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SISTEMA CASA: IL DOPO CONFERENZA…

Nel corso della Conferenza programmatica delle categorie del Sistema Casa di Confartigianato Imprese Veneto (Sabato 11 maggio u.s.) a Mestre, è stato approvato il manifesto per il rilancio delle costruzioni in Veneto. Uno strumento programmatico che ci rende più forti nell’rappresentare le nostre ragioni ed intraprendere azioni nei confronti dei soggetti privati e pubblici in particolare la Regione Veneto. Il piano di azione delinea un percorso associativo e sindacale fino al 2020, in quattro punti: La rottamazione degli edifici, oltre il piano casa; Le certificazioni in edilizia; Il social Housing; Le semplificazioni del procedimento. La Confartigianato del Veneto si è messa subito al lavoro nei confronti della Regione che, non a caso, il 21 maggio comunica la presentazione di un nuovo disegno di legge sul Piano Casa.

Di seguito il testo del comunicato stampa.
“Rilanciare il settore edilizio gravemente colpito dalla crisi economica, che investe non solo l’Italia ma l’intera Europa: è quanto si propone il disegno di legge predisposto dalla giunta regionale, in collaborazione con gli uffici regionali della Direzione Urbanistica e Paesaggio, per dare risposte alle numerose istanze provenienti dalla società civile, dalle amministrazioni comunali, dalle imprese operanti nel settore, dai progettisti. “Un disegno di legge – sottolinea il vicepresidente e assessore al territorio Marino Zorzato, relatore del provvedimento – che, una volta approvato dal Consiglio regionale, diverrà di fatto il nuovo Piano Casa del Veneto”. Lo stesso Zorzato fa rilevare che i risultati ottenuti finora, grazie all’entrata in vigore delle norme regionale (LR 14/2009 e LR 13/2011), confermano che il Piano Casa del Veneto ha rappresentato, per tutti i soggetti interessati, una ‘boccata di ossigeno’ in un contesto di crisi altrimenti generalizzata. “In vista dell’oramai imminente scadenza del Piano Casa, prevista per il prossimo 30 novembre, la giunta regionale – spiega – intende riproporre e rafforzare ulteriormente i positivi esiti di questa esperienza, senza intaccare le zone agricole, che meritano una speciale attenzione in materia di tutela dal consumo del territorio”. In particolare, il disegno di legge (“Provvedimenti per il sostegno al settore edilizio e per la riqualificazione delle aree degradate del Veneto. Piano di sviluppo edilizio”) contiene una serie di misure finalizzate a fronteggiare il perdurare della crisi economica che si ripercuote in maniera particolare sull’edilizia e sul mercato immobiliare. Tra le principali novità previste, il Nuovo Piano Casa non avrà scadenza e sarà esteso anche agli edifici realizzati fino all’entrata in vigore della nuova legge. Sono previsti ulteriori incentivi, a seconda della destinazione d’uso dell’immobile, in termini di aumenti della cubatura o della superficie coperta. Misure specifiche sono indicate per consentire la definitiva messa in sicurezza degli edifici esistenti in zona soggetta a rischio idraulico e geologico. Inoltre, viene introdotto il concetto di ‘volume minimo garantito’ che assicura, per gli edifici residenziali esistenti di limitate dimensioni, di poterli ampliare almeno di 150 mc. Qualora l’intervento riguardi la prima casa di abitazione non si dovrà versare alcun contributo di costruzione al Comune. Per gli edifici a schiera, viene consentito di applicare i benefici del Piano Casa per ogni singola unità abitativa. L’ulteriore incremento del bonus del 10%, derivante dall’installazione di fonti di energia rinnovabile, verrà concesso per l’utilizzo di una qualsiasi di queste fonti di energia rinnovabile. Gli interventi di demolizione e ricostruzione, con gli ampliamenti previsti dal Piano Casa, vengono semplificati nelle procedure con ulteriori aumenti di cubatura. Sono previste misure specifiche per migliorare l’accessibilità agli edifici esistenti, semplificando l’iter per l’installazione di ascensori esterni. Vi sono poi una serie di misure per la riqualificazione delle aree degradate, con l’utilizzo del permesso di costruire in deroga e specifici incentivi che dovrebbero consentire il recupero di ambiti urbani caratterizzati da degrado urbanistico, edilizio ma anche sociale ed economico con specifiche misure premiali. Sono infine previste una serie di disposizioni relative alla localizzazione delle medie e grandi strutture di vendita. Anche Coldiretti è scesa in campo coniando lo slogan “ Cemento zero, entro l’estate “.

