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La disciplina

Le fonti di seguito richiamate sono particolarmente utili per un inquadramento generale della disciplina di “ingeneria naturalistica”:

Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

Regione Lazio. Si vedano in particolare i manuali pratici, pubblicati in collaborazione con l’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica – AIPIN.

Nel Manuale di Ingegneria Naturalistica per le Scuole Secondarie della Regione Lazio  si legge:

L’ingegneria naturalistica è una disciplina tecnica che utilizza le piante vive negli interventi antierosivi, di consolidamento e di rinaturalizzazione, da sole, o in abbinamento con altri materiali (paglia, legno, pietrame, reti metalliche, biostuoie, geotessuti, etc). La presenza delle piante vive diviene così l’elemento qualificante e discriminante di un intervento di IN.

L’ IN si avvale quindi di un insieme di competenze, che coinvolgono diversi ambiti scientifico-tecnici e professionali.

Il tecnico che opera in questo settore possiede una preparazione di base afferente a più discipline scientifiche che, a seconda della complessità del contesto di intervento, si integrano (topografia, geologia, pedologia, idrologia, ecologia, botanica, biologia, ingegneria idraulica, geotecnica e civile, vivaistica e selvicoltura) (ISPRA).

L’ambito di applicazione è vasto, ma l’elemento discriminante rispetto ad altre tecniche similari è l’impiego della componente viva, che comporta un’adeguata conoscenza per la selezione delle specie impiegate e un’idonea manutenzione periodica (sfalcio della copertura erbosa, potatura delle formazioni arboree ed arbustive, ecc.):

L’ambito storico di applicazione di tale disciplina è la prevenzione del dissesto idrogeologico e quindi la materia trova ampia applicazione nelle operazioni di consolidamento, stabilizzazione, idraulica, drenaggio e rinaturalizzazione dei terreni in un’ottica di protezione dall’erosione, di sviluppo di ambienti naturali, nonché di salvaguardia del paesaggio e di mitigazione dell’impatto ambientale al fine anche del reinserimento di luoghi e di infrastrutture. (ISPRA)

Gli interventi di IN si differenziano da quelli tradizionali principalmente per l’impiego delle piante con finalità tecniche e naturalistiche, per cui le analisi stazionali delle aree di intervento vanno effettuate con particolare attenzione alla componente viva (le piante); la sua conoscenza è, infatti, condizione prima del successo dell’intervento che è legato alla crescita delle radici che rinforzano il terreno e dei rami con le foglie che proteggono il suolo dall’erosione delle acque. Per quanto riguarda l’analisi botanica riferita sia alla flora che alla vegetazione si adottano normalmente i principi dell’ecologia vegetale e della fitosociologia, per arrivare alla definizione delle specie e delle tipologie vegetazionali da inserire nell’opera di IN. (Manuale di Ingegneria Naturalistica per le Scuole Secondarie -Regione Lazio)

Le piante utilizzate devono essere:

autoctone, originarie cioè dell’ambiente in cui devono essere inserite;

compatibili con l’ambiente e non dannose alle altre specie naturalmente presenti, nel rispetto di tutto l’ecosistema;

pioniere, ossia capaci di colonizzare e resistere in ambienti non favorevoli e/o sterili;

con specifiche caratteristiche biotecniche (resistenza a trazione delle radici, resistenza alla sommersione e all’inghiaiamento). (ISPRA)

L’impiego delle tecniche di IN presenta quindi dei vantaggi specifici rispetto ad opere analoghe di ingegneria costruttiva, in particolare ecologici, per la più alta compatibilità ambientale e biodiversità, ed economici, per i costi di realizzazione concorrenziali.

RIFERIMENTI STORICI E NORMATIVI

In Italia di Ingegneria Naturalistica si cominciò a parlare intorno alla fine dell’800, quando cioè iniziarono a diffondersi in Europa le tecniche di gestione (manutenzione) forestale. Furono soprattutto i tempi brevi di realizzazione e la relativa economia con cui si lavorava (ad esempio l’uso di materiali naturali reperibili direttamente sul luogo di intervento) che ne garantirono il successo e la rapida diffusione anche in altri ambiti applicativi (…) Negli ultimi anni, in Italia, si è registrata una maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente in generale ed in particolar modo della tutela del paesaggio, con un conseguente incremento nella diffusione delle tecniche di I.N. (ISPRA)

Per quanto riguarda la normativa, è fatto esplicito riferimento all’IN nella LEGGE 18 novembre 1998, n. 415 (modifiche alla legge 11 febbraio 1994, n. 109, e ulteriori disposizioni in materia di lavori pubblici) ed in altri provvedimenti nazionali e regionali. http://www.regione.lazio.it/rl_ingegneria_naturalistica/manuale_versanti/cap_2_2.pdf