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I RISULTATI DELL’OSSERVATORIO CONFARTIGIANATO SULL’IMPRENDITORIA GIOVANILE VENETO

La crisi ‘brucia’ gli artigiani junior: dal 2008 al 2012 persi 6.656, – 10,5%.
Allarme giovani artigiani: dal 2010 scomparse 11 imprese al giorno

In Veneto, la crisi, sta mettendo a dura prova l’artigianato giovanile più che da ogni altra parte d’Italia: dal 2008 al 2012, ne sono mancati all’appello 6.656 (oltre il 20% del saldo di -34mila imprenditori under 40 registrato a livello nazionale). La loro contrazione è del 10,5%, una percentuale doppia rispetto alla media nazionale fermatasi ad un altrettanto drammatico -5,6%.
Alla fine dello scorso anno il bilancio è da brividi: la nostra regione ha perso il 12,8% dei giovani capitani d’azienda rispetto a soli due anni prima, passando da 65 mila del 2010 a 56mila cinquecento imprese (-8.500)
In pratica, negli ultimi 2 anni, la crisi ha fatto scomparire 11 giovani imprenditori artigiani al giorno.
I dati emergono dall’Osservatorio sull’imprenditoria giovanile realizzato dall’Ufficio studi di Confartigianato e presentato alla Convention nazionale dei Giovani Imprenditori di Confartigianato in corso a Roma il 3 e 4 maggio ed alla quale vi partecipa una nutrita delegazione veneta di un centinaio di artigiani under 40 provenienti da tutte e 7 le provincie.
Il veneziano Marco Nardin, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato, chiede “risposte concrete al Governo, al Parlamento, alla politica. La scomparsa di tanti giovani imprenditori è causata dalla crisi, ma anche da un sistema Paese che è ostile al fare impresa. Siamo penalizzati dall’enorme costo del lavoro, dalla burocrazia che costa 31 miliardi l’anno alle imprese, dal costo del denaro, dalla carenza delle nostre infrastrutture, da un fisco oppressivo. Dobbiamo renderci conto che in Italia, se muoiono le imprese, muore l’intero Paese”.
“Oggi – sottolinea Sandro Venzo Presidente regionale Veneto del Gruppo Giovani di Confartigianato- ciò che serve ai giovani è investire in professioni in grado di perpetuare a lungo termine la crescita economica del Paese attraverso prodotti competitivi e di qualità sul mercato. In tal senso le politiche attuali dovrebbero impegnarsi attraverso maggiori finanziamenti per la microimpresa giovanile, partendo dal territorio locale per arrivare a quello globalizzato, al fine di offrire un’opportunità che consenta alle nuove generazioni di costruire un progetto concreto per il proprio futuro unendo l’originalità e la tradizione del Made in Italy con le nuove tecnologie e i saperi d’avanguardia. Ripartire dai giovani dal lavoro reale e dalla famiglia Insomma ripartire dalle fondamenta e ricostruire il Paese”.