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Comunità Energetiche? Parliamone

di Gianluca Cavion, presidente Confartigianato Imprese Vicenza

Ogni scelta di oggi non può non tener conto anche (e soprattutto) del domani. Qui in Italia lo sa benissimo chi è stato recentemente chiamato al governo, dovendo assumere provvedimenti contingenti senza smarrire l’orizzonte del futuro; e lo sa altrettanto bene chi sta guidando un’impresa nelle attuali difficoltà e, al contempo, deve valutare quanti e quali margini di sviluppo potrà avere la sua attività quando, si spera, le criticità e le emergenze allenteranno la loro morsa.

Una cosa appare certa, però: che è finito per sempre il tempo del consumo illimitato di risorse naturali, e che ogni prospettiva di progresso è legata a un uso sempre più intelligente delle fonti da cui ricavare ciò che ci serve per vivere, per lavorare, per abitare questo pianeta.

Abbiamo appena vissuto, ad esempio, l’estate più calda e secca da secoli: tale fenomeno, oltre a riproporre in modo ineludibile il tema del mutamento climatico globale, ha indotto molti settori dell’agricoltura a rivedere i sistemi di irrigazione e semine, con meno sprechi e più efficienza. 

Lo stesso vale per il manifatturiero, dove guerra e speculazione internazionale hanno portato a livelli astronomici i prezzi di energia e materie prime, col risultato di obbligarci a considerare nuove economie di approvvigionamento, magari impensabili fino a poco tempo fa.

È anche di questo che stiamo discutendo durante quello che abbiamo chiamato “Il mese dell’Energia”, ovvero la serie di incontri sul territorio che, come Confartigianato vicentina, abbiamo intrapreso per illustrare la situazione non solo in materia di caro-bollette, ma anche per quanto riguarda interventi e supporti per le aziende, e su un tema tanto nuovo quanto probabilmente decisivo da qui in avanti, vale a dire lo sviluppo delle Comunità Energetiche per l’autoproduzione.

È stato col Decreto Milleproroghe del 2019 che anche nel nostro Paese si sono introdotte le Comunità Energetiche Rinnovabili, previste da una Direttiva Europea. Di cosa si tratta? Ogni Comunità è “un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali, Piccole e Medie imprese, che si mettono assieme per produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale”.

A tale scopo viene costituita un’entità legale (un’associazione, una cooperativa, senza scopo di lucro) tra i futuri soci della comunità, che appunto possono essere persone fisiche, Piccole o Medie Imprese, enti territoriali o Amministrazioni Pubbliche locali, e s’individua l’area su cui installare l’impianto di produzione, che dev’essere “in prossimità” dei consumatori. Ad esempio, una PMI o una Pubblica Amministrazione possono installare un impianto fotovoltaico, rispettivamente, sul proprio stabilimento o una scuola, e condividere l’energia prodotta e immessa in rete con i cittadini del Comune che hanno deciso di far parte della comunità. L’impianto non dev’essere necessariamente di proprietà della Comunità: può essere messo a disposizione da uno solo o più dei membri, oppure da un soggetto terzo. Una volta attivato l’impianto, la comunità può fare istanza al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per ottenere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa. Tale energia può inoltre venire immagazzinata in sistemi di accumulo, per quando le fonti rinnovabili non siano utilizzabili (per esempio di notte nel caso dei pannelli solari) o quando ci sia necessità (come nel caso si debba far fronte a picchi di domanda).

Ciascuna Comunità sceglie come ripartire fra i membri i ricavi derivanti dall’energia prodotta: ad esempio, dividendo i guadagni della vendita dell’energia in eccesso in modo uguale fra tutti i soci.

Dal punto di vista pratico, ogni membro della comunità continua a pagare per intero la bolletta al proprio fornitore di energia elettrica, ma riceve periodicamente dalla Comunità un importo per la condivisione dei benefici che, non essendo tassato, equivale di fatto a una riduzione della bolletta.

“Le Comunità energetiche – fa notare al proposito un ente come Enel – hanno numerosi impatti positivi su persone, enti e comunità coinvolte. Benefici economici: grazie ai meccanismi di incentivazione derivanti dall’energia prodotta e utilizzata, la Comunità è in grado di produrre un ‘reddito energetico’ da redistribuire. Benefici ambientali: da un lato si evita di produrre energia da fonti fossili liberando CO2, dall’altro di dissipare energia in perdite di rete. Benefici sociali: si stimola l’aggregazione sul territorio e si educano i cittadini a una cultura rivolta alla sostenibilità urbana, coinvolgendo tutte le fasce della popolazione”.

Proprio per questo, come Confartigianato vicentina, non solo stiamo supportando le nostre aziende socie nell’affrontare l’emergenza-bollette con una serie di iniziative quotidiane (vedi l’azione del Consorzio CAEM, l’assistenza per riorganizzare gli orari di lavoro e la cassa integrazione dedicata, l’assistenza per l’efficientamento energetico, la liquidità per il pagamento delle bollette, il supporto per il calcolo del credito d’imposta), ma anche per il credito di nuovi “impianti di autoproduzione”, il che significa guardare avanti. Perché il vero punto di svolta potrebbe essere rappresentato proprio dall’autoproduzione e dall’avvio di Comunità Energetiche: un tema sul quale stiamo sviluppando una progettualità specifica, che non tarderemo a condividere con le imprese.