IV EDIZIONE DI FABBRICHE APERTE – DOMENICA 12 MAGGIO 2013
Il turismo in fabbrica genera utili, porta movimento, collega le realtà locali e le fa conoscere all´estero. Da 15 anni Josep Maria Pey Cazorla si occupa di questo nella Catalogna dei distretti industriali e culturali. Con la sua società/sito El generador, ha guidato il rilancio del turismo industriale in Catalogna e messo in rete oggi 30 città che stanno lavorando per sviluppare questa opportunità turistica. «Che non è quella dello shopping negli spacci aziendali, attenzione – avverte Pey – Il ragionamento riguarda il patrimonio culturale, archeologico ed economico nel uso insieme: significa mettere in rete i centri di produzione moderni con le fabbriche antiche, quelle musealizzate e aprire le porte laddove si può far vedere come nasce un prodotto. In Veneto con un ricco patrimonio manifatturiero è possibile». Dalla Catalogna il progetto si sta allargando all´Andalusia e alla regione di Valencia, attraverso “Industria viva”, ovvero le visite alle imprese attive. Nel concreto chi riuscite a muovere? Lavoriamo con agenzie e pacchetti tematici: penso ai percorsi nell´agroalimentare i più facili da costruire, dove il pubblico visita le produzioni, assaggia, se vuole compra. Oppure al polo chimico attivo in Catalogna, dove abbiano creato con le università flussi costanti di universitari in Farmacia che vengono a vedere le aziende che producono farmaci e visitano farmacie storiche. Ed ancora abbiamo una rete di odontoiatri che vengono a visitare gli studi spagnoli e le fabbriche di materiali dentali. Più facile lavorare sono ci sono distretti? Sì per la specificità dei prodotti, ma l´importante è individuare luoghi dove poter mostrare come un prodotto nasce, si progetta, cresce e arriva al consumatore. Molti produttori dichiarano di aver migliorato la loro immagine: centinaia di visitatori che pensavano ad aziende inquinanti o dannose per l´ambiente, si sono dovuti ricredere. Mi faccia qualche altro esempio che praticate con successo. Nel settore enogastromico il turismo industriale va a nozze: penso alla produzione vitivinicola, dove si può seguire tutto il processo produttivo nei viaggi autunnali, dalla vendemmia in poi. Cito le sole cantine Torres che fanno 100 mila visitatori l´anno ed hanno 25 addetti solo a questo. Oppure per chi vuole fare esperienza diretta si visita l´ecomuseo delle farine al Castellò d´Empuries, si fa il pane in un workshop e lo si ritira pronto dopo una gita nei dintorni. I modelli sono l´Airbus, la fabbrica francese di aerei che a Saint Lazare registra 50 mila visitatori l´anno per vedere come si assembla un apparecchio; oppure a Tolosa dove raggiungono il milione di visitatori. E nessuno esce con un aereo sottobraccio. Un turismo di nicchia? Un turismo diverso. Quando si arriva in un territorio non basta più vedere i monumenti o assaggiare un piatto: la sinergia delle offerte rende più attrattivo un territorio dove si mostra tutto, anche che cosa si produce e perché, si ha la sensazione di aver conosciuto davvero un paese». Le scommesse: il 12 maggio Fabbriche aperte anche nel Vicentino, ricorda Vladirmiro Riva di Vicenzaè, nel 2014 il congresso europeo a La Coruna e nel 2015 l´Anno europeo del patrimonio industriale.