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Momenti decisivi

Il futuro delle aziende dipende dalle loro strategie, da quelle di chi governa, ma anche dai percorsi di studio dei giovani verso il lavoro.

Ci apprestiamo a salutare senza rimpianti un 2022 non certo facile, sperando che il 2023 porti soluzioni per le tante, troppe crisi in atto, e un po’ più di serenità. 

Questo è il momento di decisioni importanti, che non riguardano solo l’immediato, ma anche il futuro. Chiusa una parentesi legislativa costellata di emergenze (sanitarie, geopolitiche, economiche), al nuovo Governo spetta il compito, non meno impegnativo, di rilanciare in modo strutturale le sorti del nostro Paese, oltre che di porre attenzione alle difficoltà contingenti con cui stanno facendo i conti da mesi le imprese. Le strategie dovranno riguardare i costi dell’energia, abbattutisi sulle aziende fiaccandone produzione e prospettive, la loro difficoltà a “rigenerarsi” inserendo nuovo personale con competenze spesso difficili da reperire, fino alle conseguenze di una situazione bellica che tocca l’orizzonte internazionale, con inevitabili riflessi sugli scambi commerciali e le decisioni collegiali dell’Unione Europea. Alcune misure devono quindi avere necessariamente tempistiche brevi, altre dovranno guardare avanti con lungimiranza politica (lungimiranza che vale anche per chi sta all’opposizione).

Anche le imprese devono pensare – e molte lo stanno già facendo – a modi nuovi di produrre, di proporsi al mercato, e per guardare avanti avranno bisogno non solo del sostegno e della fiducia delle istituzioni, ma anche dell’inserimento di giovani che vedano in esse un luogo in cui crescere. Proprio in questo periodo, famiglie e ragazzi sono chiamati a decidere quale percorso scolastico superiore intraprendere dopo le scuole medie: una scelta non facile, che deve tener conto di tanti aspetti. Ed è su questo tema che già da tempo la Confartigianato vicentina, assieme ad altre realtà associative del territorio, col supporto di esperti e in collaborazione con il Provveditorato agli Studi, propone momenti di incontro, riflessione e approfondimento dedicati proprio ai giovani e ai loro genitori, così come agli insegnanti e ai dirigenti scolastici. 

Certo, nel decidere sugli studi superiori c’è sempre da considerare i talenti, le caratteristiche e le aspettative personali, ma è bene conoscere anche il contesto economico in cui si vive.
Da alcune ricerche ed analisi effettuate di recente, emerge che spesso i giovani hanno le idee ben più chiare di mamme e papà circa il futuro, anche se il loro modo di interpretare il lavoro è diverso da quello di appena una generazione fa. Di questo pure le imprese dovranno tener conto, per attrarre quelle competenze e quelle professionalità di cui già oggi, ma specialmente domani, ogni azienda ha bisogno per crescere anche sotto gli aspetti dell’innovazione e della sostenibilità. 

Dal canto suo, la scuola non può esimersi dalle evidenze espresse dal mondo produttivo per proporre percorsi e programmi formativi che permettano di acquisire competenze concrete e specifiche, ma pure quelle abilità trasversali (le cosiddette “soft skills”) in fatto di capacità relazionale e di cooperazione di gruppo che conducono a concretizzare nuove idee. 

Il tempo dei “compartimenti stagni”, quindi, è finito: mondo del lavoro, scuola e famiglia devono interagire al meglio. E con essi le istituzioni: anche sotto questo aspetto, perciò, il nuovo Governo sarà chiamato in causa. Basti ricordare che c’è una riforma degli ITS (Istituti Tecnici Superior post-diploma) che attende di essere concretizzata.

Confartigianato è convinta che occorra favorire una conoscenza sempre più “reale” di ciò che è oggi una impresa. E, soprattutto, quel mondo delle aziende di piccole o medie dimensioni che da sempre caratterizza il nostro territorio. Ciò serve sia a sgombrare il campo da vecchi stereotipi culturali, sia a promuovere l’attenzione verso forme didattiche – come appunto quelle degli ITS – in cui la componente tecnica e professionale risulta vincente ai fini di un rapido inserimento occupazionale, testimoniato del resto dai dati. Insomma: in base alle proprie attitudini, oggi un giovane può guardare o a un percorso prolungato in chiave universitaria, oppure dirigersi verso un ambito più vicino al mondo produttivo, sapendo che si tratta di contesti di pari dignità.

L’impresa attuale è per forza di cose “moderna”.  Le competenze digitali e “green” sono richieste in tutti i settori, la qualificazione al lavoro si è innalzata in relazione alla domanda sempre più esigente da parte del sistema economico globale. 

La generazione dei “nativi digitali” deve perciò essere accompagnata, attraverso ulteriori politiche attive, sempre più a contatto con il rinnovato mondo delle imprese, stimolando ragazze e ragazzi anche ad approfondire ogni eventuale loro idea di creare nuove forme di attività, perché il campo delle possibilità è infinito, tanto quanto quello dell’innovazione tecnologica presente a ogni livello. 

Di tutto questo si trova traccia negli articoli che su tale argomento propone questo numero di FareImpresa, compresi appunto gli esiti dell’interessante sondaggio sulle aspirazioni dei nostri giovani, che dimostrano apertura e propensione verso un domani imprenditoriale. 

Esattamente come quei “nuovi artigiani” già in attività che hanno capito, ad esempio, come la crisi energetica possa rappresentare un’opportunità per innovare processi e prodotti, per diventare protagonisti nell’ambito dell’economia circolare, o per portare nuova linfa a quel Made in Italy che esprime la migliore sintesi tra cultura, territori e comunità, proiettando la tradizione nel futuro.



Hanno collaborato a questo numero:
Nicola Carrarini, Erika Faggion, Cristian Farinea, Sandra Fontana, Valter Fabris, Elena Gonzo, Sabrina Nicoli, Matteo Pisanu, Marco Sandonà, Valentino Varotto, Valeria Vicariotto.

Direttore responsabile: Antonio Stefani
In redazione: Valentina Celsan, Stefano Rossi
Contributi multimedia: Corrado Graziano, Nicolò Polato, Federica Vencato
Coordinamento editoriale: Stefano Baroni


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