ALIMENTAZIONE
Al vaglio del Ministero della salute un incremento delle ore di formazione
del personale addetto alla manipolazione degli alimenti nelle imprese.
Quando la standardizzazione non fa rima con semplificazione.
“I criteri per la formazione del personale adibito alla produzione, somministrazione e commercializzazione di alimenti, il cui obbligo deriva dal rispetto di normative comunitarie, rischiano di trasformarsi in un nuovo macigno burocratico ed un ulteriore spreco di denaro per migliaia di imprese artigiane, a causa di un nuovo provvedimento in materia, al vaglio in questi giorni al Ministero della salute”. A denunciarlo Vasco Mazzari, Presidente regionale veneto di Confartigianato alimentazione che spiega: “l’obbligo formativo deriva dal rispetto di normative comunitarie che da tempo hanno portato la gran parte delle Regioni a legiferare in materia. In particolare la Regione Veneto (con DGR n. 2898 del 28 dicembre 2012), ha approvato un sistema semplificato per la formazione del personale addetto alla manipolazione degli alimenti nelle imprese alimentari, venendo incontro alle esigenze manifestate da parte degli imprenditori del settore. Il provvedimento prevede che le misure di formazione/informazione siano assolte con la partecipazione di ciascuno degli addetti ad un percorso formativo di 3 ore, realizzabile in diverse forme, da rinnovare ogni 3 anni”. “Ebbene –prosegue il Presidente- questa importante semplificazione rischia seriamente di essere vanificata da un nuovo regolamento, in questi giorni al vaglio del Ministero della Salute, che se ne sta occupando con il pretesto di una maggiore uniformità sul territorio. Ta di fatto che la bozza imporrebbe una formazione di ben 8 ore per ciascun operatore anche se impiegato saltuariamente in azienda, da ripetersi ogni tre anni, con procedure complesse sia per quanto riguarda lo svolgimento della formazione, che per quanto concerne i soggetti accreditati a poterla erogare, a cui viene richiesto tra l’altro di soddisfare requisiti di carattere medico! Se a questo sommiamo il fatto che tra le materie oggetto di formazione rientrano anche molti adempimenti già previsti dai piani HACCP aziendali, possiamo ben capire come di fatto si stia dando vita ad un ulteriore balzello per le imprese del settore, costrette a ripetere quanto di fatto già sono obbligate a svolgere da altre normative”. “Una ipotesi “lunare” –conclude Mazzari- in particolare se si tiene conto che il legislatore europeo con l’emanazione del regolamento n.1169 del 2011 ha posto l’autocontrollo aziendale al centro delle azioni volte a tutelare il consumatore finale per quanto riguarda il rispetto delle norme igienico sanitarie da parte degli operatori del settore alimentare. Non comprendiamo quindi come sia possibile per il legislatore nazionale concepire una regolamento in così netto contrasto con tale principio, perseverando così nel voler produrre norme che laddove non introducano nuovi obblighi, contribuiscono a complicare l’esistente. Siamo costretti a constatare come semplificare le cose in questo paese sia facile a parole, ma quasi impossibile alla prova dei fatti. Se vogliamo davvero aiutare i nostri imprenditori a superare la crisi per tornare ad essere competitivi, provvedimenti quale questo regolamento non devono più esistere!”.