Ecco il resoconto nell’articolo apparsa nella stampa.
«Il governatore Luca Zaia lo ha promesso: adesso ci aspettiamo gli atti concreti, senza indugio». Giorgio Piazza è presidente della Coldiretti regionali e, appena pochi giorni fa, ha incontrato il governatore del Veneto, che ha rilanciato la sua idea del «saldo zero»: «Vuoi costruire? Devi comprare una cubatura esistente» Adesso Coldiretti, da tempo impegnata sui temi del consumo del suolo, rilancia e «incastra» il governatore a stringere i tempi sull’idea, ampiamente rilanciata, dello stop al consumo del territorio. Il governatore del Veneto risponde così: «Sono uno dei fautori della tesi del saldo zero e del modello svizzero, dove le case valgono perché non se ne possono costruire di nuove. Per questo dico: la giunta regionale condivide questa filosofia e il vicepresidente Marino Zorzato vi sta lavorando, con il supporto legislativo dello studio Barel, per declinare in norma il testo di un disegno di legge di iniziativa della giunta». I tempi? «Gli aspetti da considerare – sottolinea Zaia – sono molti e non semplici, a partire dalla salvaguardia dei diritti acquisiti. Ma credo che entro l’estate si possa arrivare al giro di boa, con una proposta di legge concreta e che il consiglio possa discutere serenamente». Sul tema della difesa del suolo, Coldiretti e il presidente della giunta regionale ritrovano dunque una sintonia che pareva lontana. «Bisogna cambiare l’approccio – sottolinea Giorgio Piazza – raccogliere la sfida del ritorno alla campagna. Sarò felicemente impressionato quando vedrò finalmente una zona industriale tornare a un utilizzo agricolo del territorio. Abbiamo costruito troppo e spesso nemmeno bene. Ma il suolo finisce, non è un bene rinnovabile: quando cambi la destinazione d’uso di una campagna quella è persa per sempre. La filosofia del saldo zero è quella giusta, Zaia mostri di passare dalle promesse ai fatti concreti». Il governatore, insomma, sembra raccogliere la sfida che anche l’assessore all’agricoltura, Franco Manzato aveva lanciato per una moratoria di cinque anni sulle nuove costruzioni. «Negli interventi sulla difesa del suolo stiamo recuperando un ritardo di almeno ottant’anni – conclude Luca Zaia –. Da questa legislatura abbiamo messo 50 milioni l’anno per opere idrauliche. I poteri del commissario non sono tuttavia assoluti. Ma l’autentica sfida da raccogliere è proprio quella del consumo del suolo, cui abbiamo contribuito tutti: dal sindaco sottoposto alle pressioni del territorio al cittadino che ha voluto farsi il capannone vicino a casa. Per molti anni è stata anche la fortuna del modello veneto: adesso però bisogna cambiare e far nascere, da un nuovo modello, nuove opportunità di sviluppo». Il presidente Giuseppe Sbalchiero è intervenuto a favore del nuovo piano casa: “Ultima chiamata per applicarlo in modo uniforme ed efficace. La rottamazione degli edifici elemento su cui puntare”.

Ecco il resoconto dell’articolo.
“La terza edizione del Piano Casa regionale dovrà contenere la non derogabilità delle sue disposizioni da parte dei Comuni unitamente alla loro prevalenza anche sulle delibere già adottate”. E’ il commento di Giuseppe Sbalchiero, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto, all’indomani del “lancio” da parte della Giunta Regionale del nuovo disegno di legge in materia. “Il Piano Casa –spiega il Presidente- è una legge straordinaria ma, se vogliamo davvero far ripartire l’edilizia nostrana e dare risposte concrete alle esigenze abitative di una società in rapido movimento, deve finalmente essere applicata in maniera uniforme su tutti i comuni del Veneto. I numeri confermano quanto sia stato importante: 51.000 domande presentate a fine dicembre 2012, di cui 42.500 residenziali (con 150 metri cubi la dimensione media) e 8.500 non residenziali (con 500 metri cubi di dimensione media). 2,7 i miliardi di euro di investimenti attivabili dalle domande presentate. Ma per renderlo più operativo servono criteri certi. In Veneto ogni comune ha fatto di testa sua: c’é chi lo ha valorizzato e chi lo ha soffocato senza una precisa ragione”. “Tra le novità previste –prosegue Sbalchiero- massima attenzione va data alla demolizione e ricostruzione. Dalla nostra recente conferenza programmatica del sistema casa è emerso la necessità di fare di più prevedendo una sorta di rottamazione degli edifici: opportunità che non ha avuto un grande successo sino ad oggi (meno del 2% delle domande). Un risultato che non premia lo spirito della legge, soprattutto in relazione alla necessità di intervenire sul tessuto urbano. In Veneto, infatti, sono oltre 165mila gli immobili (il 17% degli edifici) in mediocre o pessimo stato di conservazione e che andrebbero “rottamati”. Le città sono il motore dello sviluppo socioeconomico del nostro Paese e oggi, sono chiamate in questo senso a “rottamare” consistenti parti del proprio territorio, quelle parti costruite spesso in fretta e senza quella qualità architettonica, urbana e degli stessi materiali costruttivi, necessaria a valorizzare il loro territorio, le loro potenzialità, le loro specificità”. Bene anche l’ulteriore incremento del bonus del 10% derivante dalla installazione di fonti di energia rinnovabile. Aspetto che va incontro anche alle direttive europee che ci obbligano a promuovere un’edilizia che consumi meno energia, che produca meno CO2 e che certifichi il livello di consumo delle nostre abitazioni e dei nostri fabbricati. Ma va sottolineato come il legislatore regionale debba necessariamente abbinare, a questo aspetto del Piano, l’approvazione di una legge sull’efficienza e sulla certificazione energetica degli edifici che manca qui in Veneto a differenza delle maggiori regioni del nord Italia. “Un plauso alla Regione è d’obbligo –conclude Sbalchiero- non solo per aver introdotto delle misure importantissime come, ad esempio, sul rischio idraulico e geologico oppure sui maggiori aumenti di cubatura rispetto alla destinazione degli edifici come il Social Housing, ma anche per aver avviato l’iter della norma per tempo in modo da giungere a novembre (quando scadrà la vecchia versione) con un testo già condiviso e completo. Confidiamo che il Consiglio Regionale, questa volta, non snaturi il provvedimento”.