%, all’auto il 60%. Quindi, l’1,2% delle emissioni mondiali di CO2 sono dovute alle vetture europee. L’industria dell’auto occupa in Europa oltre 4 milioni di lavoratori, partecipa per oltre il 60% agli investimenti in R&S del continente, ed è uno dei principali motori e attivatore dell’economia europea. L’ingresso dell’Italia nell’Euro fu dovuto, dal punto di vista degli indicatori economici, alla ripresa delle immatricolazioni e della produzione di vetture in Italia nel 1997 grazie alla politica di incentivazioni voluta dal governo dell’epoca (Prodi). La sorprendente crescita del PIL dell’1,7% del 2017 è dovuta in gran parte alla ripartenza dello stabilimento di Melfi con i modelli 500X e Renegade. Quindi, sacrificare un’eccellenza tecnologica come l’industria automobilistica europea, che ha reso ricco il continente negli ultimi 60 anni, è un’avventura pericolosa dal punto di vista economico e sociale. Ricordiamoci che la Cina spinge per la vettura elettrica per motivi strategici interni (la dipendenza dalle importazioni di idrocarburi liquidi) e commerciali (conquistare il mercato europeo dell’auto, togliendo la barriera tecnologica all’ingresso che rappresenta la competenza europea sui motori). Ma il rinnovo del parco più anziano con motori Euro 6 ridurrebbe ancora quel 1,2% di un altro 25-30%”.   

La strada da percorrere

Sempre Aguettaz ha spiegato che le tecnologie attuali hanno fatto passi da gigante, tanto che rinnovando il parco auto a Euro 4 si ridurrebbero le emissioni del 30/35%. Un problema non da poco quello delle emissioni se, come ha ricordato il sindaco di Vicenza, Francesco Rucco, il rischio che si corre, e neanche tanto lontano, è quello di dover bloccare anche le Euro 5.
Se nel 2035 non saranno più prodotte auto a benzina, la strada è quella dell’elettrico, o di forme ibride. Rimangono però aperte alcune questioni. A parte i costi di vetture di nuova generazione, il tema è quello delle colonnine di ricarica anche se, ha ricordato Daniele Invernizzi di EV-NOW!, su questo fronte di stanno facendo passi avanti importanti. Quanto all’autonomia di un ‘puro elettrico’, anche in questo campo le ricerche e l’innovazione procedono. Preoccupa qualcuno, invece, l’aspetto “green” di queste auto: quanto costa produrle, e quanto sono efficienti e smaltibili le batterie?
A conclusione del convegno, l’impressione è stata che rispetto a cinque anni fa, quando se ne parlò nella prima edizione di CI.TE.MO.S., l’auto elettrica o ibrida non sia più una cosa così lontana: basta sfogliare un giornale per vedere quanto, soprattutto la seconda soluzione, sia pubblicizzata.
Dal canto suo il prof. Frattale Mascioli ha portato anche l’esempio di trasporto urbano su rotaia e ruota elettrico, una ulteriore opportunità di maggior vivibilità e sostenibilità delle nostre città.

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