2 TRIMESTRE 2013 – MOVIMPRESE ARTIGIANATO. VENETO: -0,36% PARI A -491 UNITÀ (OLTRE 2.000 IMPRESE IN MENO IL 6 MESI)
Giuseppe Sbalchiero: “Veneto male rispetto Italia e rispetto al Nord Est,
la politica ascolti il grido dei nostri artigiani”.
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Nel II° trimestre 2013 nell’artigianato Veneto, una flessione dello -0,36% pari a -491 imprese
(1° posizione nel rank nazionale in valore assoluto. 4° posizione x calo percentuale). -
Il dato regionale veneto (-0,36%) è peggiore di quello nazionale (-0,01%).
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Sembrano aver tenuto meglio altre regioni NE (Friuli e Trentino sono in campo positivo).
I dati di Unioncamere sulla nati-mortalità delle imprese artigiane nel II° trimestre 2013 vedono il Veneto tra le peggiori regioni per l’andamento della nati mortalità delle imprese artigiane. Sono oramai poco più di 137mila le imprese iscritte nelle sette camere di commercio, risultato raggiunto dopo un ulteriore saldo negativo nel 2° trimestre dello -0,36% che, aggiunto a -1,28% del primo, porta in dote un saldo negativo di oltre 2mila aziende (2.268) per la precisione.
“Un primo semestre drammatico in tutta Italia (21mila gli artigiani che mancano all’appello) che vede però la nostra regione stare peggio sia della media nazionale (dove il calo è stato dello 0,01%) che rispetto alle regioni limitrofe come Friuli, Trentino e soprattutto quelle più simili ma noi come Lombardia Toscana ed Emilia Romagna. -commenta a caldo Giuseppe Sbalchiero, Presidente regionale di Confartigianato che prosegue-: a parte una lievissima inversione di tendenza il trimestre scorso, il Veneto da troppo tempo viaggia su saldi peggiori della media. Questa distanza dalle aree più sviluppate del Paese ci preoccupa anche perché sembra influenzata dalle crisi aziendali delle imprese di grande e media dimensione (clienti fissi del nostro manifatturiero artigiano diffuso) che, qui in Veneto, hanno fatto la differenza nel bene, in passato, e nel male oggi. La Lombardia, ad esempio, negli ultimi tre mesi è cresciuta di oltre 450 imprese! Di 240 la Toscana e poco più di 200 L’Emilia Romagna. Un segnale forte di voglia di ricominciare, di fiducia e di prospettiva. Condizione che evidentemente non sentono ancora gli imprenditori artigiani veneti ”.
“Queste migliaia di chiusure sono il segnale tangibile che il protrarsi della recessione sta riducendo allo stremo gli artigiani veneti che vivono quotidianamente sulla propria pelle il peso insostenibile della pressione fiscale, del crollo dei consumi, del difficile e costoso accesso al credito, della difficile riscossione dei crediti vantati nei confronti della PA e di altre imprese –dichiara Sbalchiero-“. “Le imprese, tutte –conclude il Presidente– ma in particolare quelle dell’artigianato reclamano ogni giorno, prima di ogni altra cosa, tempestività e velocità nelle decisioni che devono essere prese. C’è bisogno di lanciare un segnale forte per aumentare la loro capacità di resistenza. Un segnale che indichi con nettezza contenuti e percorsi di un’azione energica contro la crisi. Questo serve alle imprese: la prova che i grandi decisori, in primis il Governo e il Parlamento, si muovono con velocità e con le idee ben chiare sulle cose da fare.”
“Un primo semestre drammatico in tutta Italia (21mila gli artigiani che mancano all’appello) che vede però la nostra regione stare peggio sia della media nazionale (dove il calo è stato dello 0,01%) che rispetto alle regioni limitrofe come Friuli, Trentino e soprattutto quelle più simili ma noi come Lombardia Toscana ed Emilia Romagna. -commenta a caldo Giuseppe Sbalchiero, Presidente regionale di Confartigianato che prosegue-: a parte una lievissima inversione di tendenza il trimestre scorso, il Veneto da troppo tempo viaggia su saldi peggiori della media. Questa distanza dalle aree più sviluppate del Paese ci preoccupa anche perché sembra influenzata dalle crisi aziendali delle imprese di grande e media dimensione (clienti fissi del nostro manifatturiero artigiano diffuso) che, qui in Veneto, hanno fatto la differenza nel bene, in passato, e nel male oggi. La Lombardia, ad esempio, negli ultimi tre mesi è cresciuta di oltre 450 imprese! Di 240 la Toscana e poco più di 200 L’Emilia Romagna. Un segnale forte di voglia di ricominciare, di fiducia e di prospettiva. Condizione che evidentemente non sentono ancora gli imprenditori artigiani veneti ”.
“Queste migliaia di chiusure sono il segnale tangibile che il protrarsi della recessione sta riducendo allo stremo gli artigiani veneti che vivono quotidianamente sulla propria pelle il peso insostenibile della pressione fiscale, del crollo dei consumi, del difficile e costoso accesso al credito, della difficile riscossione dei crediti vantati nei confronti della PA e di altre imprese –dichiara Sbalchiero-“. “Le imprese, tutte –conclude il Presidente– ma in particolare quelle dell’artigianato reclamano ogni giorno, prima di ogni altra cosa, tempestività e velocità nelle decisioni che devono essere prese. C’è bisogno di lanciare un segnale forte per aumentare la loro capacità di resistenza. Un segnale che indichi con nettezza contenuti e percorsi di un’azione energica contro la crisi. Questo serve alle imprese: la prova che i grandi decisori, in primis il Governo e il Parlamento, si muovono con velocità e con le idee ben chiare sulle cose da fare.”