Maurizio D’Agostini: quando l’artista è anche artigiano
Lo scultore vicentino Maurizio D’Agostini, le cui opere sono note a livello internazionale, ricorda sempre che, agli inizi della sua attività, c’è stato il periodo in cui lavorava come incisore orafo in un’azienda artigiana.
Quella fu la “palestra” dalla quale spiccò il volo in campo artistico, grazie al suo talento creativo unito a una profonda conoscenza di materiali quali il legno, la pietra, i metalli. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la curiosa storia di una sua “scultura errante” come il personaggio che effigia, ovvero Don Chisciotte, che oggi si può ammirare stabilmente nel foyer del Teatro Comunale di Vicenza. (410)
LA STORIA
D’Agostini, non è un caso che alcune sue opere si possano ammirare anche nella sede provinciale di Confartigianato Vicenza, e del resto la parte “manuale” della sua attività artistica, così come il rapporto con i laboratori che realizzano le fusioni dei suoi modelli, è un elemento che la lega al nostro artigianato. Ma ora le chiediamo di raccontarci la storia del suo Don Chisciotte, che finalmente ha trovato casa…
“È una storia veramente avventurosa. Quei tre metri e ottanta scolpiti in legno di tiglio nel 1988 servirono per una fusione in bronzo commissionatami dalla società immobiliare “Futura Progetti” di Vicenza. La scultura in bronzo venne installata nel 1989 a Vicenza, nel Palazzo Lares, progettato dall’architetto Carlo Moretti. L’opera in legno rimase a me e venne esposta nel 1990 durante una mia retrospettiva agli Archivi Napoleonici, organizzata dal Comune di Vicenza. Successivamente la portai due volte ad Annecy, Alta Savoia francese: nel 1991 a una mostra nelle gallerie del municipio di Seynod, poi nel 1995 alla Galerie Bagnorea e all’Abbaye-de-Tallories. Ritornata nel mio atelier a Costozza di Longare, nel 1997 l’acquistò un mio collezionista, Giuseppe Calgaro, per posizionarla nel salone d’ingresso della sua fabbrica d’oreficeria, la rinomata ditta Balestra di Bassano del Grappa. Lì rimase fino al 2013, data di chiusura della storica ditta”.
E qui comincia un’altra serie di peregrinazioni…
“Già, perché venne venduta come un oggetto qualsiasi, non come opera d’arte, nei capannoni delle aste fallimentari di Costozza nel 2016, a qualche centinaio di metri da casa mia e a mia completa insaputa! Per una somma irrisoria se la aggiudicò il signor Gianni Lago di Padova, il quale, dopo l’acquisto, fece qualche indagine e scoprì che ero io l’autore (come tutti i miei lavori, l’opera era firmata con il monogramma MD). Mi propose di esporla da me per un certo periodo, e io accettai. Dopo un po’ di tempo venne a riprendersela, per metterla in mostra nel municipio di Cittadella. Più tardi, a ottobre-novembre del 2019, l’opera è stata portata nella città di Soave per la Biennale della Scultura, e vi è rimasta fino al 22 gennaio del 2021, giorno in cui è stata riportata nel mio studio, grazie al generoso gesto di un caro amico concittadino, Bruno Rosin, uomo sensibile all’arte e grande estimatore delle mie opere, da tempo residente negli Stati Uniti”.
Prima di raccontare il capitolo finale, vale la pena di ricordare che il soggetto del Don Chisciotte le è stato sempre particolarmente caro…
“Già. Il primo Don Chisciotte che creai risale al 1977, eseguito con due materiali diversi, pietra colombina di Verona e ferro, di 29 centimetri. In quel periodo stavo appunto leggendo il capolavoro di Cervantes e mi era balenata l’idea di formare in qualche modo la figura del ‘cavaliere errante’. Così nacque una piccola scultura, a mio avviso del tutto originale e innovatrice: realizzai la figura del personaggio con un pezzetto di pietra che avevo in studio. La stilizzazione del cavallo, dello scudo e della lancia invece erano in ferro: andai in un piccolo laboratorio di artigiani che mi aiutarono a modellarli. Il secondo Don Chisciotte, del 1982, è in legno di pero, alto cm. 52. Fu acquistato dal professor Vincent Griesser, di Ginevra durante l’esposizione del 1991 alla Maison Visinaud, Centre de Culture a Montreux”.
