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I PANIFICATORI ASSOARTIGIANI CHIEDONO AL GOVERNO CHIAREZZA

Anche i panificatori dell’Assoartigiani di Vicenza si dichiarano contrari a ipotesi di serrata perché, accanto alla norma di abrogazione della legge 1002/56, sono state preliminarmente accolte al Senato, nella discussione sul decreto Bersani, alcune richieste avanzate dalla categoria. In particolare sono state introdotte misure a tutela della produzione ed è stato individuato un percorso per identificare i requisiti di qualificazione professionale riguardanti la tutela della salute e dell’igiene sanitaria degli alimenti.Al proposito Ruggero Garlani, presidente regionale Confartigianato e provinciale Assoartigiani dei Panificatori, ricorda che “il possesso di requisiti professionali dovrebbe essere propedeutico all’esercizio delle attività di tutte le imprese di produzione e trasformazione alimentare, a garanzia dei consumatori e della qualità dei prodotti”. I panificatori invitano così Parlamento e Governo, in sede di conversione in legge del Decreto Bersani, a introdurre le necessarie modifiche per superare le turbative della concorrenza e favorire un percorso di qualificazione professionale e di valorizzazione del pane. In ogni caso, per la categoria è necessario l’avvio di un tavolo di confronto per approfondire il tema dei requisiti professionali, o problemi storici quali l’abusivismo.Sull’intenzione del Governo di eliminare divieti o autorizzazioni preventive per il consumo dei prodotti di gastronomia presso gli esercizi commerciali, i panificatori denunciano poi un rischio di discriminazione a danno delle imprese di produzione e trasformazione alimentare, soprattutto quelle di natura artigiana. Al contrario di quanto previsto per gli esercizi commerciali, infatti, le imprese di produzione che vogliano consentire ai clienti di consumare sul posto i loro prodotti resterebbero assoggettate a “divieti” e ad “autorizzazioni preventive”.In pratica le imprese artigiane e le piccole imprese di produzione e trasformazione alimentare (nei settori della pasticceria, gelateria, yogurteria, rosticceria, pizzeria da asporto, gastronomia in genere e panificazione), se intendono consentire ai clienti la sosta e il consumo sul posto del prodotto, sarebbero costrette ancora ad acquisire le prescritte autorizzazioni per la somministrazione di alimenti e bevande, con i connessi oneri amministrativi ed organizzativi. “Questi vincoli – spiega Garlani- sono ingiustificati visto che chiediamo solo la possibilità di avere semplici attrezzature (mensole, sgabelli, sedie, panchine) per permettere al cliente di degustare il prodotto all’interno del locale o nei pressi di esso, senza la prestazione di servizi di somministrazione al tavolo (coperto e stoviglieria)”.