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IMPRENDITORI VENETI, VOGLIAMO UN PAESE NORMALE

Confartigianato, Confindustria e Confcommercio in forum all’ANSA
“dettano” le regole minime per dare fiducia e lavoro.

L’Italia deve tornare ad essere un Paese normale con alleanze politiche che guardino alla crescita, allo sviluppo ed alle istanze dei cittadini; richieste che, nel dibattito in corso in campagna elettorale, appaiono del tutto disattese. I vertici delle maggiori associazioni di categorie produttive del Veneto lanciano un messaggio chiaro alla politica e l’occasione è nel forum dell’ANSA del Veneto a cui partecipano i presidenti veneti di Confindustria, Andrea Tomat, di Confcommercio, Giovanni Sbalchiero, e di Confcommercio, Massimo Zanon. Da loro si erge una voce sola di voglia di crescita e ripresa, di essere nuova locomotiva, in una regione che dal 3,5% di disoccupazione è passata, fonte Istat, nel 2012 al 6,3% con una perdita, in epoca di crisi, di 140mila posti di lavoro e un’attività produttiva ridotta al 40%. C’é concordanza nel dire che nel Paese si è creato, come sintetizza Tomat, “un ambiente ostile all’impresa per la crescita e lo sviluppo”; ma anche che il 73% del reddito viene da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ricorda Sbalchiero. E Zanon chiosa “contribuiamo al Pil senza costi per lo Stato”.
L’appello non è a un partito o ad una coalizione ma è diretto in generale alla politica alla quale si chiede di dare fiducia alle imprese, dopo la cura del Governo Monti, che ha salvato il Paese ma non ha risolto i problemi questo perché, avvertono con orgoglio, “non ci siamo piegati, ma siamo demoralizzati”. Sul ‘piatto’ delle scelte per il futuro e della semplificazione gli imprenditori mettono una ricetta: un documento agile di una cinquantina di pagine sottoscritto da molte associazioni datoriali e sindacali (non da tutte “purtroppo”, lamentano) nel 2011 con la Regione Veneto. A fianco, invece, un tomo enorme che è il documento scritto da un solo ministero per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Non è pubblicità per dire “siamo più bravi” dicono, solo un esempio di come la politica deve cambiare lo Stato. Ma quello che conta è il contenuto del documento: mettere l’impresa al primo posto, con una attenzione al mercato del lavoro.
La riforma Fornero è definita debole (“ci aspettavamo altro” rileva Tomat), bisogna defiscalizzare il lavoro per almeno due anni, rilanciando l’occupazione e quindi i consumi e conseguente produzione. Per quanto riguarda il credito, va favorito quello agevolato dando il via a processi di capitalizzazione, innovazione, ricerca. Lo j’accuse, oggi, coinvolte anche la Banca d’Italia che non capisc e che bisognerebbe dare un incoraggiamento: il denaro circolante è al ‘de minimis’. Bisogna anche risparmiare sui costi della politica così come fanno le imprese e le singole famiglie. La burocrazia è intesa come un incubo, un freno a tutto dove i burocrati vengono descritti – Zanon sintetizza – come qualcuno che complica le cose per garantire la propria esistenza. Sì alle regole della Ue ma che vengano interpretate con semplicità rendendole solvibili. Altra questione la pubblica amministrazione sciogliendo i doveri nel pagamento delle prestazioni al di là del fisco sulla cui leva è inderogabile agire.