A proposito del legno di pero, c’è anche un aneddoto…
“Sì: un giorno del 1986 feci visita allo scultore vicentino Giuseppe Giordani, che conoscevo bene perché quand’ero bambino ogni tanto posavo per lui (abitavo dalle sue parti, nei pressi del Parco Querini a Vicenza). In quel periodo stavo scolpendo una figura in marmo, “Il tempio del Due”, ma ero in crisi. Lui era uno specialista del marmo; m’incoraggiò e mi diede degli ottimi consigli che mi furono molto utili anche in seguito. Quel giorno mi regalò un bel pezzo di legno di pero e mi disse: “Se non hai mai scolpito il legno, prova con questo. Libera la tua fantasia, sii te stesso e buona fortuna”. In seguito, ebbi occasione di ringraziarlo molto per quel dono, perché ho sempre pensato che grazie a lui avevo creato una delle opere più importanti e innovative della mia produzione artistica. Successivamente, della seconda versione del Don Chisciotte realizzai anche 8 esemplari in bronzo”.
E intanto arriviamo all’ultimo viaggio del Don Chisciotte creato nel 1988, quello in tiglio.
“Avendo un piccolo ma significativo passato di attore amatoriale, quando da giovane recitavo nella compagnia Gli Istrioni diretta da Otello Cazzola, sono particolarmente contento che il mio cavaliere abbia trovato la sua destinazione definitiva nel foyer del Teatro Comunale di Vicenza. Anche stavolta è stato Bruno Rosin a donarla alla città, e così l’opera è stata recentemente installata nel foyer del teatro, con la calorosa approvazione del presidente della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, Enrico Hüllweck”.
Al proposito, lo stesso presidente Hüllweck ha dichiarato: “Sono particolarmente felice di aver contribuito a far giungere quest’opera al Teatro Comunale di Vicenza per il valore simbolico del soggetto, il cavaliere errante che trova finalmente una casa, un luogo dove venire accolto per un personaggio che è da sempre il simbolo del sogno nell’arte. Ed è compito del teatro far sognare gli spettatori, specialmente in tempi difficili e regalare dei momenti di distensione; ma mi piace anche sottolineare l’universalità del Don Chisciotte, un eroe protagonista suo malgrado che attraversa tutte le arti: dalla letteratura al balletto, dalla musica al teatro: per questo trovo che il nostro Teatro sia davvero il luogo più adatto per questa scultura”.
Dal canto suo Simona Siotto, assessore comunale alla Cultura, ha sottolineato che “la donazione è particolarmente gradita perché manifesta l’affezione di Bruno Rosin per la sua città. Nel rispetto della volontà del donatore, abbiamo deciso di collocare nel foyer del Teatro Comunale la statua in legno del Don Chisciotte che accoglierà i visitatori che frequentano sempre più numerosi questo luogo della cultura vicentina: il teatro che è anche il luogo dove si lotta per gli ideali”.
CHI È MAURIZIO D’AGOSTINI
Nasce a Vicenza il 3 febbraio 1946. Scultore, incisore e pittore. Lavora nel suo atelier a Costozza di Longare. Conoscitore della figura umana che diventa fonte ispiratrice delle sue sculture, indaga nell’esistenza dell’essere umano lavorando sulla vibrante tensione dei corpi che modella giocando su volumi, spazi e richiami classici. Le opere seguono forme ideali che conquistano la critica d’arte contemporanea, e fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private, italiane e straniere. Le opere monumentali sono esposte in luoghi pubblici e spazi privati, in Italia e all’estero.