VENETO: IN CINQUE ANNI PERSI 23 MILIARDI DI PIL, NEL 2013 -1,2%
L’aumento Iva al 22% eroderà 122 milioni ai consumi incidendo per il 16% sul reddito familiare
In cinque anni la crisi ha sottratto al Veneto 23 miliardi di euro di Pil e nel 2013 la flessione proseguirà con un -1,2%. In questo quadro l’aumento dell’aliquota Iva al 22% comporterà una flessione dei consumi nel 2013 pari a 122 milioni. Lo scenario è stato tracciato stamattina, presso la restaurata sede della Camera di Commercio di Venezia in centro storico, durante la presentazione del rapporto “La situazione economica del Veneto”, curato dal Centro Studi Unioncamere Veneto giunto alla sua 46esima edizione. A fare gli onori di casa Giuseppe Fedalto, presidente Camera di Commercio di Venezia. A seguire Alessandro Bianchi, presidente Unioncamere Veneto, mentre le relazioni tecniche sono state a cura di Gian Angelo Bellati e Serafino Pitingaro, rispettivamente segretario generale e responsabile Area Studi e Ricerche Unioncamere Veneto. Lavori chiusi da Fabrizio Pezzani, professore ordinario di Programmazione e Controllo nelle Pubbliche Amministrazioni dell’Università Bocconi di Milano. Presente per la Confartigianato Imprese Veneto il Vice Presidente Soffiro Fontana. Il rapporto contiene anche quest’anno alcune parti realizzate dall’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Veneto e di CEAV. Secondo le stime più recenti, nel 2013 il Veneto registrerà una flessione del Pil pari al -1,2% e solo dal 2014 tornerà a crescere con un +0,9%. Da traino saranno ancora le esportazioni, previste in aumento del +4,4% (+2,7% per l’Italia) quest’anno, mentre il 2014 dovrebbe riservare una crescita del +5,2%. Di contro, il 2013 continuerà a registrare contrazioni per consumi delle famiglie (-2,4%) e investimenti delle imprese (-4,6%), sebbene in ripresa rispetto ai valori 2012. Le ripercussioni sull’occupazione porteranno, nel 2013, a un calo del -1,1% delle unità lavoro, col tasso di disoccupazione che salirà al 7,6%. Il Veneto ha chiuso il 2012 con una flessione del Pil del -2,3%, annullando la crescita del biennio 2010-2011 (+1,3%). La caduta è in linea con quella di Emilia Romagna (-2,4%), Piemonte (-2,3%), Toscana (-2,3%) e Lombardia (-2%). Complessivamente, dal 2008 al 2012, la crisi ha comportato una perdita di Pil pari a 23 miliardi di euro: 130 miliardi del Pil reale, senza crisi, avrebbero raggiunto i 153 miliardi. Il numero di imprese attive ha registrato una flessione del -1,2%, pari a oltre 5.600 unità (poco più di 450mila unità). Il mercato del lavoro ha registrato un saldo occupazionale negativo di oltre 15mila posti: perdite più ingenti nelle costruzioni (-20,1%) e industria (-17,5%). La produzione industriale ha segnato una flessione media annua del -4,3%. Crolla l’andamento delle vendite al dettaglio (-5,8%). E’ proseguita la contrazione dell’attività di prestito del sistema bancario (-2%). Continua la tendenza positiva nel turismo: nel 2012 +0,3% degli arrivi, pari a oltre 15,8 milioni di visitatori, mentre scendono del -1,7% le presenze, pari a 62,4 milioni. A seguito delle manovre finanziare di austerità del biennio 2011-2012, nel 2013 il Veneto avrà una perdita di Pil di 1,9 miliardi di euro (-1,3%). Valori analoghi anche negli anni successivi. Le misure di austerity spiegano una caduta dei consumi di circa 1,3 miliardi di euro (-1,4% rispetto alla tendenza “ante manovre”) e una flessione degli investimenti di 700 milioni di euro (-2,1%). Stimando l’impatto sul reddito disponibile delle famiglie (ciò che resta per i consumi dopo il pagamento delle imposte dirette), le famiglie venete hanno subìto un’erosione di 397 euro ciascuna. L’aumento dell’aliquota Iva al 22%, che scatterà il prossimo primo luglio a meno che il Governo non individui le risorse necessarie (2 miliardi nel 2013, 4 miliardi dal 2014), comporteranno un’ulteriore contrazione di consumi e investimenti: i consumi fletteranno di 122 milioni nel 2013 e di 259 milioni nel 2014, mentre gli investimenti si ridurranno di ulteriori 80 milioni quest’anno e di 157 milioni nel 2014. Nel complesso, il Veneto perderebbe un’ulteriore quota di Pil, stimata in 211 milioni per il 2013 e in 421 milioni dal 2014. L’aumento dell’Iva farebbe inoltre crescere l’incidenza di tale imposta sul reddito disponibile delle famiglie venete, passando dall’attuale 15,6% al 16,1%: lo scostamento sarebbe, in media, pari allo 0,47%. Gli effetti sarebbero più pesanti per le famiglie con reddito basso: +0,82% per i nuclei familiari situati nel primo decile, mentre si ridurrebbe al +0,16% per le famiglie nel decile più ricco. Dichiarazione di Alessandro Bianchi, presidente Unioncamere del Veneto: «Il 2012 è stato un altro anno di recessione, ma anche il 2013 sarà difficile. L’economia del Veneto sta attraversando la crisi più lunga della sua storia. Se l’inversione di tendenza ci sarà, sarà sicuramente più spostata verso fine anno e comunque legata ad auspicabili politiche per la crescita decise in ambito europeo. Finché l’Europa continuerà ad imporre solo politiche economiche volte al contenimento dei debiti sovrani e al risanamento dei conti pubblici nazionali, difficilmente potrà esserci spazio per un vero rilancio. Il Fmi ha dimezzato anche le previsioni 2013 sul Pil della Germania. Un chiaro effetto del “risanamento eccessivo” imposto ai Paesi periferici, al quale sarà necessario rinunciare se si vogliono evitare significativi rischi sulle prospettive dell’economia europea. È intorno all’impresa e al lavoro che il Veneto ha costruito tutti i suoi primati, ma oggi non basta più. Anche il sistema pubblico deve fare la sua parte. Su questo si gioca il futuro del sistema economico e il benessere sociale del territorio».