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PRESENTAZIONE IN RIVIERA DEL BRENTA DEL DDL 1061 DI ISTITUZIONE MARCHIO “ITALIAN QUALITY”

Munerato: “Ok su premesse ma per noi provvedimento è al ribasso rispetto al 100% made in Italy”

“Condividiamo le premesse della relazione introduttiva al DDL AS 1061 “Istituzione del marchio «Italian Quality»” con riferimento alla valorizzazione delle produzioni italiane, alla valorizzazione delle loro qualità riconosciuta a livello mondiale, e alla necessità di fornire al consumatore gli strumenti per effettuare acquisti in maniera consapevole. Ed è per questo consideriamo un accordo al ribasso il disegno di legge che “si accontenta” di certificare una sola lavorazione in più, in Italia, rispetto a quella definita dal Codice Doganale e quindi dal “Made in” europeo”. Questo il giudizio espresso dal Presidente dei calzaturieri della Confartigianato Imprese Veneto Marino Munerato a fronte della prima presentazione ufficiale del ddl 1061 da parte della VicePresidente del Senato Senatrice Valeria Fedeli tenutasi oggi a Fossò, nel cuore della Riviere del Brenta, presso il calzaturificio del past president Acrib Baiardo.
“Da anni –prosegue Munerato- sosteniamo le produzioni italiane, anche nell’ottica di offrire al consumatore garanzie sulla qualità e l’origine dei prodotti. Siamo quindi favorevoli, a prescindere, a tutte le iniziative che possano valorizzarle, sia sui mercati esteri sia su quello nazionale. Ciò non toglie che in questi ultimi dieci anni il nostro Paese sia riuscito a fare molta confusione in tema di tracciabilità e origine al punto da non sapere più cosa abbiamo a disposizione”.
“Il disegno di legge 1061 in particolare –spiega il Presidente- offre, a nostro avviso, un insufficiente livello di protezione in quanto l’aggiungere la previsione che oltre all’ultima trasformazione sostanziale sia eseguita in Italia anche una ulteriore “qualunque” lavorazione, sicuramente non soddisfa la richiesta dei mercati di avere “veri” prodotti italiani, né fornisce informazione corretta in merito al ciclo produttivo delle merci. Per quanto riguarda l’origine italiana, la piena e corretta informazione sul ciclo produttivo sarebbe possibile infatti solo ove fossero tracciate come eseguite in Italia tutte le fasi di produzione. A tal proposito –ricorda Munerato- il nostro Paese si è già dotato di una Legge che stabilisce chiaramente che chi vuole indicare un prodotto come interamente realizzato in Italia, può farlo unicamente se tutte le fasi (escluse le materie prime) necessarie alla sua produzione sono state realizzate in Italia. Si tratta della L.166/2009 che per altro assomiglia molto al ddl 1061 in termini sia di volontarietà del marchio che nella previsione di definizione di disciplinari di produzione per ogni singolo prodotto”. “Ed anche l’idea di un portale di promozione, annunciato dalla Senatrice Fedeli, –precisa il Presidente- riprende un sistema già esistente e realizzato da Unionfiliere (Unioncamere). Un sistema di tracciabilità e rintracciabilità volontaria delle produzioni, che esalta la qualità delle lavorazioni italiane oltre che certificarne l’origine, che andrebbe valorizzato invece che replicato”.
“Felici quindi della convergenza di intenti –conclude Munerato- ma finiamola di ricominciare sempre da zero. Altrimenti si potrebbe pensare che sia un modo per non arrivare mai a nulla”.