Stato di emergenza idrica anche in Veneto. A Vicenza quasi 3.700 le imprese (2.338 artigiane) idro-esigenti
Gianluca Cavion (Confartigianato): “Servono politiche chiare sulla sostenibilità ambientale e investimenti importanti sulle reti idriche locali”
8 luglio 2022
Stato di emergenza idrica anche in Veneto: a Vicenza sono quasi 3.700 le imprese (2.338 artigiane) idro-esigenti. La situazione attuale dimostra come servano politiche chiare sulla sostenibilità ambientale e investimenti importanti sulle reti idriche locali.
UN DATO CHE DEVE FAR RIFLETTERE
“Che anche per il Veneto sia stato deliberato lo stato di emergenza per la siccità è quanto meno un dato che deve fare riflettere soprattutto per un territorio, quello veneto in generale e vicentino in particolare, fino a pochi anni fa ‘ricco’ d’acqua. Se siamo arrivati a questo punto è bene chiedersi perché ma anche iniziare davvero a pensare a come porre rimedio considerato che i cambiamenti climatici stanno accelerando, come testimonia la recente tragedia della Marmolada, mettendo in ginocchio interi settori produttivi. Sono sotto gli occhi di tutti gli effetti della siccità nelle colture ma anche l’artigianato, soprattutto le imprese idro-esigenti come la manifattura ma anche quelle dei servizi alla persona per fare un paio di esempi, rischia. Nel vicentino sono 2.338 (ovvero il 63,5% sulle 3.680 totali) le imprese artigiane a maggior intensità di uso d’acqua, aziende che danno lavoro a 13.683 addetti (il 25,7% sul totale di 53.196)”, queste le parole di Gianluca Cavion sulla carenza d’acqua che interessa anche il territorio berico.
AFFRONTARE IL PROBLEMA
“Allora per affrontare il problema è bene che forse si parta dalle basi. La rete idrica che serve imprese e abitazioni non è più, se mai lo è stata, all’altezza. Nel solo capoluogo vicentino le perdite idriche totali di acque potabili, in percentuale sui volumi immessi in rete, si aggira sul 26,7%, in Veneto (per i sette comuni capoluogo) la percentuale è del 37,9% (pari a 53 milioni di metri cubi), la media italiana è del 36,2% (sempre in riferimento alle città capoluogo) – prosegue Cavion-. Da anni si va dicendo e denunciando in tutto il Paese questo stato di cose, ora è il momento di intervenire. Con un doppio vantaggio: sistemare e ammodernare la rete, e non tappare (letteralmente) i buchi con costanti e inutili spese, avviando una serie di interventi pubblici che possono vedere impegnate tante imprese artigiane del settore. Non solo, anche gli interventi legati al risanamento degli edifici esistenti, e qui entriamo nello spinoso terreno degli incentivi tra cui il 110%, permetterebbe di evitare nuove edificazioni e soluzioni anche idricamente sostenibili per esempio con il recupero delle acque piovane per irrigazione o scarichi bagno. Arriviamo così al tema della sostenibilità ambientale che, a questo punto, non è più rinviabile e sulla quale Confartigianato si sta impegnando da tempo. Su questo fronte non mancano esempi virtuosi di aziende che stanno studiando soluzioni per il recupero e riutilizzo delle acque di lavorazione”. Conclude il presidente: “Quelli citati sono esempi di azioni concrete spesso dettate dalla sensibilità, sempre crescente, dell’imprenditore e del cittadino ma giunti a questo punto le buone intenzioni non bastano: servono interventi coerenti, concreti e tempestivi anche da parte delle istituzioni e delle autorità preposte alla gestione delle acque. Anche su questo il Pnrr, debitamente ridefinito e riequilibrato, può essere d’aiuto per esempio per pensare e creare invasi di raccolta acque da utilizzare in situazioni estreme”.