Continua nel I semestre 2022 il trend positivo dell’occupazione nell’artigianato vicentino
E in prospettiva si cercano altri 7.620 lavoratori. Cavion: “Rimane il nodo delle figure e competenze che mancano”
5 agosto 2022
Continua la crescita dell’occupazione dipendente artigiana nonostante le difficoltà legate all’escalation dei prezzi di materie prime e beni energetici: alla fine del I semestre 2022, infatti, si registra un aumento dell’1,3% rispetto ad un anno prima e le prospettive sono di nuove assunzioni.
Sono i dati che emergono dalla periodica analisi realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza che, in questa tornata, ha coinvolto 1.801 micro e piccole imprese per un totale di 10.635 dipendenti.
“Si tratta di risultati che confermano la voglia di ripartire delle imprese artigiane e della loro capacità di resistenza e resilienza – commenta Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza-. Aver la lungimiranza di guardare lontano, letteralmente, di investire in nuove tecnologie e imboccare la strada della sostenibilità, evidentemente ha dato i suoi frutti. Ora speriamo solo che questo patrimonio di ricchezza e di competenze non venga sperperato. Perché, se pensavamo di aver ormai superato il peggio, dovremmo attendere l’autunno per capire se veramente è così o se ci attende un altro periodo difficile e altri sacrifici”.
L’analisi prende in esame sia gli ambiti territoriali che di settore. Così, a livello territoriale rispetto allo stesso periodo del 2021 si rileva la crescita del +2,7% dell’occupazione dipendente artigiana nel Nord est vicentino. In linea con la media provinciale l’Alto (+1,4%) e l’Ovest (+1,2%) vicentino, mentre l’area di Vicenza registra un incremento più contenuto pari a +0,4%.
LE ATTIVITÀ ECONOMICHE
Anche nel dettaglio delle attività economiche si osservano differenze tra i vari settori. Sempre rispetto al I semestre 2021 le crescite maggiori dell’occupazione dipendente artigiana si registrano nell’Artigianato artistico con +3,9% e nella Produzione (+2,9%). Va meno bene il settore della Mobilità che segna un -1,6% rispetto ad un anno prima, in controtendenza rispetto al +2% che aveva registrato a fine 2021, e nella Comunicazione che segna un -0,4%, in miglioramento rispetto a -1,6% registrato a fine 2021.
IL PROFILO DEI LAVORATORI
Quanto al profilo dei lavoratori, continua la migliore performance dell’occupazione femminile che a giugno 2022 risulta l’1,9% in più rispetto ad un anno prima, mentre l’occupazione maschile mostra una crescita dell’1,0%. La componente femminile rappresenta un terzo (34,4%) dell’occupazione dipendente dell’artigianato. Crescita più intensa per gli occupati stranieri che registrano una variazione tripla rispetto alla media totale, pari a +3,6% rispetto al I semestre 2021, mentre gli occupati italiani crescono dello 0,9%. Gli occupati di nazionalità straniera rappresentano il 13,8% dell’occupazione dipendente delle imprese artigiane. Continua inoltre, per la terza rilevazione consecutiva, la ripresa dell’occupazione under 30 che a giugno 2022 segna un +1,5% rispetto ad un anno prima.
UN SEGNALE IMPORTANTE
“Che i dati di donne e giovani impiegati nelle nostre imprese siano in aumento è un segnale inequivocabile di quanto l’artigianato rappresenti un’occasione di realizzazione personale e per mettere alla prova le proprie competenze – aggiunge Cavion-. Nelle nostre aziende conta ‘quel che si sa fare’ e investire in energie nuove e creatività è la strada migliore per non perdere posizioni e stare sul mercato. Credo che anche i lavoratori trovino nelle realtà artigiane un clima favorevole, anche per le stesse dimensioni, in cui esprimersi al meglio e raccogliere soddisfazioni”.
Per le altre classi si conferma il trend degli ultimi anni: gli occupati dai 30 ai 50 anni registrano un calo pari a -1,5% rispetto ad un anno prima, mentre la classe di lavoratori over 50 cresce del 5,6% (dato legato anche alle politiche pensionistiche). I dipendenti artigiani tra i 30 e i 50 anni rimangono la classe più numerosa, rappresentando il 48,7% dell’occupazione dipendente artigiana, seguono gli over 50 (28,4%) e gli under 30 (22,9%). Continua la contrazione degli apprendisti che nel I semestre 2022 registrano un calo pari a -9,5% rispetto al I semestre 2021, la flessione più intensa da inizio 2020. All’opposto cresce il numero di impiegati del 4,7% rispetto a giungo 2021 e anche gli operai segnano un aumento del 3,0%.
LE PROSPETTIVE FUTURE
L’analisi poi prova a capire le prospettive future, alla luce delle criticità ancora in atto. Nel mese di luglio le imprese totali della provincia di Vicenza prevedono di assumere 7.620 lavoratori, 400 in più rispetto alle entrate previste lo stesso mese del 2021. Nel 28% dei casi si tratta di entrate stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato (erano 23,6% nel 2015 anno migliore per le assunzioni a tempo indeterminato grazie alle agevolazioni), mentre nel 72% saranno a termine (tempo determinato o altri contratti con durata predefinita). Le entrate previste di concentreranno per il 51% nel settore dei servizi e per il 60% nelle micro e piccole imprese (con meno di 50 dipendenti). Nel 59% delle figure cercate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore.
LE FIGURE RICHIESTE
Quanto alle principali figure richieste, sono molto ricercati Operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche, o richiesti in altri settori (1.440 entrate previste), Cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici (1.150), Operai specializzati e conduttori di impianti nell’industria alimentare (430), Commessi e altro personale qualificato in negozi ed esercizi all’ingrosso (420) e Personale non qualificato nella logistica, facchini e corrieri (370 entrate previste).
LE DIFFICOLTÀ DELLE IMPRESE
“Peccato che in 1 caso su 2 (50,4%) le imprese prevedano di avere difficoltà a trovare i profili desiderati. Un trend confermato anche dalle recenti stime di UnionCamere-Anpal 2022-2026. Di nuovo si ribadisce l’importanza di una ‘narrazione’ diversa dell’artigianato, anche da parte del mondo politico, che spesso incide non poco nelle scelte delle scuole superiori da parte delle famiglie – spiega Cavion-. Non ci stancheremo poi mai di ribadire l’importanza di una maggiore condivisione d’intendi tra scuole e mondo del lavoro affinché la formazione non sia fine a sè stessa ma, se non perfettamente allineata, almeno propedeutica per un mestiere. Ben vengano quindi iniziative di riforma in tal senso del sistema formativo che come Confartigianato ci ha visti protagonisti e che permette a tanti ragazzi di acquisire un sapere anche varcando i cancelli delle aziende”.
Tra i profili con maggior difficoltà di reperimento, come emerge dall’analisi, ci sono: Conduttori di mezzi di trasporto (73,2%), Operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici (69,1%), Operai specializzati e conduttori di impianti nelle industrie tessili-abbigliamento (65,8%), Progettisti, ingegneri e professioni assimilate (65,7%) e Operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche (63,9%).